Dopo qualche controversia si è finalmente chiarito un nodo che sarebbe potuto essere molto significativo nella storia delle policy delle case proprietarie di servizi di digital delivery nei confronti dei clienti, ma che purtroppo si è risolto in un nulla di fatto.
Nell’ambito del rinnovo delle regole dello Steam subscriber agreement, di cui avevamo già parlato precedentemente riguardo la correttezza delle recensioni, è stata notata una variazione pubblicata prontamente da alcune testate come Vg247 e MCV: veniva citata la legge europea per cui gli acquisti effettuati in Europa potevano essere rifondibili senza alcuna giustificazione per 14 giorni dopo l’acquisto. Di primo acchito quindi sembrava che Valve avesse adeguato la propria normativa includendo questo diritto fra quelli dell’utente Steam.Tuttavia, come è stato evidenziato successivamente, è stato ideato un piccolo “trucco” per aggirare la regola.
Come spiegato in un articolo esaustivo da PCGamesN, Valve avrebbe avuto “vita difficile” a differenza dei sellers tradizionali. Infatti questi ultimi, che consegnano prodotti fisici, tendono ad aggirare la legge europea consegnando il prodotto al cliente in ritardo rispetto all’acquisto e così “accorciando” artificialmente i 14 giorni. Valve “consegna” tramite digital delivery, quindi istantaneamente, e non può attuare questo stratagemma.
Ecco quindi la “gabola” ideata da Valve: inserire nelle regole che il fatto di cliccare sul pulsante “Acquista” al checkout del carrello equivale all’accettazione della rinuncia ai diritti EU dei 14 giorni di recesso. In poche parole: se compri da Steam, per portare a termine l’acquisto DEVI rinunciare ai 14 giorni.
La situazione sembra quindi di fatto immutata, a meno che la forza della massa nel caso di eventuali proteste generalizzate spinga Valve ad un cambio di approccio. Questo scenario però, almeno per ora, appare alquanto improbabile.
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