Meme e Internet: madre costretta a difendere figlio disabile

AliceAnn, madre di 3 figli tra cui uno disabile di 4 anni, è costretta a dar battaglia all'insensibile popolo del web a causa di un "meme" molto crudele

AliceAnn Meyer (San Antonio, Texas), sta combattendo una vera e proprie crociata nei confronti di un meme diventato virale e che deride l’aspetto di suo figlio, Jameson, un bambino di 4 anni nato con la Sindrome di Pfeiffer – rara malattia genetica che ha impedito alla sua testa e al suo viso di svilupparsi normalmente.

Il meme è stato creato con una fotografia sottratta all’album del blog di AliceAnn, da lei inteso come un modo per condividere con familiari e amici aggiornamenti circa le condizioni salutari di Jameson.

meme jameson
Jameson! :D

La signora Meyer afferma di essersi sentita distrutta dopo la scoperta del meme che stando alle dichiarazioni di chi ha potuto visualizzarlo, comparava suo figlio a un carlino. Ma al tempo stesso sapeva che avrebbe dovuto prendere provvedimenti.

Così inizia la sua campagna anti-meme, segnalando ogni versione alterata dell’immagine che avrebbe potuto trovare e, successivamente, scrivendo un post di sensibilizzazione sul suo blog in modo che altri possano imparare dall’esperienza da lei subita.

“Esattamente una settimana fa, ho passato il mio sabato litigando con un individuo affinché rimuovesse la foto di mio figlio dalla sua pagina Facebook dove ha ricevuto 5000 volte like ed è stata condivisa circa 3000,” scrive la signora Alice nel suo post.

“Non è stato affatto facile e ho dovuto inviare centinaia, anzi, forse migliaia di rapporti, mentre un esercito di persone mi dava contro.”

“Se proprio pensate che dobbiate ridere e condividere questo meme, allora, almeno siate consapevoli di cosa state ridendo. Quindi, a tutti quelli che hanno “LOLLATO”, condiviso e pubblicato quel meme, lasciate che vi introduca il bambino che trovate così divertente. Il suo nome è Jameson. Esiste davvero ed è nato con la Sindrome di Pfeiffer.”

Presso un’intervista al programma statunitense Today, la madre di James afferma di aver vissuto una vera battaglia non-stop per l’eliminazione del meme, siccome per ogni immagine rimossa ne compariva un’altra.

“Mi è stato detto che non avrei dovuto pubblicare immagini di mio figlio se non avessi voluto che ciò accadesse,” Dice la signora.

“Mi rifiuto di accettarlo. Mio figlio non dovrebbe vivere in modo diverso dagli altri semplicemente a causa delle sue apparenze, nessun bambino dovrebbe. Vorrei che ci fossero più garanzie tutelari per i nostri bambini in circostanze come queste.”

AliceAnn racconta a ABC News che nonostante Jameson accusi un ritardo nello sviluppo del linguaggio e una perdita delle capacità uditive, “neurologicamente è al 100% normale” e si comporta come qualsiasi altro bambino di 4 anni.

meme Jameson
Un meme di risposta a quello “cattivo”, fatto da uno dei sostenitori di Jameson :)

Anche se scoraggiata dall’accoglienza riscossa da quel meme molto crudele, la signora Meyer afferma di aver ricevuto anche molta solidarietà e supporto dai social media, specialmente su Facebook.

meme jameson
James e i suoi due fratellini :D

“Opporsi insieme e diffondere coscienza su come trattare gli altri con gentilezza, significa molto. Nessuno ha il diritto di prendere una vostra foto e usarla per umiliare i tuoi figli… Solo perchè appartiene a Internet, non lo rende legittimo.
Spero che le persone che abbiano letto il post s’informino su cosa è la sindrome di Pfeiffer… E spero che inizino a pensarci due volte prima di condividere qualcosa online.
Anche qualora dovesse trattarsi di un meme con un bambino normale e senza deformità fisiche, quel bambino è pur sempre un bambino.”

Davanti all’accaduto, non possiamo fare altro che indignarci. Ci sembrerà una reazione giusta e soprattutto normale, ma riflettendo un po’ più da vicino scopriremo come tante volte potremmo esserci resi colpevoli di un utilizzo sconsiderato dei nostri “mezzi del web”.
I meme sono alla portata di chiunque sappia utilizzare un PC, non richiedono delle elevate competenze informatiche e sono spesso “prodotti” da persone che potrebbero nutrire dei risentimenti verso qualcuno o qualcosa.
Azionare il cervello prima di premere sul bottoncino di condivisione, come suggerito appunto da Alice, sarebbe la cosa più giusta da fare anche se ciò dovesse impedirci di fare un paio di sorrisi con i nostri amici.
Come al solito, non è la tecnologia a essere dannosa ma l’utilizzo che se ne fa.
Inutile lamentarsi della sporcizia presente nell’Internet quando siamo i primi a contribuire alla sua diffusione.

Adesso lo sapete. Buon fine settimana ;)

Fonti notizia:
Post di AliceAnn sul blog JamesonJourney (Il viaggio di Jameson)
Articolo di Today sul caso di AliceAnn
Articolo di ABC News

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Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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