Mark Millar ha sempre scritto fumetti pensando al piccolo e al grande schermo. Una delle prime serie veramente importanti a cui collabora, The Authority, è nota (tra le altre cose) per aver diffuso uno stile di narrazione sequenziale più cinematografico, in cui si riscontra un uso piuttosto ricorrente di vignette widescreen, splash page e di altri espedienti che avvicinano il fumetto alla pellicola.
Successivamente, lavora su Ultimates; una serie in cui anche i dialoghi e le situazioni rimandano al mondo del cinema ed in cui i protagonisti discutono persino su quali attori sarebbero in grado di interpretarli in un film (da una di queste conversazioni nasce l’idea dell’ottimo casting di Samuel L. Jackson per Nick Fury). Nel 2004 lancia Millarworld, un’etichetta indipendente per la quale pubblica fumetti come Wanted, Kick-Ass e The secret service, destinati a diventare il punto di partenza per pellicole dall’enorme successo mondiale, a cui Mark Millar partecipa anche come produttore esecutivo. Nel 2017, infine, Netflix acquista i diritti per lo sfruttamento delle opere della Millarworld (uniche eccezioni Kick-Ass e The secret service, ancora in possesso di altre compagnie), assicurandosi un’arma in più per combattere la guerra per il possesso di proprietà intellettuali a cui stiamo assistendo negli ultimi anni (e che la Disney sta stravincendo).
Il fumetto di cui vi parlerò oggi, The Magic Order, è il primo figlio di questa collaborazione crossmediale. La miniserie, composta da 6 numeri, è stata recentemente pubblicata in Italia dalla Panini Comics in un unico volume.
Perché The Magic Order di Mark Millar dovrebbe diventare una serie Netflix
L’ordine magico menzionato nel titolo è, come potreste già immaginare, un’organizzazione segreta che da secoli opera per proteggere l’umanità da problemi completamente sconosciuti all’uomo medio. Insomma, come la Kingsman ma in un contesto fantasy. L’ordine è formato da 5 famiglie ma nella miniserie ci si concentra solo su una di esse, i Moonstone. Questa famiglia dovrà affrontare Madame Albany, una maga rinnegata che con l’aiuto del misterioso personaggio noto come “Il Veneziano”, sta assassinando tutti i membri dell’organizzazione. Il suo obiettivo è l’Orichalcum, un pericoloso libro d’incantesimi custodito dall’ordine.
The Magic Order è una storia di famiglia travestita da contemporary fantasy e dai toni maturi. Rispondendo a delle domande su Twitter, Mark Millar stesso ha dichiarato che la magia è presente nell’opera solo per abbellirla e che la sua fonte d’ispirazione non è stata un’opera fantasy ma bensì Re Lear di Shakespeare.
A tal proposito mi sembra anche interessante notare che gli incantesimi non vengono mai vissuti dai protagonisti come qualcosa di affascinante: non ci sono le classiche scene (ormai piuttosto cliché) in cui viene mostrato come i maghi usino i loro poteri per rendere la loro routine più facile e piacevole. Al contrario, non si esalta in nessun modo neanche la potenziale attrattiva psichedelica dei loro gesti, mostrando una magia sempre cupa, ed in alcuni casi anche piuttosto perversa.
Se all’inizio della miniserie si può godere di un discreto (anche se in alcuni casi stereotipato) lavoro di caratterizzazione dei personaggi, nelle ultime issues l’autore sembra molto più interessato ad accelerare lo sviluppo della trama con un insieme di colpi di scena, per arrivare ad un finale destinato a deludere le aspettative di molti.
Ciononostante, The Magic Order rimane un solido prodotto d’intrattenimento e Mark Millar ne ha già annunciato il seguito. Inoltre è un’ottima base per una futura produzione Netflix, ed in fondo era questo l’importante.
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