Non è passato molto tempo da quando abbiamo parlato di disastri ambientali che eccoci di nuovo ad affrontare questo problematico tema.
Ancora una volta, la Calabria soffre le tipiche piogge torrenziali di questo periodo.
Fortunatamente, negli ultimi giorni la situazione si è acquietata ma il passaggio del mal tempo non ha fatto sconti, lasciando il segno e creando disagi in gran parte della regione.
Ecco le conseguenze dei temporali finora:
- Nella Locride, l’esondazione del torrente Bruzzano ha cancellato una porzione di costa. Decine di metri di strada risultano disastrati e un tratto della Statale Jonica divorato.
- Taurianova ha visto il verificarsi di una delle vicende più drammatiche, dove la piena di un torrente ha trascinato con sé un 43enne il cui corpo è stato ritrovato solo giorni dopo.
- Siderno e Caulonia in ginocchio, invece, con il lungomare distrutto dalle onde mentre la Protezione civile ha disposto, per precauzione, lo sgombero di alcune abitazioni con affaccio sulla spiaggia.
- La piena del torrente Pettogallico, a Reggio Calabria, ha creato gravi danni alla condotta idrica comunale. Per questo motivo si sono verificati disagi nell’erogazione idrica nelle zone di Villa San Giuseppe, Modenelle, Arghillà e Pettogallico. Intanto, perde la vita un giovane di 25 anni, dopo essere stato colpito da un palo.
- Come se non bastasse, disagi e problemi anche nella Sicilia orientale con Catania, Siracusa e Ragusa Off-limits a causa di frane (chiusa anche la Sp2 che collega l’autostrada alla zona di Enna).
(Foto scattate a Taurianova. Il torrente esondato che ha tolto la vita a Salvatore Comandè, di 43 anni, trascinandolo nella piena mentre attraversava un pontino insieme alla figlia 17enne, salvata dalla furia delle acque da alcuni passanti. Fonte immagini: Approdonews.it )
Come è noto, non è la prima volta che il nostro territorio viene messo a dura prova da fenomeni atmosferici.
Basti pensare all’alluvione di Catanzaro avvenuto a novembre di due anni fa.
Oppure, andando più indietro nel tempo, alla tempesta che ha colpito Reggio Calabria nel 2010 (ottobre).
Per non parlare dei recentissimi temporali che hanno creato analoga situazione a Corigliano (agosto 2015).
Anche se con i moderni mezzi di comunicazione si dispone di un tempo utile maggiore (affinché i cittadini vengano avvertiti), l’arrivo delle piogge autunnali ci mette in ginocchio quasi tutti gli anni e nelle aree di maggior sviluppo urbano. Non è un caso.
Cosi si può fare allora per minimizzare il rischio?
A questo punto ci si rende conto che il problema non è semplicemente scatenato da Madre Natura ma che è incentivato da una combinazione di elementi presenti nel nostro territorio tra cui l’incuria dell’uomo. Fattori che interagendo con la realtà burocratica del paese, impediscono un intervento rapido e facilmente risolutivo.
In sintesi, queste componenti di discussione sono:
- l’abusivismo edilizio
- l’urbanizzazione non adeguata (ed eccessiva)
- il trasferimento della popolazione dalle montagne verso la costa
Proprio per contrastare questi inneschi di potenziali disastri, l’Ordine dei Geologi della Calabria, aveva proposto, esattamente un anno fa, un decalogo dedicato alla prevenzione del rischio idrogeologico.
Tra i quali, nel documento si chiedeva alla politica:
- l’emanazione di una legge regionale organica sui rischi geologici
- l’istituzione dell’Ufficio Geologico Regionale
- la piena attuazione dei Presidi Territoriali Idrogeologici Permanenti
- la realizzazione di un unico “Geoportale regionale dei dati territoriali”
- il potenziamento della dotazione tecnica dell’Autorità di Bacino regionale
- l’istituzione del “fascicolo del fabbricato”
- l’aggiornamento e l’approfondimento di dettagli del “Piano di tutela delle acque”
- l’attuazione piena delle leggi sismica e urbanistica
Tutto materiale su cui, però, il presidente dell’ordine regionale, Francesco Fragale, ha spiegato:<<non abbiamo avuto riscontro>>.
<<Il problema del rischio idrogeologico è serio. Sappiamo bene ormai che esso, non soltanto espone a rischio l’incolumità pubblica, ma mette in ginocchio anche le economie locali che in Calabria sono già notoriamente povere>>. Lo sostiene l’ordine dei geologi in una nota stampa.
<<Contro il rischio idrogeologico è necessario intervenire concretamente e con urgenza. Sino ad oggi le istanze dell’Ordine sono stata accolte soltanto nella teoria. Forse un primo segnale dell’avvio di attività concrete da parte del Governo regionale è rappresentata dall’istituzione dell’UOA Protezione Civile regionale, deputata anche a mettere ordine e coordinare tutte le altre strutture regionali e sub-regionali in materia di difesa del suolo e rischio sismico; ma il lavoro da fare è davvero tanto e non c’è tempo da perdere, come dimostrano le criticità che stanno accadendo>>.
