Joker è psicopatico, un mostro senza coscienza, Joker vorrebbe soltanto “veder bruciare il mondo”. L’abbiamo sempre conosciuto così, come la nemesi di un personaggio non proprio lineare nel suo distinguere il bene dal male, in un mondo corrotto e spaventoso per il suo modo di gettare la moralità negli angoli più reconditi della coscienza.
Joker, sempre, ci è stato proposto come un prodotto finito, come il 4 di un universo in cui un 2 era Gotham e l’altro Batman. Ma, ancora prima di questa scarna addizione, cosa c’era? Chi è l’uomo dietro la maschera?
Ridi pagliaccio sul tuo cuore infranto…
È a queste domande che il nuovo film Joker, diretto da Todd Philips e interpretato da J. Phoenix, vuole rispondere. Ma vediamo prima la trama (senza spoiler):
Arthur Fleck (Joaquin Phoenix/Joker) è un uomo bistrattato, maltrattato e deriso dalla società. Lavora per un’azienda che gli procura degli incarichi occasionali e vive in casa con la madre, della quale si occupa.
Sogna di diventare un comico, star della Stand-up comedy: il suo modello è infatti Murray Franklin (Robert DeNiro), presentatore televisivo di un celebre Late Show.
In una Gotham in piena emergenza e sull’orlo della rivolta, con un trumpiano e rampante Thomas Wayne a candidarsi alle elezioni come unica speranza per la città, Arthur è un uomo malato e tutto sommato buono ma niente e nessuno ha pena per lui, tutti lo maltrattano finché, messo dalla vita con le spalle al muro e non avendo per sua stessa ammissione nulla da perdere, decide di cambiare.
Il film è stato presentato al Festival di Venezia, riscuotendo un successo enorme: ben 8 minuti di standing ovation. Mai prima d’ora, un cinecomic era stato presentato in un festival internazionale. Mai aveva evitato qualsiasi tipo di vicenda che potesse in qualche modo influenzare positivamente lo spettatore, come una storia d’amore o un villain pericoloso. Mai ci si sarebbe aspettati un successo simile. E questo conferma ciò che il trailer lascia solo presagire.
Joaquin Phoenix mostra di aver fatto un lavoro incredibile: l’estrema magrezza che scava il suo viso denuncia tutti i segni della sofferenza del personaggio, la postura è studiata ad arte e la risata è capace di trasmettere tanto dolore da risultare a tratti straziante.
Questo Joker, il Joker che conosceremo il 3 Ottobre (data di uscita nelle sale italiane), è qualcosa di più di una mera somma fra due addendi. Si tratta, piuttosto, di un prodotto, figlio di quell’equazione che è il mondo in cui viviamo. L’indifferenza verso il dolore altrui, la solitudine di chi tenta ancora, in una maniera disperata, di rimanere fedele alla propria morale, la frustrazione di chi si sente discriminare per questo, la rabbia di chi non ce l’ha fatta e, infine, la crudeltà fine a se stessa, quella che fa dimenticare ogni cosa, persino la propria umanità.
Proprio questo, tutto questo, è il responsabile della nascita di un mostro. È l’acido che brucia la pelle di un uomo che ha solo tentato di fare la cosa giusta e che si è visto cadere a pezzi solo per averci provato.
La sua risata risulta straziante perché siamo noi stessi ad averla creata, siamo noi i responsabili della sua crudeltà. Joker non è un cinecomic, non in questo caso. È una denuncia, un rimprovero a questo mondo che troppe volte sta voltando le spalle alla sofferenza, deridendola e additandola come mera debolezza. Ma, soprattutto, è anche un monito: badate alla vostre parole, aiutate chi chiede aiuto con lo sguardo, soffermatevi su quel viso che vi sembra stremato e abbiate rispetto del suo dolore. Se non lo fate, il vostro egoismo vi si ritorcerà contro, trasformandosi in quell’acido che darà vita al mostro di cui non avete mai voluto ammettere l’esistenza ma che è sempre stato lì, a guardarvi di sottecchi mentre continuavate a deriderlo.
Alcuni hanno già iniziato a confrontarlo con le precedenti interpretazioni del personaggio Joker ma, a parer mio, sarebbe impossibile farlo: il Joker di H. Ledger e di J. Nicholson (per fare due esempi eclatanti) poggiava le basi della sua esistenza sulla figura di Batman. Si completavano a vicenda e, in quel contesto, l’uno sarebbe risultato poco credibile senza l’altro. E di ciò, ovviamente, ne hanno risentito anche le interpretazioni degli attori che hanno dovuto studiare e adattarsi al proprio partner per far sì che il film risultasse armonioso nella sua logicità. Per questo sarebbe impossibile fare confronti.
Vi consiglio di non provarci neanche perché, quando si parla di tali talenti, dobbiamo solo ritenerci fortunati ad aver avuto la possibilità di ammirarli nelle loro fantastiche interpretazioni. Ed ora vi lascio con le parole del regista del nuovo film Joker, espresse proprio in occasione del Festival di Venezia:
Non vedo JOKER come un film per fare concorrenza ai cinecomics. Ho semplicemente pensato che si potesse prendere questo genere e offrire al pubblico un approccio diverso. Abbiamo potuto lavorare con grande libertà, perché Joker non ha mai avuto una vera e propria storia di origini, quindi non c’erano regole né limiti da rispettare. Io e Scott Silver ci siamo impegnati ogni giorno per fare qualcosa di folle. Abbiamo potuto ricavare alcuni elementi dai fumetti del passato, ad esempio c’è qualcosa di “The Killing Joke” nel fatto che Arthur voglia fare lo stand-up comedian. Ma in realtà tutto è partito da “L’uomo che ride” (il film del 1928 che ispirò la creazione del Joker). […] JOKER è un film violento non più di “Wick 3” ma qui fa più effetto perché questo film è stato concepito come uno slow burn, anche per la violenza. Abbiamo cercato di rappresentarla in modo realistico, quindi non appena arriva la senti come un pugno nello stomaco. Non credo che l’obiettivo di questo Joker sia di vedere il mondo bruciare. È un uomo in cerca identità, genuinamente voleva portare gioia nel mondo. Non aveva nessuna intenzione di diventare un simbolo politico o di infiammare la società, certo durante il film finisce per prendere qualche decisione sbagliata. Il film può essere visto attraverso lenti diverse e qualcuno gli darà una lettura politica ma Joker è soprattutto un discorso sulla mancanza di empatia che abbiamo osservato mentre lo scrivevamo.
Paola.
Leggi anche:
Joker con Joaquin Phoenix ha un nuovo, spaventoso trailer
Il Joker di Joaquin Phoenix somiglia a Giuseppe Cruciani
Shazam! Cosa ti racconta questo cinecomic?
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.