Tutto nasce da un gruppo su Facebook. Si chiama Storm Area 51 e questo basterebbe a spiegare già, gran parte della faccenda. Il suo creatore, un certo Jackson Barnes, è un burlone appassionato di ufologia e altri miti prettamente “pop” che condivide le sue opinioni insieme a una nutrita schiera di sostenitori.
La faccenda diventa di dominio pubblico quando lo stesso individuo decide di creare un “evento” a ridosso della sua attività social; lo scopo di questa pagina sarebbe quello di raccogliere un numero considerevole di persone per far si che la security – letteralmente citando – non possa fermare tutti quanti. Di che cosa stiamo parlando precisamente? Ma ovviamente di attraversare l’Area 51 in massa con l’intento di scoprire misteri e occultamenti vari.
Una guerra su più fronti ma senza armi, potremmo descriverla, dato che il raduno è previsto per il 20 settembre a est della base e include nient’altro che l’invasione del luogo su più linee parallele. E, dulcis in fundo, correndo alla Naruto.
Il problema, se così può definirsi però, non è la reale minaccia o l’incolumità di quanti hanno aderito all’iniziativa, bensì il peso e la portata mediatica dell’evento che ha raggiunto in pochi giorni, l’incredibile cifra di 1 milione e 200 mila adesioni. Alla faccia delle petizioni online!
Il fronte Web
Purtroppo o per fortuna, si tratta chiaramente di uno scherzo o comunque un’azione che non ha nessuna pretesa di realizzabilità. Lo stesso Barnes, l’australiano che ha dato vita al fenomeno, ha rilasciato una dichiarazione per non assumersi la responsabilità da eventuali accadimenti legati all’iniziativa:
Hello US government, this is a joke, and I do not actually intend to go ahead with this plan. I just thought it would be funny and get me some thumbsy uppies on the internet. I’m not responsible if people decide to actually storm area 51.
Se da un lato, l’aver riscosso un successo inaspettato come questo è senza dubbio motivo di vanto, dall’altro si evince l’impossibilità di controllare una creatura che ormai non risponde più al volere e alle indicazioni del suo padrone.
L’attenzione dei media è tale da aver richiamato l’interesse anche di molti Vip, il cui rimbombo ha portato a una crescita del 100%, degli iscritti all’iniziativa. Solo ieri, l’evento segnava 600 mila adesioni, cifra che allo stato delle cose, ha superato la quota di un milione e 200 mila potenziali naruto runners.
Considerando che tra questi, potrebbero esserci migliaia di adepti alla teoria della Terra piatta – e magari solo a questa – il fenomeno presenta il rischio che qualcuno possa palesarsi davvero, con l’intento di cavalcare l’onda del successo mediatico o dimostrare la presenza di qualche complotto.
Questo è almeno ipoteticamente, il rischio che qualcuno ha percepito rispetto all’iniziativa; Bob Lazar, uno dei maggiori sostenitori della presenza aliena sul nostro pianeta, si è schierato contro il movimento, affermando:
l’ultima volta che qualcuno si è avvicinato all’Area 51, è stato fucilato. Questo non è il modo giusto per ottenere maggiori informazioni…
Ma sarà davvero così?
Una riflessione in merito al fenomeno Area 51
Se pensiamo a come in generale, il fenomeno ufologico si sia sviluppato, non è poi così strampalata l’ipotesi che qualcuno posso tentare sul serio di assaltare le proprietà della base militare in Nevada.
Dai tempi di Roswell – parliamo del 1947 – i miti circa la presenza aliena sul suolo americano non hanno mai subito cali d’intensità se non di recente, mettendo le radici nella cultura popolare e rimanendo ben saldi nel collettivo dei cittadini.
Sam Scimemi, direttore della Stazione spaziale internazionale dal 2003, ha parlato a tal proposito: “Voi europei avete la mitologia, gli USA l’hanno dovuta costruire da zero e le grandi cospirazioni immaginarie ne fanno decisamente parte, compresa l’Area 51“.
Non a caso, un’autostrada viene dedicata proprio alle leggende metropolitane circa agli avvistamenti di dischi volanti; si chiama la Extraterrestrials Highway e si estende per ben 98 miglia collegando una gran moltitudine di destinazioni agognate da cacciatori di Ufo e storie misteriose.
Nel corso degli anni, sono state tante le segnalazioni pervenute da cittadini e individui di passaggio, circa la presenza di strani fenomeni nelle località limitrofe al percorso. Coincidenza (?) vuole che la strada sia tramite anche per l’avamposto governativo che a settembre dovrebbe presumibilmente essere preso di mira.
Anche l’apparentemente innocua cittadina del Nuovo Messico, Roswell, dove si dice si sia schiantato un disco volante, è stata per anni meta per appassionati o semplici curiosi.
Dai blog del settore e dalle varie testate che è possibile consultare online, sono stati affrontati tanti aspetti della vicenda ma uno in particolare, ci è sembrato fare la pare dell’assente ingiustificato. Qualcosa che non deve sfuggire, infatti, è il fatto che sul fenomeno ufologia e alieni, alcuni luoghi degli Stati Uniti, basano una gran fetta di aspettative economiche.
L’impatto turistico di alcuni paesi della zona “arida” dell’ovest meridionale, è a dir poco schiacciante e determinato da attrazioni che spesso sono dovute a leggende o ad avvenimenti poco chiari del passato americano.
Se avete l’occasione di dare un’occhiata a Netflix, troverete un’interessante documentario a puntate dal titolo “Dark Tourist” il cui tema principale è quello del Turismo Nero, fenomeno che negli States sta prendendo sempre più piede. Chi fa parte di questo trend, sono schiere di visitatori in cerca di brividi, pronti ad affrontare avventure oscure e possibilmente legate a complotti, omicidi e misticismo vario. Per fare un esempio, l’assassinio di JFK attira ogni anno, milioni di turisti da tutti il mondo – creepy!
Fino agli 90, in effetti, anche il turismo ufologico ha giocato un ruolo fondamentale e se ci pensiamo, non è passato neanche troppo tempo da quando andava di moda seguire X-files in televisione.
Indubbiamente, questa forza “mediatica” è venuta meno. Possiamo solo ipotizzare le motivazioni che la hanno portato al declino; una su tutte, forse, è la sovrabbondanza di dispositivi digitali, con i quali – almeno teoricamente – è stato possibile istruire la popolazione, anche quella meno acculturata, che è possibile piazzare delle navicelle nei nostri filmati con estrema facilità.
E’ ironico che l’evoluzione della tecnologia abbia, almeno in parte, confutato che non ci sono alieni nei cieli delle nostre città, e forse l’effetto collaterale di questa storia è proprio che non servono delle certezze, per mobilitare milioni di persone verso una causa persa a prescindere.
Dare un senso pop a questa vecchia gallina dalle uova d’oro, potrebbe in un certo senso ri-aprire la cassaforte di quanti, in passato, hanno lucrato sul fenomeno Ufo. Non c’è da sorprendersi se il 20 settembre, verremo a sapere di qualche strano avvenimento accaduto proprio in concomitanza della base militare. Ricordatevi solo di essere stati avvisati.
Articolo a cura di Emanuele “Unstable” Stavolo e Davide “Dave” Russo
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