Può nel mondo di oggi un libro del 1953 parlare ancora? Se quel libro è Fahrenheit 451, la risposta è sì. Questo romanzo è un vero e proprio monito letterario che coniuga una serie di temi senza tempo come la censura, l’indipendenza e la necessità di pensare con la propria testa e l’amore per i libri, vero protagonista del racconto.
Attraverso un romanzo di fantascienza, che parla molto di sociologia, Ray Bradbury descrive il suo mondo desolato, autoritario, attaccato maniacalmente alla tecnologia e privato della gioia di possedere libri.
Il nostro protagonista, Guy Montag, è un pompiere, ma il suo lavoro non consiste nello spegnere incendi, bensì nell’appiccarli. In questi roghi a bruciare sono libri, pagine e pagine di cultura e conoscenza, troppo scomoda per un regime che ricorda tanto i totalitarismi del Novecento, in cui leggere o possedere libri è visto come un atto di protesta, di ribellione. Le persone vivono in delle abitazioni che hanno al posto delle pareti enormi schermi, con trasmissioni televisive che assuefanno le menti dei cittadini.
La trama di Fahrenheit 451
La storia di Montag è però quella di un uomo a servizio di questo governo scellerato, ma che inizia pian piano a chiedersi quale sia il vero motivo per cui uomini e donne preferiscano veder distrutta la loro vita piuttosto che rinunciare a dei semplici malloppi di carta. Quindi inizia a salvare alcuni libri e a leggerli, e ciò gli renderà sempre più chiara la sua esistenza.
A quei 451 gradi fahrenheit non si dissolve solo la carta, ma anche vite, pensieri, idee ed ideali di uomini e donne di tutti i tempi, che proprio in virtù di quelle hanno lottato e sacrificato le proprie esistenze.
Questo romanzo appassiona, sconvolge, induce alla riflessione e fa comprendere al lettore molti aspetti della propria realtà; certamente una lettura salutare e consigliata a tutti, soprattutto agli amanti delle distopie e dei lettori di 1984 di George Orwell, da cui innegabilmente il romanzo prende molto.
Una nota da fare è quella dell’iconico film omonimo del 1966 diretto dal maestro Francois Truffaut, il quale non poteva non adattare questa storia data la sua nota passione per i libri e la letteratura (dal cineasta già trattato ne “I quattrocento colpi”).
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