Quando abbiamo parlato degli Emmy, abbiamo fatto un accenno a una cosa sfuggita alla maggioranza ma che noi abbiamo giustamente sottolineato: la vittoria di un premio per una serie tv prodotta da Amazon. La cosa è importante, dicevamo allora, perché porta un nuovo giocatore nella produzione di contenuti seriali. E a quanto apre, Amazon ci ha preso gusto, perché ha deciso di trasporre in serie tv un romanzo assai importante nella fantascienza moderna: La svastica sul sole di Philip K. Dick.
Della serie tv – che riprende il titolo originale del libro, The man in the high castle – ci occuperemo più avanti, ma per avere un quadro generale della situazione in essa narrata è il caso di dare uno sguardo all’opera originale.
Sì tratta del più classico caso di ucronia, ovvero dove si immagina una storia diversa da come realmente è andata: nella storia di Dick, le potenze dell’Asse (Germania, Giappone e Italia) hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e le due superpotenze – quella tedesca e quella nipponica – si sono divise il mondo, in modo del tutto analogo a quello che è successo nella nostra linea temporale fra USA e URSS. Singolare è il destino degli Stati Uniti, che qui hanno subito la sorte che nella realtà è toccata alla Germania: sono stati smembrati e divisi in aree di influenza e di occupazione fra Giappone e Germania: il Grande Reich Tedesco ha occupato la costa orientale, il Giappone controlla invece gli Stati Americani del Pacifico; tutto ciò che rimane dei vecchi USA sono gli Stati delle Montagne Rocciose, col solo scopo di fare da cuscinetto fra le due superpotenze. Anche il tipo di occupazione è diverso: la Germania controlla rigidamente le libertà individuali (modello che nella realtà era quello dell’URSS) mentre i giapponesi si sono conquistati la fiducia della popolazione infiltrando lentamente la loro cultura (come hanno fatto gli Stati Uniti).
Si ringrazia Wikipedia per l’immagine esplicativaIn questo scenario si muovono le storie dei personaggi, che arriveranno ad incrociarsi nel momento culminante finale: c’è Frank Frink, orafo ebreo che ha modificato il suo cognome (prima si chiamava Fink… che fantasia) e in fuga dai nazisti; la sua ex moglie Juliana, istruttrice di judo che intraprende una fugace relazione con il camionista italiano Joe Cinnadella; Robert Childan, antiquario che vende ai collezionisti giapponesi; Nobosuke Tagomi, alto funzionario giapponese negli stati del Pacifico che ha l’incarico di incontrare il signor Baynes, che si presenta come imprenditore svedese in missione commerciale, ma che in realtà…
Centrale nella storia è un libro, “La cavalletta non si alzerà più” dello scrittore Hawthorne Abendsen. È lui “l’uomo nell’alto castello” del titolo originario del libro (come detto, appunto, The man in the high castle), che tutti cercano di raggiungere ma che nessuno riesce a incontrare. Questo è il colpo di genio di P. K. Dick: nel suo romanzo ucronico inserisce un romanzo ucronico (se lo guardiamo dalla storia vissuta dai personaggi) che racconta la storia della guerra com’è andata veramente (per noi). In questo libro di Abendsen sono gli Stati Uniti e l’URSS ad aver vinto la guerra e di fatto presenta il mondo come lo conosciamo noi. È un capovolgimento di realtà che aiuta ancor meglio il lettore a inserirsi nella narrazione, perché ci concede qualcosa di familiare ma nello stesso tempo crea anche un maggiore effetto di straniamento che ci costringe a immergerci nella vicenda per poterne venire a capo.
Il Grande Fratello di 1984Abbiamo quindi fra le mani, come dicevamo, il classico esempio di ucronia, di una storia andata diversamente da come la conosciamo. L’accostamento con 1984 di George Orwell viene automatico, anche per via dell’inserimento nella trama di un pseudobiblion (come dicono quelli bravi), ovvero di un libro fittizio che ha grande importanza per i protagonisti – Teoria e prassi del collettivismo oligarchico in 1984, La cavalletta per La svastica sul sole.
Si tratta, concludendo, di un classico di Dick, uno dei suoi migliori romanzi. Il mondo ricreato è assai credibile, così come le storie in esso narrate. È la fantascienza dello scrittore di Chicago: non è il mondo luminoso e pieno di speranza che traspare dalla fantascienza classica, quella segnata da Isaac Asimov. È un mondo immaginario ben peggiore del nostro, ma di fatto sempre possibile: è una fantascienza che è un campanello d’allarme, per tenerci in guardia e far sì che il futuro sia sempre meglio di quello qui immaginato.
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