Una delle caratteristiche dei grandi romanzi e dei grandi scrittori, è il fatto di essere in grado di comunicare sempre qualcosa a chiunque.
Non potremmo quindi che definire “grande” Emily Bronte, la scrittrice inglese che lo scorso 31 luglio ha compiuto la rispettabilissima età di 200 anni e che ancora oggi, sa affascinarci, grazie al romanzo per cui è nota: “Wuthering Heights”, in italiano “Cime Tempestose”.
Si tratta di una storia oscura, caratterizzata dai temi tipici del Romanticismo inglese: l’amore e le convenzioni sociali, la vendetta e la passione, con una nota gotica che non fa mai male.
Cime Tempestose, la sinossi
Heathcliff, il protagonista, è un orfano che viene accolto nella casa di un ricco signore, che lo adotta e lo cresce come un figlio insieme agli altri due figli legittimi. Tra la figlia femmina, Catherine, e Heathcliff, si crea un’intesa che non tarda a trasformarsi in amore (non l’avreste mai detto, eh?). Catherine però conosce il figlio di un vicino di casa, a sua volta benestante, e lascia Heathcliff per sposarlo. Anche qui, niente di nuovo sotto il sole. Heathcliff lascia Cime Tempestose (che è un posto, per quanto non sia il nome più accattivante che si possa dare a una casa), per ritornarci dopo tanto tempo, e non esita a giocare con la vita delle persone che vi abitano, pur di portare a termine la sua vendetta.
A rendere il tutto più interessante, c’è il gioco di flashback, racconti e appunti attraverso i quali noi veniamo a conoscere la storia, che la buona Emily riesce a giostrare con il tocco di un regista consumato. Roba che “Inception” spostati proprio. Inoltre, la presenza di un fantasma dà al racconto il famoso sapore gotico. Del resto, protagonista incontrastata della narrazione è lei, la sconfinata brughiera inglese. Nebbia perenne, distese sconfinate d’erba, qualche roccia qua e là. In un posto del genere, come fai a non metterci un fantasma?
Chi era Emily Bronte?
Sicuramente la storia non brilla per verosimiglianza, ma presuppone una certa conoscenza della natura umana, indispensabile per creare personaggi come quelli che incontriamo tra le pagine del romanzo. Si tratta di personaggi complessi, in cui convivono, in un perfetto mix, vizi e virtù, che li rendono non personaggi piatti di un romanzo, ma persone in carne ossa, reali. Ci si aspetterebbe, da una donna capace di scrivere con questa profondità, che abbia avuto una vita intensa, magari avventurosa.
Emily Bronte nasce in un piccolo paese dell’Inghilterra, in una famiglia con sei figli. La sua sarà una vita non facile: due dei suoi fratelli moriranno da piccoli, passerà diverso tempo a studiare in un collegio insalubre, da dove il padre la ritirerà dopo la morte di due delle sue sorelle. Ma quel periodo passato in un ambiente tanto malsano basterà a minare la sua salute per sempre.
Insieme ai suoi fratelli, dedica molto tempo alla scrittura. Per un periodo Emily lavora come istitutrice, poi si trasferisce in Belgio a studiare le lingue. E per quanto i suoi ritmi siano pesanti e intensi, continua a scrivere poesie e storie. Sarà la sorella Charlotte a trovare queste poesie e a convincerla a pubblicarle, sotto uno pseudonimo maschile, perchè l’Inghilterra della prima metà dell’Ottocento non brillava esattamente per politiche di pari opportunità.
Emily morirà poco dopo, a soli 30 anni, per il peggioramento di quella forma di tubercolosi contratta da ragazzina.
Non sappiamo nulla della sua vita privata, se sia stata innamorata. Sappiamo che ha saputo raccontare l’amore con una complessità e un realismo senza precedenti.
E se anche voi siete di quelli che hanno odiato “Wuthering Heights” perchè lo hanno incontrato nell’ora di letteratura inglese, beh, fatevi un regalo e provate a rileggerlo. Avrà qualcosa di inaspettato da dirvi.
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