Quaranta anni fa, l’otto febbraio del 1976, usciva nelle sale americane il film cult “Taxi Driver” del regista Martin Scorzese.
Un giovanissimo Robert De Niro ed un’ancor più giovane Jodie Foster, interpretavano la storia di Travis Bickle, ventiseienne alienato e depresso, reduce del vietman e tassista notturno, ed Iris, la giovane prostituta che una notte sale sul taxi di Travis cercando di scappare dal suo protettore.
Il successo commerciale è immediato. La critica si divide.
A Scorzese fu letteralmente imposto di sfumare i colori della pellicola per evitare il forte impatto del sangue nelle scene violente. Il regista si disse in seguito soddisfatto dell’effetto che questa modifica ebbe sulla pellicola e, ad oggi, non esiste nessuna copia con i colori originali del film. Nonostante la critica alle scene eccessivamente violente, molti riconobbero che il film fu il primo a parlare, seppur indirettamente, del disturbo post-traumatico e dell’impatto che la guerra del Vietnam aveva avuto sui reduci.
Tante le curiosità su questa pellicola: la Foster fu sostituita da sua sorella diciannovenne in alcune scene, De Niro prese davvero la patente per il taxi e ne guidò uno per le strade di NY. E Scorzese dovette sostituire un attore che non si presentò in seguito a un incidente.
Nonostante le candidature, il film non vinse alcun oscar (che quell’anno andarono a “Rocky”) ma fu premiato con la Palma d’oro al 29° Festival di Cannes.
Nel 1994 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e nel 2008 fu inserito al 52° posto tra i migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
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