20 km a nord dal centro di Roma si trova uno splendido parco immerso nel verde, comprendente vasti campi pianeggianti, delle zone boschive e addirittura una piccola cascata. Il nome di questa oasi nel deserto urbano è Veio, famosa principalmente per presentare al suo interno i resti di un antico tempio dedicato alla dea Minerva, risalente al 510 a.C. conosciuto col nome di “Santuario di Portonaccio”. Fu il professor Giulio Quirino Giglioli a portare a termine gli scavi nel Parco di Veio che nel 1916 riportarono alla luce il tempio. Quest ultimo, sulla sua sommità, presentava una statua del dio Apollo (alta 1,80 m), rinvenuta miracolosamente integra e che oggi è conosciuta come “Apollo di Veio”.
Veio, prima di essere inglobato dall’Impero romano, fu una roccaforte etrusca e diede parecchio filo da torcere ai suoi vicini romani per il controllo sui “septem pagi” (i sette villaggi a ovest dell’Isola Tiberina) e le saline alla foce del Tevere. Fu uno dei maggiori centri politici e culturali dell’Italia centrale oltre che la più popolosa città dell’Etruria meridionale. Vi nacque una fiorente attività di artigianato e scultura, molto ammirata anche dai romani. L’esponente più celebre fu sicuramente Vulca, autore tra l’altro anche dell’Apollo di Veio.
Il lato oscuro del Parco di Veio
La zona circostante il sito archeologico, di giorno appare come un parco lussureggiante e bellissimo, ma di notte cambia completamente volto. La cascata, il bosco, gli animali che lo abitano… Tutto dona alla zona un’atmosfera inquietante, perfetta per il proliferare di leggende. La presenza di un’importante necropoli etrusca ha probabilmente aiutato a conferire al parco di Veio un’aura di misticismo che nei decenni ha fatto interessare moltissimi appassionati di parapsicologia ed esoterismo. Sono nate così voci riguardanti avvistamenti di entità soprannaturali e ben presto nel parco hanno iniziato ad insediarsi anche alcune congreghe di stampo satanico, le quali entravano nei boschi per effettuare rituali macabri e sanguinolenti.
Il Parco di Veio e cronaca nera
La notte del 23 Giugno 1987 al Veio fu commesso un omicidio di cui ancora oggi, nonostante siano passati più di 30 anni, non si è ancora riusciti a scoprire chi ne fu l’artefice. Quella disgraziata notte un ragazzo di nome Luciano Hani Tarek, studente di Biologia di 29 anni, e il suo ex professore del liceo Giovanni Costa, appassionato di esoterismo, si diedero appuntamento nel parco per studiarne i leggendari fenomeni paranormali. Il professor Costa aveva scelto appositamente la notte del 23 Giugno per la propria indagine. Il giorno di San Giovanni infatti corrispondeva in passato ad un’importante festa pagana chiamata Litha, che celebrava il solstizio d’estate.
Ancora oggi non si sa esattamente cosa avvenne, ma sta di fatto che, durante quella notte, qualcuno uccise Hani sparandogli al cuore. Durante l’interrogatorio, Costa disse che erano stati aggrediti da tre sconosciuti e che uno di loro aveva sparato al ragazzo senza alcun motivo evidente. Per qualche tempo si ipotizzò che fosse stato proprio il professore a commettere l’omicidio, ma non c’era alcuna prova che potesse dimostrarlo. I tre assassini del Veio non sono mai stati trovati.
Le Sette sataniche
Nel 2006 un caso di cronaca nera particolarmente agghiacciante ha acceso i riflettori sulle sette sataniche che si riunivano regolarmente nel parco di Veio. Patrizia Silvestri, di 49 anni, nella notte tra il 2 e il 3 Maggio, fu uccisa e decapitata in un’area di servizio di Tor Bella Monaca. In seguito fu arrestato l’ex marito della donna per il suo omicidio ma per molto tempo è rimasta in sospeso un’ipotesi molto più inquietante.
La Silvestri, prima di morire aveva infatti ammesso più volte di aver fatto parte in passato di una setta che si riuniva proprio al Veio. La donna raccontò al proprio psicologo di essere stata soggiogata dal gruppo, fino a ricevere delle estorsioni e ripetute violenze sessuali. Non stupisce dunque che si sia ipotizzato un coinvolgimento della setta — che avrebbe ucciso la Silvestri per un rituale o per dei conti in sospeso. Dopo la chiusura del caso, i membri della congrega sono stati scagionati. E chissà, magari sono tornati a vagare per i boschi del Veio…
Un labirinto di misteri
Per chi fosse abituato ad argomenti tanto oscuri, storie come queste probabilmente risulteranno come già sentite. Ma per chi (come il sottoscritto) abita proprio all’interno del territorio in questione, tali faccende risultano estremamente impressionanti. Shirley Jackson, in alcuni dei suoi romanzi più famosi, asseriva che esistono al mondo dei luoghi naturalmente oscuri, la cui crudeltà intrinseca attira sciagure sulle persone che vi si avvicinano.
Non so dire se questo sia vero o falso, ma c’è da ammettere che sia decisamente affascinante notare come la convinzione che un luogo sia particolarmente mistico o stregato, possa attirare su di esso tanta oscurità e violenza. E il parco di Veio “che sano non è” nasconde tracce della sua oscurità persino nel nome. La parola Veio nasce infatti dalle divinità più adorate dagli etruschi che vi risiedevano che non erano Minerva ed Apollo, bensì Vei e Veive… Divinità della fertilità e della vendetta.[vc_message icon_fontawesome=”fa fa-comment” css_animation=”bounceIn”]Ti è piaciuto questo articolo? Facci sapere cosa ne pensi! Lascia un commento qui sotto o scopri ulteriori contenuti cliccando o navigando il nostro Menù. E se ciò non dovesse bastare, considera la possibilità di scrivere un articolo di risposta! Invialo a [email protected] seguendo le istruzioni riportate nella pagina Collabora.[/vc_message]
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