Siamo nel 1997, nell’era della new economy e delle aziende dot-com, lo stesso anno in cui Page e Brin registrarono il dominio Google, ma anche lo stesso anno dello scontro tra Kasparov e Deep Blue. Siamo dunque nella preistoria di internet e nella gioventù dell’informatica che portava con se tanto ottimismo, tanta innovazione e tanta freschezza. A descriverci questo mondo è Ellen Ullman, una programmatrice della Silicon Valley decisamente atipica: dopo un dottorato in materie umanistiche, negli anni Ottanta si ritrova quasi per caso a fare l’ingegnere, “accanto alla macchina”, all’alba del boom del settore tecnologico.
Ellen Ullman
Lei diventa dunque una scrittrice prestata all’informatica, lavora come programmatrice, come consulente e come imprenditrice, sempre inseguita da scadenze e problemi da risolvere in tempi brevi.
Questo racconto è trasmesso tramite la sua figura caleidoscopica (bisessuale, appassionata di vini e letteratura, con un lavoro che non sente suo e nel quale però eccelle, ex comunista e forse ancora simpatizzante) e la sua vita dissociata tra reale, virtuale e ideale. Nonostante l’apparente lontananza di questo periodo, il saggio resta profondamente attuale, oltre ad essere piacevole nella lettura, dal momento che le tante riflessioni e i tanti temi sono trattati nella narrazione delle esperienze lavorative e non dell’autrice.
Un tema trattato è quello dei dati e di come vengono tanto desiderati dai clienti di Ellen:
Questa bramosia di dati è diventata qualcosa a cui mi sono abituata. È stata istituzionalizzata come lato positivo di un sistema informatico: interconnessione, la possibilità di incrociare i database e scoprire un sacco di cose che in origine neppure ti interessavano. «Scommetto che questo coso può dirmi cosa fanno i miei dipendenti tutto il giorno».
Oppure l’imminente rivoluzione delle criptovalute che già erano presenti nelle menti di hacker e programmatori:
Mi sono mai chiesta cos’è di preciso il denaro? No, ma nelle prossime ore (…) avrò modo di scoprire che Brian, invece, se l’è chiesto eccome. Il suo scopo, la sua missione nella vita, è creare un sistema bancario globale completamente anonimo. Non mi dice di preciso per quale ragione, se per diventare ricco o controllare il mondo, o anche solo per dimostrare che è in grado di farlo. (…) La sua strategia, dice, consiste nell’ «arbitrare i regimi legali di vari paesi per creare un sistema bancario senza essere una banca».
Ma elemento che rende imperdibile Accanto alla macchina è l’analisi del rapporto tra esseri umani e computer. Questo è un rapporto profondo, viscerale, di reciproca influenza. L’autrice infatti scrive:
I computer non sono neutrali – proprio per questa doppia anima artificiale e virtuale, umano e matematico. C’è qualcosa nel sistema, nella logica formale dei programmi, che finisce per obliterare le culture locali e tradizionali, più lente, più vecchie: la legge, la consuetudine sociale. Pensiamo di creare un sistema per i nostri corpi. Pensiamo di crearlo a nostra immagine. Chiamiamo il processore cervello e diciamo che i computer hanno memoria. Ma non sono come noi, sono una proiezione di una parte molto sottile di noi stessi: quella in cui regnano la logica, l’ordine, la chiarezza.
Oppure, ancora, a proposito delle conseguenze dell’affidare le vite alla macchina:
È come se prendessimo il gioco degli scacchi e decidessimo di modellare su di esso ogni aspetto dell’esistenza umana. Ci circondiamo di queste piccole proiezioni di noi stessi e finiamo per farci affidamento. Ci adeguiamo al margine di movimento che il sistema ci concede. Diventiamo più ordinati, più logici. Siamo convinti di creare il sistema, ma al contempo è il sistema che crea noi. L’abbiamo costruito, ci viviamo dentro, ne siamo trasformati.
Accanto alla macchina
Il libro di Ellen Ullman dunque, è certamente consigliato non solo ai programmatori o a chi si avvicina a questo mondo, il quale da una parte offre la sicurezza di un linguaggio chiaro, matematico, elegante e logico, ma che dall’altro mette in luce le imperfezioni umane, che determinano bug, errori e ostacoli che rivelano più di noi stessi che della nostra macchina. Infatti chiunque sia interessato a scoprire un pezzo di storia dell’internet e sia aperto alla riflessione su questi temi non può che non trarne profitto.
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