Il mainstream letterario, artistico, musicale è un sistema chiuso, difficilmente apribile. Le major sono una realtà non solo discografica, ma pure (ad esempio) letteraria. I gruppi Mondadori, Rcs, GeMS, Giunti, Feltrinelli, De Agostini detengono quote del mercato che raggiungono una percentuale intorno al 60% delle vendite. Questo a fronte di migliaia di altre case editrici che si spartiscono il restante 40%.
LE CONDIZIONI DEGLI ARTISTI EMERGENTI
Se già questa situazione grava sui piccoli editori, figurarsi sugli autori emergenti.
In ogni ambito artistico, gli emergenti devono sapersi fare spazio tra big and small, talvolta finendo per essere ignorati dagli uni e dagli altri.
Il problema fondamentale allora diventa: una volta ignorato, all’artista conviene rassegnarsi, continuare a provare ed anche nel frattempo auto-pubblicarsi?
Una volta ignorato da case editrici o discografiche, l’artista deve scegliere se rassegnarsi o continuare a provare e nel frattempo auto-pubblicarsi?
Chiunque sia determinato a perseguire i suoi scopi, opterà per la seconda scelta – con l’aggiunta di temporanea autopromozione. Perché quando l’ispirazione viene e ne esce un prodotto artistico, salvo casi particolari, difficilmente si preferisce aspettare che un signor Laterza o Einaudi attenzionino il tuo lavoro, magari mai; piuttosto si spera lo facciano ma nel frattempo c’è il bisogno di condividere le proprie creazioni e ricevere un feedback quanto più vasto.
Internet è il mezzo migliore per ottenere tutto ciò e quanto più rapidamente possibile (lo spam ne è solo una conseguenza, nb). Sono nate, in questo senso, alcune piattaforme, tipo Wattpad per la letteratura, sotto un certo punto di vista anche Youtube o Vimeo per arti visive e musicali, ma anche forum e community online.
Tuttavia esse non bastano da sé. Fungono più da un contenitore che può essere consultato, che da promotore vero e proprio.
A meno che non creiate un contenuto straordinariamente virale, il contenitore online non si consulta facilmente.
Dal problema fondamentale allora ci si riduce ad una questione tecnica quanto commerciale: come assicurarsi che i propri contenuti vengano visionati dagli utenti in rete?
L‘unica alternativa possibile, per un’artista emergente, di farsi conoscere sul web è lo spam
O, come già detto, si fa una ciambella straordinariamente bucata, ossia un qualcosa di virale, oppure si prosegue con l’auto-promozione fattiva su page, gruppi, contatti presenti sul web, ossia sui social.
In estrema sintesi, l’alternativa più plausibile e a portata di mano è lo spam.
LO SPAM COME ATTO DI RESISTENZA
Spam però diverso da quello meramente commerciale di ditte o annunci, bensì culturalmente e moralmente giustificato.
Bisogna affermare anzitutto che le stesse pubblicità di grandi brand sono spam, sono messaggi pubblicitari non richiesti, inviati a un numero molto elevato di utenti attraverso sia internet che tv o altri device.
Le pubblicità eppure non suscitano alcuna reazione, a nessuno ormai merita lamentarsi di un continuo bombardamento di annunci mediatico, anzi la lamentela viene rivolta al piccolo promotore, che può essere l’artista o un nuovo brand giovanile.
La lamentela rivolta verso i pesci piccoli testimonia la prostituzione dell’utenza collettiva alle logiche del grande mercato e dei monopoli dell’arte, della musica, etc.
Lo spam di un contenuto, che si differenzia dai monopoli, è un atto di resistenza contro l’involuzione dell’utenza, la quale si sta assuefando nel mainstream e si dimostra sempre più insofferente nei confronti dell’auto-prodotto, criticando la sua stessa promozione.
Lo spam di un contenuto differente dal mainstrean è un atto di resistenza contro la prostituzione dell’utenza collettiva alle logiche dei monopoli dell’arte
La chiusura del mainstream, citata all’apertura del testo, vede dunque la complicità del pubblico, il quale ignora deliberatamente la molteplicità culturale dei contenuti underground e preferisce assuefarsi al modello unico.
Pertanto cari utenti, mi rivolgo direttamente a voi, se un vostro amico vi spamma una canzone, un testo, o altro, suo o di un conoscente, non rompetegli. Pensate che potrebbe diventare un futuro John Lennon, o magari anche no; pensate che potrà piacervi anche, o magari anche no; pensate però che a rompervi non sono loro con un messaggino o un posticino ma la pubblicità di Uliveto e Rocchetta, sempre la stessa da anni, o quella della Buondì, coi suoi mirabolanti asteroidi e zombie.
Lasciate a ognuno la possibilità di esprimersi, di provare a conquistarvi, non guardate all’esposizione dei contenuti di un artista emergente tramite spam come un fastidio inutile, ma come un grido, un fortissimo urlo che esclama “Io esisto“.
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