Vi siete mai chiesti cosa sia davvero internet? Della sua nascita, della sua evoluzione, del suo impatto e sulle sue possibilità? Un ottimo strumento è il documentario del 2016, diretto da Werner Herzog, “Lo and Behold“.
Il regista tedesco, con l’aiuto di scienziati ed esperti, ci guida in un viaggio pieno di riflessioni sulla grande rivoluzione della rete.
Il regista parla senza troppi sensazionalismi dell’argomento, anche se molte volte si lascia in visioni sognanti e non per forza oggettive. Ad ogni modo, l’attenzione è focalizzata non solo sulle idee ma anche sugli uomini che le rappresentano, alle loro realtà e opinioni. Passiamo dal pioniere a Elon Musk, da scienziati ad eremiti e detrattori della rete. Certamente, dunque, i punti di vista sono vari e porgono allo spettatore attento, delle rampe di partenza per analisi e ricerche personali.
Il documentario si struttura in capitoli, in ognuno dei quali si introducono avvenimenti, riflessioni, personalità e curiosità sulla nostra quotidianità, guardando con reverenza il passato ed immaginando con gli occhi di bambini il futuro.
Gli albori
Ci troviamo nell’Università degli Studi della California, a Los Angeles, nell’epicentro di una rivoluzione epocale, nel luogo di nascita di internet. Ad accompagnarci abbiamo uno dei pionieri della rete, Leonard Kleinrock, il quale ha ricoperto un importante ruolo nello sviluppo di ARPANET, rete progenitrice di Internet, stabilendo nell’ottobre 1969 la prima comunicazione tra computer.
Con questo primo nodo i ricercatori avevano la volontà di scambiarsi la parola “LOGIN”; i due team, quello dell’UCLA e quello del CNR di Stanford, erano in contatto telefonico e la procedura andò per il verso giusto soltanto per le prime due lettere, LO. Un evento quasi profetico: infatti in inglese l’espressione “lo and behold” è utilizzata per sottolineare un evento sorprendente ed inaspettato, come lo era il buon esito della connessione.
La gloria e il lato oscuro
Questa scoperta ci ha portato sia grandi vantaggi che problemi. Tra gli esempi virtuosi ed entusiasmanti troviamo EteRNA, un videogioco, sviluppato dall’Università Carnegie Mellon, che permette ai volontari che vi partecipano di aiutare la ricerca scientifica riguardante il ripiegamento e il funzionamento dell’RNA.
Un’altro ruolo fondamentale che ha avuto la rete è nell’istruzione, con piattaforme come Udacity, che hanno permesso a molti di ottenere certificazioni e competenze altrimenti a loro precluse, dalla programmazione alla realizzazione di un sito internet. Lo stesso fondatore, Sebastian Thrun, inoltre si occupa di sviluppare macchine senza conducente, completamente connesse ad internet e capaci di imparare dagli errori di altri veicoli e a migliorarsi sempre di più.
Ma purtroppo è inevitabile parlare anche delle negatività di internet e delle persone che lo popolano. Come la dipendenza o il cyber-bullismo. La storia raccontata è quella di una ragazza morta in un terribile incidente le cui foto vennero divulgate ed utilizzate per importunare e destabilizzare la famiglia, senza alcun rispetto ed umanità. Realtà purtroppo sempre presente quella del furto di dati e delle estorsioni “digitali”, che amplifica le bruttezze degli altri soltanto perché protetti da uno schermo e una tastiera.
Grandi nomi
Tra le altre figure che incontriamo vi sono Kevin Mitnick, fra i più abili hacker al mondo; Elon Musk, cofondatore di PayPal, amministratore delegato di Tesla Motors, ma soprattutto conosciuto per la compagnia SpaceX, azienda che si occupa di rendere più accessibili i viaggi spaziali per l’essere umano e che lavora per il futuro approdo dell’uomo su Marte.
Ad Elon Musk è affidata anche un’analisi dei rischi dell’intelligenza artificiale: secondo l’imprenditore statunitense il rischio maggiore non è lo svilupparsi di una propria volontà, bensì il fatto che la macchina segua la volontà di persone interessate solo all’efficienza, senza badare alle conseguenze delle proprie azioni.
Un’altra sezione è dedicata a Ted Nelson, colui che ha coniato il termine “ipertesto”, che ci racconta come il linguaggio HTML abbia in realtà tradito la concezione originaria di ipertesto in rete, non sfruttandone appieno le potenzialità.
Cosa succederebbe se Internet smettesse di funzionare all’improvviso?
Nel documentario si presenta l’idea che Internet sia diventato talmente pervasivo nelle relazioni umane da diventare indispensabile alla vita sulla Terra, tanto che c’è anche chi vede nella fine della rete il tramonto della civiltà. Di grande interesse è la questione riguardante le persone affette da sensibilità alle radiazioni elettromagnetiche causate dalle frequenze emesse, oltre che dalla radio e dagli smartphone, anche dalla rete e costrette all’isolamento.
Internet può sognare se stesso?
Riprendendo la tesi di Claustewitz, secondo cui “A volte la guerra sogna se stessa”, Herzog si pone una domanda: Internet può iniziare a sognare se stesso?
Certamente è impossibile rispondere a questa domanda apparentemente illogica, ma se consideriamo i sogni come unione di consapevolezza e attività dagli schemi imprevedibili, internet sembra proprio fare la seconda.
Inoltre possiamo intendere come sogno anche il generare sopra di se altri strati, altri network (come se il web fosse un “sogno” di internet). Ma dunque può una serie di connessioni avere un’autocoscienza simile gli androidi di Blade Runner? La risposta non è univoca, ma certamente su questa domanda assurda e fantasiosa ci si può dedicare e divertire.
Conclusioni su Lo and Behold
In conclusione consiglio fortemente questo documentario, pieno di tanti contenuti, spunti, stranezze ma anche realtà scientifiche e umane. Il grande lavoro del regista lascia un tocco personale e tangibile anche dalla presenza dello stesso Herzog dietro la videocamera a condurre le varie interviste. Ci si muove dunque esplorando anche le zone marginali, più controverse, che mettono in luce le contraddizioni del mezzo, muovendosi tra la fascinazione, lo scetticismo e l’inquietudine derivante dall’utilizzo della rete che di fatto, come viene detto più volte nel film, è “fuori controllo”.
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