La Siberia brucia da settimane. Le autorità governative locali hanno inizialmente minimizzato i danni, sostenendo che gli incendi estivi nella regione sono una consuetudine ma ben presto, il problema è diventato così esteso ed intenso che non si è più potuto far finta di niente.
COSA STA SUCCEDENDO IN SIBERIA?
Le cinque principali regioni siberiane sono spesso interessate da questo tipo di fenomeni – tutto il Circolo Polare Artico lo è. Ma quest’anno una combinazione di fattori ha causato un disastro senza precedenti che potrebbe essere l’inizio di una vera e propria ecatombe ecologica.
Le cause di questa catastrofe sono apparentemente le stesse: un’estate precoce, un clima secco, tempeste di fulmini. Ma a catalizzare quelli che nella norma sarebbero fenomeni meteorologici comuni, è stato il riscaldamento globale. Le temperature che nel resto del mondo percepiamo appena un po’ più alte, hanno avuto un’impennata preoccupante nell’Artico. Un solo grado di differenza può significare tutto in quelle regioni, e in Siberia, le conseguenze sono state oltre 4 milioni di ettari di terreno in fiamme.
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La situazione in Siberia è critica, e le conseguenze di questo disastro saranno calcolabili solo nei prossimi mesi.
LE CONSEGUENZE DELLA DEVASTAZIONE
L’impatto che questi incendi avranno sull’ambiente non è da sottovalutare: il fumo ha già raggiunto le coste statunitensi e canadesi, secondo la NASA e la NOAA (National Oceanic and Atmosphere Administration).
Anche se diluito dalla distanza, si tratta di un fumo nocivo composto da particelle microscopiche dette materia particolare, ovvero gas come monossido e diossido di carbonio. Inoltre, le foreste che bruciano generano un particolare tipo di nerofumo dannoso sia per la fauna che per gli umani, chiamato carbonio nero.
L’esposizione a breve termine intensa al nerofumo può portare a malattie polmonari e cardiovascolari, specialmente in soggetti naturalmente suscettibili a certe problematiche, mentre un’esposizione più lunga e meno intensa aumenterà i rischi di impatti negativi sulla salute, perché la dose cumulativa inalata crescerebbe sempre di più.– Richard Peltier, Professore di scienze ambientalistiche dell’Università del Massachusetts
Oltre che ad essere direttamente pericoloso se inalato, il carbonio nero rischia di provocare un danno enorme anche agli oceani: depositandosi sulla superficie crea una patina scura che facilita l’assorbimento della luce solare e del ghiaccio fuso, e ne diminuisce la riflettività. Questo ha dirette conseguenze sullo scioglimento dei ghiacci nel circolo polare artico, e crea dunque un circolo vizioso difficile da fermare.
Gli incendi, inoltre, stanno infiammando un terreno di torba ricco di carbone, che normalmente dovrebbe essere impregnato d’acqua e quindi non bruciare. Quando la torba e il carbone diventano combustibili, producono grosse quantità di diossido di carbonio e metano, e in mancanza di assorbitori di carbonio, le emissioni aumentano, creando altro nerofumo e altri danni. A Novosibirsk, la terza città più grande della Russia, al confine sud della Siberia, sono già stati registrati casi di intossicazione a danni di umani a causa dei fumi che provengono dai boschi.
Se la Siberia si surriscalderà al punto che il permafrost inizi a liberare metano, questo potrebbe essere il fattore capace di innescare un aumento globale della temperatura di 3-6°C, aumento che avrebbe sicuramente come conseguenza una estinzione di massa e la crisi della attuale civiltà
- Andrea Cau, paleontologo
Oltre all’impatto ambientale, dobbiamo necessariamente tenere in considerazione che per la fauna locale, gli incendi costituiscono una vera e propria ecatombe, specialmente per le specie animali più piccole e indifese: gli insetti sciamano in massa verso le aree abitate della Siberia, mentre lepri, volpi, linci e altri abitanti delle foreste spesso rifiutano di abbandonare la prole più giovane, morendo arsi vivi dalle fiamme, e i ricci non sono in grado di spostarsi velocemente, rimanendo intrappolati nel fuoco.
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Si sono registrati moltissimi casi di animali arrivati a chiedere disperatamente aiuto agli abitanti dei villaggi, e molti di loro hanno offerto riparo, cibo e medicazioni a queste vittime innocenti. Uno dei casi più eclatanti è quello di un orso che è stato ritrovato con la pelliccia bruciata, stremato dalla fuga, dagli abitanti di Angarsk. Con le lacrime agli occhi, una donna ha raccontato di come l’animale abbia accettato senza riserve l’aiuto che gli è stato offerto e ha potuto ristorarsi bevendo e mangiando i biscotti che le famiglie gli avevano offerto.
Gli esperti si raccomandano che la popolazione non ostacoli la corsa verso la vita degli animali, perché nelle condizioni di paura e fatica in cui sono, non avranno le forze per attaccare gli umani. Ma è proprio la gente più toccata dal disastro a costituire la prima “barriera” contro gli incendi: i siberiani accolgono volentieri gli animali selvatici, e moltissimi volontari e vigili del fuoco sono all’opera per cercare di arginare le fiamme.
Il Governo, nonostante il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia offerto aiuto per cercare di limitare i danni, finora è stato poco presente sul territorio: Il Primo Ministro Medvedev ha liquidato la questione sostenendo che “Tentare di arginare gli incendi a volte è più costoso che lasciare che si spengano da soli”, ed è solo negli ultimi giorni che sono stati attivamente impiegati elicotteri ed aerei per spegnere le fiamme, oltre che a disporre una massiccia presenza dell’esercito sul territorio, mentre prima le uniche attività promosse dal governo russo erano state unicamente di monitoraggio della situazione.
Ma la popolazione stavolta non ci sta, e oltre alle numerose proteste ed iniziative, sono state anche avviate diverse petizioni volte a suggerire piani d’azione per preservare la flora e la fauna siberiane, che costituiscono uno dei polmoni verdi più importanti per la nostra Terra.
La Siberia brucia da settimane. E noi speriamo che la stessa indignazione che scosse il mondo quando bruciò Notre-Dame scuota di nuovo i nostri animi, e che ci porti a riflettere e ad agire per promuovere una cultura ecologista sempre più attenta e consapevole, perché le fiamme che si stanno portando via il nostro ossigeno e migliaia di vite innocenti rischiano di arrivare fino a qui, e a quel punto sarà davvero troppo tardi per fare qualcosa.
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