Haiku (俳句): alla scoperta della poesia giapponese

In ambito ludico, quando parliamo di Giappone si pensa subito ai Manga e agli Anime.

Ma il paese del Sol Levante ha da offrire più di quel che possiamo immaginare. La letteratura giapponese, per esempio, è considerata fonte di ispirazione per figli minori come i famosi cartoni animati che tutti conosciamo.

Secoli prima dell’era dei fumetti orientali, infatti, nascevano gli Haiku.
Che cos’è lo Haiku?
Ce lo hanno spiegato, ieri pomeriggio, i ragazzi dell’associazione NipponiCS e Nucleo Kubla Khan durante il seminario che ha visto i rispettivi presidenti, Mayuko Fukakusa e Stefano Luchetta, parlare delle sue origini e della sua evoluzione a contatto con la cultura occidentale.

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L’incontro è iniziato con l’introduzione di Mayuko che ha descritto lo Haiku come componimento poetico nato nel XVII secolo.

Caratterizzato da un’affascinante “istantanea del momento“, si distingue dalle poesie brevi nostrane per la sua struttura a tre versi seguendo uno schema di 5/7/5 more.
Il concetto di “cristallizzazione dell’attimo” e la ricerca costante, da parte degli autori di Haiku, di una massimizzazione della sintesi linguistica sono centrali e rappresentano i tratti più caratteristici di questa tipologia poetica.
L’idea è stata resa più chiara quando Mayuko ha citato qualche esempio di un noto scrittore di Haiku da lei introdotto come il sacro Shiki !
E no… non è un personaggio de I Cavalieri dello zodiaco ma colui che portò gli Haiku da un tipo di linguaggio volgare a un giapponese formale (il corrispondente del nostro Dante Alighieri insomma).

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Poi è stato il turno di Stefano che ci ha riportato all’Occidente citando poeti quali: Kerouac, Riike, Borges. E non sono mancati quelli italiani, pure di un certo calibro e cioè Ungaretti, Sanguinetti e Zanzotto.
Sapevate che anche D’Annunzio era un amante della cultura giapponese?
Si, proprio lui è uno dei diversi fautori che contribuìrono all’entrata dell’Haiku in Italia diventando, tra l’altro, artefice di molte poesie ad esso ispirate. E fu anche colui che introdusse per la prima volta, in Italia, il termine “Harakiri” con il suo romanzo Il Piacere.
Ma proprio qui, Stefano sottolinea la differenza che intercorre tra le due culture e l’influenza subita al momento del transito.
L’Haiku originale è infatti una “cattura del momento” mentre quello occidentale diventa più onirico e di conseguenza “più descrittivo“.
Tratti di entrambi gli elementi, comunque, si possono trovare contemporaneamente in molte poesie.

La serata si è conclusa con la lettura di alcuni Haiku a opera di Lucia Longo, membro del nucleo.

Bene, anche oggi abbiamo imparato qualcosa di nuovo!
Se volete leggere Haiku veri e propri, se siete appassionati di poesia, vi consiglio di visitare il sito del Nucleo Kubla Khan premendo questo LINK (dove a breve troverete la relazione sul seminario).
Non dimenticate di seguire la pagina facebook dell’associazione NipponiCS su questo BOTTONE per non perdere l’occasione di partecipare a uno di questi magnifici eventi.

Se invece volete imparare di più sugli Haiku, ho qui un sito che ho scoperto da poco…
E’ fenomenale, si trova veramente di tutto:
SITO DOVE SI TROVA DI TUTTO

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Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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