*indossa gli occhiali da professore*
Per chi avesse vissuto sotto un sasso negli ultimi tempi, ultimamente è stata presentata alla Camera Dei Deputati la Dichiarazione dei diritti in Internet, frutto del lavoro di un anno di un’apposita commissione.
La potete leggere e/o scaricare a questo link
E’ in effetti una delle poche opere legislative all’avanguardia nel mondo che potrebbe darci un momento di lustro nel mondo della Rete dopo certe recenti figuracce nei confronti dei colleghi europei che ci hanno umiliato più che a sufficienza.
Del resto non stupisce che l’Italia eccella nel fare ciò che sa fare meglio: legificare e redarre scartoffie. Ma in questo caso forse qualcosa di buono è venuto fuori, riguardo a varie tematiche.
Vi sono infatti punti notevoli che segnano un passo importante nella storia della legislazione e riguardano precisi temi di punta ultimamente, e mi permetto di segnalarli:
- L’accesso ad Internet è un diritto fondamentale della persona (articolo 2 comma 1)
- Net neutrality: Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità. I dati trasmessi e ricevuti in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze (articolo 4 comma 1). Questa sembra una risposta europea (anticipata) al sempre più attuale argomento della Rete a due velocità che, mentre è stato totalmente (e colpevolmente) ignorato dai media di un’Europa che però sta decidendo a riguardo, negli Stati Uniti ha creato movimenti di popolo e battaglie legali.
- Ruolo delle istituzioni e digital divide: Lo Stato si assume ufficialmente il compito di colmare il digital divide garantendo una larghezza di banda in linea con la media europea (articolo 2 comma 5) e si fa compito di diffondere conoscenza e cultura in Rete. In più, oltre a farne veicolo di conoscenza, lo Stato si impegna ad insegnare l uso corretto di Internet ai cittadini, particolarmente ai più giovani (articolo 3). Anche questa , posto che è solo sulla carta, è un’ottima notizia che fa fronte ad una situazione ben poco incoraggiante, e che sembra avere riscontro con altre notizie passate in questo periodo per i giornali ed i telegiornali.
- Oblio e conservazione dei dati: se ne occupano l’ articolo 6 comma 2 e l’ intero articolo 11, che stabiliscono linee guida e principi di conservazione dei dati, nonchè il diritto del cittadino ad essere dimenticato. Finalmente una legge che gestisce e garantisce il principio fondamentale di combattere la persistenza molesta dei dati nela rete. L’ unico ostacolo al diritto di cancellare definitivamente le tracce di sè dalla Rete è un altro diritto: quello all informazione del pubblico. Comunque è rilevante il fatto che la discrezionalità sulla decisione riguardante il caso singolo qualora si verifichi un conflitto fra i due diritti non spetti alle singole aziende tramite dedicate policy aziendali ma sia gestita dallo statalmente. L’ articolo 9 comma 3 fa un passo ulteriore e stabilisce che l’utente possa “dire la propria” anche sui processi algoritmici basati sul proprio profilo, cioè le informazioni estratte dai propri dati personali che le aziende rivendono a fini commerciali. Insomma un “diritto a non essere studiati“. Ancora più rivoluzionario l articolo 10 comma 1 che di fatto garantisce l’anonimato come mezzo di libertà.
Insomma buone novità che potrebbero avere effetti positivi sulla nostra esperienza di utenti e di nerd. E’ pur vero che anche se scripta manent, molte opere o iniziative in Italia sono rimaste sulla carta senza alcuna conseguenza pratica. Prima di cantare vittoria e di urlare al miracolo, quindi, ci vuole un pò di cautela e circospezione. Ci auguriamo però che anche solo dal punto di vista legislativo, quello italiano sia un esempio che faccia scuola. Un corpus legislativo che tratti del mondo digitale, che ormai fa parte in modo rilevante della quotidianità delle persone, era ed è assolutamente necessario.
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