Le premesse sono poche e semplici: ci sono (almeno) quattro universi paralleli, ognuno dotato di una diversa densità di magia, e ci sono persone – gli Antari, maghi del sangue – capaci di viaggiare fra questi diversi universi.
“Sure I do,” countered Lila cheerfully. “There’s Dull London, Kell London, Creepy London, and Dead London,” she recited, ticking them off on her fingers. “See? I’m a fast learner.”
Gli Antari
Su queste premesse, V. E. Schwab costruisce una trilogia di rara qualità. La storia gira intorno a Kell Maresh, principe di Londra Rossa – nel riassunto di Lila, ‘Kell London’ – e Antari con il pessimo vizio di contrabbandare oggetti fra le Londre, pratica severamente vietata dalla corona dell’impero di Arnes, di cui Londra Rossa è capitale.
Sì, perché sebbene condividano il nome ‘Londra’, delle quattro solo una – ‘Dull London,’ il cui nome ufficiale è Londra Grigia – fa parte con certezza del nostro universo. In effetti, si tratta della Londra ottocentesca di Giorgio III, ed è anche la Londra in cui la densità di magia è più bassa. Per usare le parole di Kell, è la più “lontana dal focolare”. Subito dopo di lei, un passo più vicina al fuoco, c’è Londra Rossa, che prospera sotto il governo illuminato dei Maresh, Maxim ed Emira, e del futuro erede al trono, Rhy – fratello adottivo di Kell.
Londra Rossa è un luogo di meraviglia e di pace, la corona è amata e non si vede una guerra da secoli. Molto diversa è Londra Bianca, la Londra successiva – ‘Creepy London’. Per motivi storici, è nel caos più totale, regnata da tiranni temporanei che continuano ad uccidersi a vicenda. Infine vi è Londra Nera, sigillata da secoli, divorata dalla magia – in effetti, la più vicina alle fiamme.
I nomi che popolano le pagine sono molti e ciascuno ha una storia diversa e dettagliata: Delilah Bard, in breve Lila, ladruncola di Londra Grigia che sogna di divenire una piratessa; Alucard Emery, capitano della Night Spire, nave che batte la bandiera dei Maresh; Holland Vosijk, Antari di Londra Bianca, servo dei gemelli Dane, i regnanti dispotici della Londra più fredda, cupa e vuota.
La trilogia inaugurata con “Magic”
La storia si dipana su tre libri: A darker shade of magic – in Italia tradotto e pubblicato come ‘Magic’ -, A gathering of shadows e A conjuring of light. Ciascuno dei tre è in parte “chiuso,” dotato di una storia che inizia e finisce a sé, un “nemico” preciso da abbattere.
Nonostante ciò, la narrazione complessiva è fluida, tanto temporalmente quanto causalmente – ogni singolo evento porta conseguenze che si possono vedere anche a due libri di distanza. Schwab, che è anche autrice di Vicious, un romanzo del tutto diverso ma comunque brillante, riesce a dipingere l’universo con precisione nonostante il susseguirsi di situazioni piene di tensione lasci poco spazio alla descrizione dell’ambientazione.
Un occhio di riguardo al sistema magico: tipicamente, un mago può controllare uno, forse due elementi – molto rare sono le “triadi,” coloro che ne controllano fino a tre. Controllarli tutti e cinque – acqua, aria, terra, fuoco e ‘osso’, insomma gli esseri umani – è faccenda da Antari.
La magia del sangue è un bonus, una serie di “comandi” (o, per dirla come la direbbe Holland, sono ordini) che possono essere attivati con una piccola quantità di sangue ed una formula nella lingua degli Antari. Ad esempio, As Pyrata significa ‘to burn’, bruciare. Si tratta di comandi “generici,” che vengono resi più specifici dalla volontà dell’Antari.
Una trilogia narrativa superba, how fantasy should be done
Più di una volta, viene sottolineato come l’apprendimento della magia sia, in generale, un processo lungo e complesso, soprattutto in caso di soggetti poco talentuosi. Non solo: è fondamentale il concetto di equilibrio – è necessario controllare la magia, che ha una sua volontà ‘primitiva’, quasi bestiale, senza lasciarsi divorare (e finire come Londra Nera). La magia è, peraltro, faticosa dal punto di vista fisico, anche per un Antari. Insomma, si tratta di un sistema magico che tende più verso il soft, ma che mantiene il “realismo” di un sistema hard (più informazioni sulla classificazione dei sistemi magici nei meravigliosi saggi di Sanderson).
In conclusione, l’opera di Schwab è un esempio – come riportato sulla copertina – di ‘how fantasy should be done’. Senza fronzoli, senza pretenziosità – ma in tutta la gloria e l’originalità della magia. Consigliata senza alcun dubbio, foss’anche per alcuni dialoghi che, da soli, valgono l’intera opera.
(Per i più appassionati di cinema, nel 2016 è stato confermato che, almeno del primo libro, sarà prodotto un adattamento cinematografico – nella speranza che non ne esca una ciofeca.)
The Ghost was sailing through the remains of a ship.
“That,” said Alucard, “is the work of Sea Serpents.”
Lila’s eyes widened. “Please tell me you’re talking about mercenaries and not giant ship-eating snakes.”
Alucard raised a brow. “Giant ship-eating snakes? Really?”
“What?” she challenged. “How am I supposed to know where to draw the line in this world?”
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