a fatto scalpore, recentemente, il caso della leonessa Kibali, una delle residenti dello zoo di Lipsia, che poco dopo aver dato alla luce i suoi due cuccioli, li ha mangiati. Un comportamento inaccettabile e contro natura per noi esseri umani, ma che negli animali è piuttosto radicato, anche se non frequente.
In natura, sono spesso i leoni maschi a mangiare i cuccioli, anche se solo di altre cucciolate, per garantire che i propri abbiano accesso a più risorse e cibo, e per indurre una femmina ad entrare più velocemente in estro e quindi essere pronta all’accoppiamento.
Anche in altre specie questo tipo di cannibalismo è presente, per esempio dove la cucciolata è molto grande, come per i criceti e i suricati, o laddove esistano strutture sociali particolari, come quelle dei primati.
A volte le madri mangiano i propri figli quando questi ultimi sono malati o deformi per risparmiarli da una vita breve e difficile, oppure in situazioni di aggressività derivate da una mastite o da una gravidanza in età troppo giovane.
In cattività, però, le cose sono ben diverse: anzitutto, gli animali spesso non hanno mai conosciuto la vita in libertà e quindi non hanno esperienza della vita in branco, e spesso non hanno idea di come comportarsi quando diventano madri.
Per Kibali era la prima gravidanza e non è difficile immaginare come lo stress di una condizione così estranea per lei e l’ansia di dover crescere i figli in un ambiente contrario ai suoi istinti primordiali abbiano contribuito ad un comportamento così anomalo.
In cattività, i casi di cannibalismo verso i propri figli sono molto più frequenti rispetto a quanto succederebbe in natura.
Le autorità dello zoo di Lipsia si sono dette “Sconvolte” alla notizia, e non hanno potuto effettuare nemmeno un’autopsia sui resti dei cuccioli, ma hanno garantito che la leonessa aveva mangiato regolarmente e sembrava avere un comportamento normale fino alle prime ore dopo il parto.
I responsabili della struttura ci tengono inoltre a far sapere che gli animali sono tenuti nelle migliori condizioni di vita possibili e che sono continuamente monitorati da un team di esperti e veterinari pronto a rispondere a qualsiasi esigenza.
Per quanto però questo possa essere vero, quella che coinvolge Kibali è probabilmente una tragedia annunciata, data l’alta probabilità di uccisione della prole in stato di cattività, e sicuramente il fatto poteva essere evitato garantendo minor stress possibile alla madre e prelevandole i cuccioli subito dopo essere nati.
Molti zoo con programmi di conservazione delle specie internazionali applicano questo metodo, per permettere alle mamme di fare conoscenza della prole in condizioni di tranquillità e per assicurare che i piccoli vengano monitorati al meglio.
Questo triste episodio riapre i dibattiti sulla legittimità degli zoo e sul costringere gli animali selvatici ad una vita cattività: alcune strutture portano avanti efficacemente programmi di conservazione delle specie, ma molti animalisti sostengono che il principio di ingabbiare animali sia sbagliato in sé; qualsiasi siano le opinioni di ciascuno, noi ci auguriamo che la leonessa Kibali viva il più serenamente possibile e che tanti altri cuccioli di leone possano abitare la nostra Terra.
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