E’ comparso un interessantissimo servizio di Milena Gabanelli sulle pagine de Il Corriere. Si parla di come guadagnare con Youtube, sia quasi impossibile. Si parla di cifre e di stime non particolarmente esaltanti e di come possano rovinare le aspettative di molti “wannabe” che desiderano diventare i nuovi Pewdipie di turno.
Dato che Google non rivela i numeri, l’argomento si basa su una ricerca che è stata effettuata all’Università di Offenburg, in Germania, in cui si afferma che il 97% degli utenti totali della piattaforma, non percepisce un’entrata che sia considerabile tale.
Il restante 2% degli utenti in esame, dimostra di incassare all’incirca 17 mila dollari all’anno su 1,4 milioni di visite al mese, mostrando un dato abbastanza preoccupante su questo fenomeno: non basta registrare numeri da capogiro per superare la soglia di povertà.
Solo l’1%, infine, che ottiene tra i 2 e i 42 milioni di visualizzazioni ogni mese, è la microscopica fetta di successo dell’intero palcoscenico.
L’autore della ricerca, il professore di scienze applicate presso la Offenburg, Mathias Bartls, afferma:
avere successo nella nuova Hollywood è difficile quanto in quella vecchia.
Mentre la Gabanelli, nel suo articolo, sostiene senza troppi peli sulla lingua che:
puoi avere mezzo milione di follower su YouTube, ma essere costretto a lavorare da McDonald’s per mantenerti.
Guadagnare con Youtube: come e quanto
Le visualizzazioni sono solo una minuscola proporzione degli introiti ricavabili dai video. La pubblicità che compare durante i filmati, genera indicativamente 1 dollaro ogni 1000 visualizzazioni. Inoltre, questo dato è solo speculativo siccome il ricavo può essere diverso a seconda di una serie di variabili.
Molti utenti, infatti, non guardano la pubblicità e interrompono la sessione prima che questa termini con successo. E non solo, esistono una miriade di software che bloccano la riproduzioni delle cosiddette ads. Elementi che ci proiettano davanti a una realtà ben più pessimistica.
Come si fanno i soldi sul web?
Una nota, non esattamente dolente, arriva invece a farci riflettere sul reale successo delle web-star. Secondo lo studio, infatti, Internet sarebbe un ottimo modo di proiettare i riflettori sulla propria figura o sul proprio brand ma poi bisognerebbe sapersi conformare alle richieste di sponsorizzazioni e ad altre iniziative di natura commerciale – votate alla conversione in soldi del proprio bacino di utenze.
Gli esempi proposti dalla Gabanelli sono chiari a concisi; Sofia Viscardi viene citata per le sue partecipazioni televisive mentre Favij è l’esempio più calzante in merito allo sviluppo di un merchandize – dato che ha da poco raggiunto il primo posto nella classifica della narrativa italiana con un romanzo fantasy, The Cage, che porta la sua firma.
L’algoritmo di Youtube è in costante mutamento
Non è una sorpresa se si afferma che Youtube stessa voglia cavalcare l’onda del suo successo allettando i creatori di contenuti a guadagnare di più. L’esistenza stessa di programmi di sponsorizzazione a pagamento è una doppia vittoria per questa economia dato che permette di migliorare sia la visibilità degli utenti, sia gli introiti della società californiana.
La situazione è incentivata ulteriormente dall’algoritmo della piattaforma; nel 2006, il 3% dei canali più gettonati otteneva il 65% circa delle visualizzazione totali del portale. Dieci anni dopo, la stima tocca il 90% del traffico lordo. In parole povere, la piattaforma ha modificato l’algoritmo per far circolare i contenuti “migliori” e dunque, penalizzare i restanti.
Di recente, sono stati dichiarati dei requisiti minimi fondamentali per poter richiedere la partnership in cui si prevede che ogni canale abbia almeno 1000 iscritti e 4000 ore di visualizzazioni all’attivo nell’arco degli ultimi 12 mesi. Tutti elementi che non semplificano di certo la strada verso il successo.
Chi vince al gioco di Youtube? guadagnare con youtube
I vittoriosi sono veramente pochi, una minoranza. Ma non tutte le statistiche sono da vedere in un’ottica pessimistica. Il 3% di quei canali che hanno raggiunto obiettivi economici rilevanti, rimane costante ma comprende una popolazione sempre più alta rispetto ad epoche precedenti.
Questo non significa che la chiave per la ricchezza sia dietro l’angolo per tutti ma anzi, che la strada per poter lavorare in questo ambito è costellata da tanto impegno e sacrifici. Come per tutti i mestieri, anche l’aspirazione a diventare un Youtuber richiede tanta dedizione e una quantità notevole di investimento del proprio tempo (forse un po’ meno dei propri soldi, una delle poche buone notizie).
L’invito è dunque, non quello di smettere di sognare, perché di sognare non è mai morto nessuno, ma di non valutare questa strada con la pretesa che basti avere un po’ di ingegno per riuscire in un mondo che necessita tante professionalità che dal lato dello spettatore, troppo spesso, non vengono rilevate e ancor peggio, neanche riconosciute.
Guadagnare con Youtube non è impossibile ma bisogna saperlo fare. Questo significa sviluppare determinate abilità che comprendono un raggio di competenze molto esteso che molte volte si discosta dalla semplice realizzazione di video.
Fare lo Youtuber è un po’ come fare il musicista; puoi saper suonare la batteria ma se non sai vendere i tuoi brani, rimarrai relativamente fermo al punto di partenza.
Qui entra in gioco un altro importante aspetto, ovvero che lo sviluppo di specifiche capacità può creare altre diramazioni – oltre al desiderio di diventare una super celebrità – e non è una novità che un youtuber inizi a lavorare per canali più famosi dopo essersi dimostrato un abile utilizzatore dei software di montaggio video.
L’economia di questo settore è, a mio avviso, ancora da valutare. Troppe variabili, in un’insieme eccessivamente complesso per tirare le somme tra vincitori e vinti. Ma una cosa è certa: chi vince sempre è proprio YouTube. Cioè Google. Cioè un fatturato nell’ultimo anno di 100 miliardi di dollari. Vale la pena scommettere su questo mercato? In bocca al lupo per ogni vostra eventuale decisione!
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