Un mese fa abbiamo parlato – in questo articolo – di una notizia che aveva smosso i mercati mondiali e gli appassionati di tecnologia: il ban di Google nei confronti di Huawei. Ma cosa è successo nel frattempo? Analizziamolo insieme.
Desclaimer prima di iniziare
Perché questi avvenimenti sono così notevoli? Certamente le varie azioni delle aziende più importanti del momento non sono un argomento interessantissimo, ma la loro portata sì. Per quanto ci riguarda è certo che per i singoli utenti non cambierà molto, ma ci fa riflettere quanto la nostra società sia soggetta alle azioni e alle scelte di multinazionali che gestiscono anche la nostra quotidianità. Disclaimer fondamentale è però quello di non lasciarsi impressionare da ciò, ma di esserne semplicemente consapevoli.
Cosa succede a Huawei?
Veniamo al clou della situazione, come ha reagito il colosso cinese e quali sono state le conseguenze?
Rassicurazioni per i consumatori
Per quanto riguarda i consumatori e le tanti voci che si sono mosse a riguardo, la divisione tedesca di Huawei ha risposto ai tanti rumor attraverso huaweiantwortet.de. Vengono smentite fermamente affermazioni come: “Gli utenti dovranno fare a meno di app come WhatsApp, Facebook o Instagram”, “Non ci saranno più aggiornamenti per gli smartphone in distribuzione”, “I nostri cellulari saranno presto utili soltanto per telefonare” e così via.
Rassicura chi teme ad effettuare un ripristino o chi crede questa situazione influisca sulla garanzia, e assicura che Huawei continuerà a vendere smartphone e continuerà ad investire in ricerca e sviluppo per offrire prodotti sempre migliori.
Il nuovo sistema operativo di Huawei
Come conferma il vicepresidente per gli affari pubblici dell’azienda cinese, Andrew Williamson,
Huawei è in procinto di lanciare potenzialmente un sostituto. Non è qualcosa che Huawei vuole. Siamo molto felici di far parte della famiglia Android, ma Hongmeng è in fase di test, soprattutto in Cina.
Molto probabilmente questo nuovo sistema non sarà applicato soltanto agli smartphone ma anche a tutti gli altri device della casa produttrice, un processo che tende a rendere Huawei sempre più simile ad Apple.
E Google?
Big G non ha del tutto chiuso le trattative, anzi. Google sta infatti lavorando per convincere il governo degli USA a rivedere le proprie decisioni sull’azienda cinese, la quale resta uno dei suoi più impostati clienti per la distribuzione dei propri software.
Di questo ne sono certamente consapevoli anche dall’altro lato del ring, infatti lo stesso Williamson di Huawei ha dichiarato che, anche riferendosi a tutte le altre aziende americane coinvolte:
Non chiediamo specificamente a nessuno di fare pressione per noi. [La pressione] la fanno loro spontaneamente perché, per molti, Huawei è uno dei principali clienti.
Secondo il Financial Times, Google vorrebbe evitare di perdere la collaborazione con Huawei, soprattutto perché non potrebbe gestire il nuovo sistema operativo, il quale potrebbe essere più soggetto ad attacchi, sostiene sempre Google. L’azienda non ha né smentito l’articolo, ma ha fornito un breve comunicato:
Come altre aziende statunitensi, siamo in contatto con il Dipartimento del commercio per assicurarci di rispettare pienamente le sue richieste e la gestione della licenza temporanea. La nostra priorità è proteggere la sicurezza degli utenti di Google sui milioni di smartphone Huawei già venduti negli Stati Uniti e in giro per il mondo.
Cina e USA, il conflitto continua
Nonostante la Cina sia pronta ad affrontare a muso duro la posizione di Trump, fino a oggi il binomio Cina-Usa ha portato molti vantaggi ad entrambe le parti. Se da una parte abbiamo una produzione hardware a costi contenuti, dall’altra abbiamo la progettazione e l’ingegnerizzazione software. Per via di questo conflitto, oltre alle misure del colosso cinese, sono molte anche le aziende americane, tra cui Apple, che stanno trasferendo la produzione in paesi come l’India, portando uno svantaggio all’industria cinese.
Bilancio negativo per Huawei
In definitiva Huawei, come ci si poteva aspettare, è stata costretta a ridimensionare la propria crescita, fino a questo momento rapida e apparentemente inarrestabile.
Come ha dichiarato il chief stratefy officer Shao Yang,
Se non avessimo incontrato nulla di inaspettato, saremmo diventati il numero uno al mondo entro il quarto trimestre. Ma ora dobbiamo aspettare ancora un po’ per raggiungere questo obiettivo.
E per quanto riguarda i danni del bando americano, all’azienda, per i prossimi due anni, vi sarà una perdita di 30 miliardi dei ricavi. Inevitabile è il calo delle vendite e anche i tagli alla produzione.
Ma, come afferma il ceo Ren Zhengfei,
Penso che entrambi le parti soffriranno per la situazione e nessuno, alla fine, vincerà.
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