Tra le nubi, allora, scorge un raggio di sole rappresentato dalla recente istituzione dell’UAO Protezione Civile regionale che da poco tempo all’attivo ha raggiunto già un importante risultato cioè quello di rimettere in sesto la linea ferroviaria jonica in soli 9 giorni, un record se pensiamo alle tempistiche a cui siamo abituati in Calabria.
E proprio con colui che è stato nominato a capo di tale UOA, ovvero il geologo Carlo Tansi, abbiamo avuto il piacere di parlare per capire meglio cosa sta succedendo.
- Che problemi, a livello geologico, presenta il nostro terreno?
La storia geologica del terreno calabrese risale a un’era lontana milioni di anni.
La Calabria raggiunge la sua posizione attuale spinta dalle placche tettoniche dell’Africa e dell’Europa, in un percorso geologico che l’ha sottoposta a numerose fratture.
Basti pensare alle faglie che caratterizzano la regione, rendendola notoriamente una zona ad alto rischio sismico. Caratteristica che si riflette anche sulla qualità molto scadente degli stessi terreni e predisponendoli quindi a frane.
Oltre al fattore geologico abbiamo anche quello geomorfologico. La Calabria è formata da quasi mille piccoli bacini. A differenza del bacino del Po o di altri grandi bacini del nord, noi ne abbiamo una miriade e di conseguenza quando piovono ingenti quantitativi di acqua, questi bacini si saturano e danno origine a fenomeni franosi (a monte) e a fenomeni alluvionali (a valle). Chiaramente è difficile allertare, abbiamo solo un’allerta meteorologica che ci avverte con qualche giorno d’anticipo dell’arrivo di forti perturbazioni. Questi sistemi hanno funzionato molto bene nelle ultime occasioni, sia nell’evento di Rossano-Corigliano, sia in quello della Locride.
Si parla, dunque, di terreni predisposti a frane e con tanti piccoli bacini che si saturano immediatamente, ma a tutto questo si somma, però, la mano dell’uomo.
Normalmente, in un contesto non critico, i fenomeni franosi sono del tutto naturali. Senza di essi non avremmo le nostre bellissime spiagge, è un ciclo armonico che prevede la distribuzione di materiale dai monti alle valli. Il disastro avviene, paradossalmente, solo in zone circoscritte dove, in realtà, non dovrebbero esserci persone.
- Il disastro grava anche sulle responsabilità dell’uomo?
Il problema si pone quando l’uomo va a costruire e a realizzare interventi abusivi, quindi edifici (quasi 135 mila abusivi a cui si aggiunge, oltre a quello idrogeologico, anche il rischio sismico), dove abbiamo anche molte case e strutture realizzate in aree R3 e R4 con tanto di permesso. Qui c’è la responsabilità di molti sindaci e di uffici sia provinciali che regionali, preposti a rilasciare i permessi di costruire. E’ tutto un sistema che dev’essere rivisto.
La mano dell’uomo si va a manifestare anche in altri modi, per esempio, in quello che riguarda la qualità delle realizzazioni.
A Bruzzano hanno pensato di affiancare un ponte di cemento armato a un ponte realizzato negli anni 30′ con lo scopo di aumentare la larghezza della carreggiata. In occasione delle recenti piogge, il vecchio ponte che aveva retto ad alluvioni storiche come quella del 50′ e quella del 70′, ha resistito perfettamente all’evento mentre quello nuovo è stato danneggiato ed è collassato.
Prima si progettava in modo adeguato e con coscienza, adesso si progettano interventi anche importanti ma in modo superficiale e inadeguato.
Abbiamo tanti altri casi di cattiva gestione del territorio.
Voglio comunque dare un messaggio positivo; sono piovuti quasi 740 ml di pioggia. Più della metà della pioggia che cade in tutto l’anno. In altre regioni, questi quantitativi hanno fatto decine di morti.
Speranzosa, dunque, è la Calabria verso l’affermazione di un’infrastruttura veramente adeguata contro il rischio alluvioni.
Ma per far si che ciò avvenga, come al solito, ci sarà bisogno di partecipazione collettiva e tanti dibattiti.
Condividete queste informazioni e fateci sapere cosa ne pensate.
Fonte notizie:
Le richieste dell’Ordine dei Geologi della Calabria
Nota stampa dell’Ordine Geologi calabresi
Miracolosa riparazione della ferrovia jonica in 9 giorni
Edifici costruiti in zone a rischio idrogeologico R3 e R4 (edificazione vietata per legge)
160 comuni calabresi danno consenso a edificazione su aree vincolate dal Piano di assetto idrogeologico
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