Luglio 2017, Palo Alto, California. In un letto d’ospedale, accanto a marito e figlia, muore Maryam Mirzakhani, uccisa da un tumore che l’aveva attaccata ormai da mesi.
Tre anni prima, a Seoul, è stata la prima donna al mondo a ricevere la medaglia Fields, quello che si può considerare il più alto riconoscimento per un matematico sotto i quarant’anni.
Della vita della Mirzakhani non si hanno che rapide pennellate, immagini passate tramite le (poche) interviste concesse da una figura che, fino all’ultimo, si è mantenuta umile e riservata.
In memoria di Maryam Mirzakhani
Nasce a Teheran nel 1977, pochi anni prima dello scoppio del conflitto fra Iran e Iraq – conflitto che si concluderà solo nel 1988, quando la Mirzakhani sta finendo la scuola elementare e si prepara al test di ammissione per la Farzanegan, un istituto di eccellenza per ragazze. Lei stessa si definisce molto fortunata: in un’intervista al Guardian, sottolinea come “se fossi nata dieci anni prima, non avrei avuto le grandi opportunità che ho avuto” (I couldn’t have had the great opportunities that I had if I had been born 10 years earlier).
Da bambina, tutto voleva tranne che diventare una matematica: il primo anno alle scuole medie Farzanegan si sente dire che non ha molto talento per la matematica, e il commento – fatto dall’insegnante di matematica – è un duro colpo per la sua passione, che si spegne del tutto. Riprende vita a poco a poco dal secondo anno in poi, ma rimane l’idea di fare altro. Nello specifico, assieme all’amica Roya Behesthi (anche lei matematica, oggi ricercatrice in geometria) la Mirzakhani era solita vagare per librerie, comprando libri a casaccio. Pensava, un giorno, di diventare anche lei un’autrice.
L’amore per la matematica esplode nella transizione dalla scuola media alla scuola superiore. Maryam e Roya trovano un testo delle Olimpiadi di Matematica, provano a risolverne i problemi e ce la fanno. Vanno dalla preside della Farzanegan e le chiedono di avere, come le scuole maschili, classi di problem-solving per allenarsi per le Olimpiadi. Con il supporto della preside le classi vengono create e, poco dopo, nel 1994, sia Roya che Maryam sono nella squadra olimpica nazionale. Dalle Olimpiadi Internazionali di Matematica di Hong Kong la Mirzakhani porta a casa una medaglia d’oro, l’amica una d’argento. L’anno dopo, la Mirzakhani ottiene un’altra medaglia d’oro, questa volta con un punteggio totale di 42/42. Lo stesso anno, inizia a studiare alla Sharif University of Technology. Mentre è studentessa pubblica diversi articoli scientifici, principalmente di combinatoria e teoria dei grafi. Nel 1998, di ritorno da una competizione fra studenti, è una dei pochi sopravvissuti ad un terribile incidente.
Nel 1999 si trasferisce negli Stati Uniti per studiare a Harvard, dove inizia a frequentare le lezioni e conferenze organizzate da Curtis McMullen, che un anno prima aveva vinto la medaglia Fields. Maryam Mirzakhani racconta di aver iniziato a presentarsi nell’ufficio di McMullen, ponendogli domande e provando a rispondere problemi, fino ad iniziare a studiare per il dottorato con lui come relatore.
McCullen racconta di come la Mirzakhani avesse un’immaginazione senza limiti, di come rimuginasse a lungo su immagini mentali prima di presentarsi in ufficio da lui e provare a spiegargliele. Lei stessa si definisce una pensatrice “lenta,” una persona che riflette a lungo sugli stessi temi, sugli stessi problemi. In effetti, la sua produzione è stata ben distribuita nel tempo, con i primi articoli dopo il dottorato – pubblicati a Princeton – usciti tre anni dopo la sua tesi (difesa nel 2004).
Del suo lavoro, che si è occupato principalmente della struttura geometrica delle superfici iperboliche e delle loro deformazioni, sono state a lungo evidenziate – attraverso i molti premi ricevuti nella breve carriera – l’originalità, la profondità e la lungimiranza. Caratteristiche che spesso non si trovano nell’immagine “pop” di un matematico: un pensatore veloce, che calcola a mente moltiplicazioni a dodicimila cifre e trova all’istante le soluzioni a problemi terribilmente complessi. Maryam Mirzakhani, nel suo immenso talento, rivendica invece il diritto al pensare e riflettere con calma sui problemi. Si racconta di come spesso aprisse enormi fogli sul pavimento di casa, e lì si mettesse a disegnare e a riflettere, con la figlia che, vedendola tanto all’opera con matite e penne, la credeva una pittrice.
Nel 2014, a Seoul, le viene conferita la medaglia Fields per “per il suo contributo eccezionale alla dinamica e alla geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi di moduli”. Si presenta alla premiazione a capo scoperto, tanto che le reti televisive iraniane, seppur mostrando la premiazione con grande orgoglio, le aggiungono artificialmente un foulard in testa.
La scomparsa di Maryam Mirzakhani è stato un duro colpo per la comunità matematica e scientifica internazionale. Una matematica di raro talento, una figura di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi alla matematica e fatichi a farlo per ostacoli “esterni” (discriminazioni per il sesso o il colore della pelle), una scienziata umile, sempre ottimista e disponibile. Con il suo lavoro ha prodotto risultati e sviluppato metodi che furono e sono ad oggi fonte di grande ispirazione scientifica.
In questo Ada Lovelace Day, non credo ci sia modo migliore di ricordarla se non con un indovinello che lei stessa ha posto, intorno a 25:30 durante questa sua (meravigliosa!) conferenza. Un’elegante e chiara soluzione è spiegata in un video della serie PBS Infinite.
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