La disputa tra Steam ed Epic Games Store finora sembrava una guerra combattuta unilateralmente. Quest’ultimo infatti ha polarizzato completamente l’opinione pubblica, alimentando il dibattito sulla legittimità o meno delle esclusive: tra chi è a favore della competizione al colosso americano di digital delivery e chi è aspramente contrario alle pratiche attuate da Epic Games.
In effetti, parlare di sana competizione è improprio, considerando le azioni di cui si è macchiata EG nell’ultimo anno. A partire dall’appropriazione di Metro Exodus, pubblicizzato su Steam e rimosso inaspettatamente all’ultimo (con i pre-order aperti) da un accordo siglato dietro le quinte tra Epic Games e Deep Silver. O l’esclusività di Shenmue III, venuto alla luce solo grazie al crowdfunding su Kickstarter e di cui il rilascio era inizialmente previsto avvenisse su Steam.
Il backlash nei confronti di Deep Silver è stato enorme e il comportamento di quest’ultima davvero esecrabile nei confronti degli utenti, parte debole della contrattazione Epic-Deep Silver nonostante fossero, di fatto, i veri e propri finanziatori del gioco. L’azienda è poi tornata sui propri passi una volta realizzato ci fossero gli estremi per una denuncia.
Ed è qui che si giunge al punto cardine della discussione: è lecito che Epic Games si accaparri l’esclusiva di titoli third-party su cui non ha investito denaro nello sviluppo? La software house di Cary ha intrapreso la via più semplice per spingere gli sviluppatori a selezionare il proprio store, senza preoccuparsi di proporre servizi alternativi a Steam (come GOG.com con la sua politica DRM-free) che possano rendere il proprio store accattivante agli occhi degli acquirenti. Anzi, è addirittura manchevole di molti servizi base invece offerti dai propri concorrenti.
A discapito di ciò che sostiene Tim Sweeney, quest’attitudine aggressiva non ha migliorato l’industria videoludica e il tariffario allettante all’88% (pensa un po’) non ha comportato un abbassamento dei prezzi. Dalle trattative intraprese tra le case di sviluppo ed Epic Games i consumatori non ne traggono alcun beneficio, ritrovandosi (piuttosto) costretti ad acquistare il proprio titolo d’interesse su una piattaforma antiquata.
È vero che Valve prende il 30% dei ricavi, ma è altrettanto vero che è l’unica ad offrire una serie di servizi e strumenti per gli sviluppatori, invisibili agli occhi di quegli utenti che sfruttano questa argomentazione per la propria retorica pro-Epic Games.
Cionondimeno, Valve pare aver avuto una reazione davvero poco muscolare nei confronti del nuovo concorrente. Parliamo pur sempre di un’azienda famosa per la sua reticenza, che preferisce lasciar spazio ai fatti più che alle parole.
Recentemente, infatti, ha aggiornato il contratto di distribuzione di Steam con l’introduzione di una nuova clausola, che recita:
Company shall submit the Applications to Steam for release no later than the first commercial release of each Application or Localized Version, or, if already commercially release as of the Effective Date, within thirty (30) days of the Effective Date. Thereafter, Company shall submit to Steam any Localized Versions and Application Updates (in beta and final form) when available, but in no later event than they are provided to any other third party for commercial release. Company shall provide these copies in object code form, in whatever format Valve reasonably requests.
È una contromisura molto scaltra, così facendo Valve prende due piccioni con una fava: da un lato non è più possibile per gli sviluppatori abbandonare la piattaforma, una volta firmato il contratto. Dall’altro le software house dovranno pensarci due volte prima di prendere accordi con Epic Games, non potendo più contare sulle esclusive temporali per sfruttare poi un’ulteriore commercializzazione su Steam.
Rimane da chiedersi cosa accadrà a quei giochi già approdati una prima volta su Steam, come Metro Exodus (e ancora presente nella pagina del negozio). Varranno le vecchie condizioni per coloro che hanno già firmato il contratto di distribuzione?
Stando a queste condizioni, tutte le altre esclusive probabilmente non saranno più immesse sulla piattaforma.
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