Marte – il pianeta rosso dove la vita non sarebbe mai potuta esistere – è stata desiderio e oggetto di studio da anni.
Il 6 Agosto 2012 si realizza un piccolo sogno: la sonda Curiosity atterra sul pianeta Marte, a ben 57.590.630 chilometri dalla Terra. I risultati della sua esplorazione hanno stravolto ogni convinzione umana e stuzzicato la curiosità di milioni di ricercatori in tutto il mondo.
La scoperta del lago ghiacciato su Marte
A Luglio 2017 un gruppo di ricercatori italiani ha esaminato i dati mandati dalla sonda europea Mars Express, facendo una scoperta sensazionale.
Al Polo Sud del pianeta si trovava un lago ghiacciato di acqua salata, ricco di minerale, a 1,5 Km di profondità. Ciò è stata la prova che molti aspettavano, ovvero l’esistenza che un tempo Marte era un ambiente molto simile al nostro pianeta, con laghi, fiumi e mari.
Secondo alcune teorie, a causa delle estreme condizioni ambienti e dell’effetto serra che continuava ad aumentare, tutto ciò che assomigliava alla Terra è scomparso e l’acqua ghiacciata si è prosciugata. Marte era cosi diventata come la conosciamo oggi: arida con uno strato superficiale molto sottile e indubbiamente inabitabile.
Agli scienziati serviva solo una prova che ciò fosse esistito davvero e adesso ce l’hanno!
La sonda ha continuato a tastare la superficie marziana raccogliendo ulteriori dati. Altre scoperte hanno dimostrato la presenza sul suolo di alcuni elementi molto importanti come il carbonio, zolfo, idrogeno, azoto e fosforo. Questo ha lasciato fortemente sperare, alimentando la fame di conoscenza che da sempre attanaglia i ricercatori.
Altre scoperte sul lago ghiacciato
Ciò che ha ulteriormente stravolto le convinzioni umane su una possibile esistenza di forme di vita, sono state le scoperte recenti inerenti sempre al lago ghiacciato: la presenza di ossigeno.
La prima cosa che insegnano alle scuole è che l’ossigeno è un componente fondamentale affinché possa svilupparsi la vita.
A differenti condizioni di Pressione e Temperatura, nel lago – grazie alla sua posizione nel sottosuolo che la protegge dai raggi solari e dall’atmosfera sfavorevole, e non sapendo della presenza di O2 nell’acqua – si sarebbero potuti sviluppare nel tempo organismi anaerobici (organismi che non necessitano di ossigeno per sopravvivere).
La scoperta ultima ha quindi rivoluzionato quanto sopra citato; sembrerebbe che le molecole di O2 arrivino nel lago attraverso delle crepe sulla superficie andando in profondità e raggiungendo l’acqua salata. Ciò ha dato vita, possiamo ben dirlo, alla speranza di un potenziale sviluppo di organismi aerobici (ovvero che necessitano di ossigeno per sopravvivere), microrganismi e animali semplici come le spugne.
Un’ipotesi di grande vedute ma che sembrerebbe stia acquisendo un fondo di verità!
Secondo alcuni studi e calcoli condotti dal team di Caltech – il gruppo del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) – coordinato da Vlanda Stamenkovic, afferma:
Non sappiamo se Marte abbia mai ospitato la vita, ma i nostri risultati estendono la possibilità di cercarla.
Alcune considerazioni
Importante è il pensiero del chimico organico, Raffaele Saladino, dell’Università di Tuscia; è sua opinione che la possibilità da parte del pianeta di assorbire O2 dall’atmosfera, se ne possa accumulare nel tempo una quantità tale da creare le condizioni ambientali favorevoli alla vita. Ciò avverrebbe soprattutto in corrispondenza delle regioni polari e in acqua salata.
La scoperta degli ultimissimi giorni
A confutare tutta questa teoria, di una possibile evoluzione di forme di vita su un pianeta considerato fino ad oggi “morto”, è la scoperta degli ultimi giorni: la presenza di MOLECOLE ORGANICHE.
Queste ultime sono state rilevate nel Cratere Gela dalla sonda Curiosity e si sono conservate nell’argillite – probabilmente di origine lacustre – risalente a ben 3,5 milioni di anni fa, ma di origine ancora sconosciuta.
Sempre il gruppo Jpl, questa volta coordinato da Christopher Webster, ha osservato qualcosa di estremamente utile ai fini della ricerca e che ha lasciato di stucco: LE VARIAZIONI STAGIONALI DEL METANO.
Il metano è un gas fondamentale per lo sviluppo della vita, quindi non è da scartare totalmente l’ipotesi che ci sia avvenuta, o magari in futuro, la nascita di organismi viventi.
La domanda che da sempre assilla l’uomo è: “su Marte c’è, c’è stata o ci sarà vita?”. Un punto interrogativo che sta pian piano dissolvendosi.
A darci maggiori dettagli è sempre il professore di chimica organica Saladino che afferma:
Dalle molecole organiche può nascere l’apparato per produzione di energie delle cellule. Dalla possibilità di probabili processi chimici, possono scaturire precursori del metabolismo cellulare.
Ma ciò che sorprende è la capacità di queste molecole di sopravvivere in un ambiente ostile quale l’atmosfera di Marte, soggetto a continui bombardamenti solari e radiazioni.
La speranza è l’ultima a morire
Insomma tutte scoperte che lasciano ben sperare, anche se ancora persiste il dubbio esistenziale: se prima su Marte c’era un ambiente molto simile alla Terra, come potrà mai ritornare agli arbori date le attuali condizioni sfavorevoli? Come può svilupparsi la vita o diventare la nuova casa dell’essere umano?
Domande a cui ancora non ci si può dare risposta, ma ogni scoperta è un passo avanti verso la verità!
Nel frattempo ci si prepara alla prossima missione: ExoMars 2020. Lo scopo consiste nel portare su Marte un trapano – costruito dagli italiani – e perforare il suolo fino a 2 mt di profondità, raccogliendo ulteriori informazioni su ciò che il pianeta rosso cela gelosamente.
Attendiamo, per il momento… Qui dal Pianeta Terra è tutto. Passo e chiudo!
Fonti:
Coleum.com
ilfattoquotidiano.it
Ansa.it
Lescienze.it
Focus.it
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