Uno dei territori più tristemente famosi del pianeta si sta trasformando da teatro del disastro nucleare più grave della Storia a vero e proprio Paradiso terrestre: è ciò che sta succedendo nella Foresta Rossa di Chernobyl, in Ucraina.
La storia della centrale nucleare è tornata alla ribalta dopo l’enorme successo della serie firmata HBO, che ha contribuito a far conoscere la vicenda nel profondo, esplorando particolari e dettagli che finora erano rimasti pressoché sconosciuti al vasto pubblico.
I creatori della serie non hanno lasciato niente al caso, e ogni evento è stato raccontato con la maggior accuratezza storica possibile, compresi quelli più cruenti e meno piacevoli.
I cuccioli di Chernobyl
Uno degli episodi più angoscianti di Chernobyl è stato sicuramente il quarto, dove il veterano Bacho e la recluta Pavel sono assegnati al ruolo di liquidatori, ovvero l’infame lavoro di eliminare gli animali randagi che erano stati lasciati indietro dopo aver fatto evacuare Prypiat e le zone nei dintorni della centrale.
Anche in questo caso, la serie ha seguito con accuratezza i fatti reali, ma alcuni dei cuccioli abbandonati sono sopravvissuti hanno continuato a vivere e a riprodursi.
Fino a poco tempo fa nessuno si occupava di loro, ma recentemente un’associazione di volontariato, la Clean Futures Fund, si è occupata di prendersi cura, vaccinare e sterilizzare tutti i cani presenti a Chernobyl e Prypiat.
Dal 2018 è anche possibile adottare i cuccioli nei Paesi esteri, per offrire finalmente a tutti i discendenti di quei cuccioli una giustizia e una vita felice, e non lasciare che un errore umano faccia soffrire inutilmente altre creature.
Un mezzo lieto fine, insomma, che sicuramente contribuirà a riparare, almeno in parte, ai torti commessi dagli esseri umani 33 anni fa.
La Foresta Rossa e il prodigio della Natura
Il vero e proprio miracolo è avvenuto in quella che è adesso conosciuta come Zona di Esclusione: un’intera foresta si colorò di rosso e morì subito dopo il disastro, e rimane ancora oggi uno dei territori con i livelli di radiazioni più alti in assoluto.
Ma se agli uomini l’accesso in quella zona è severamente proibito, nulla ha potuto impedire agli animali di metterci piede: nelle zone boschive attorno a Chernobyl si ha infatti una delle aree con la maggior biodiversità al mondo.
Lupi, alci, cervi, cinghiali, volpi: non manca nessuno dei grandi mammiferi tipici della regione, e anche diverse specie di volatili e di animali più piccoli hanno scelto la Foresta Rossa come il loro nuovo habitat, a discapito dei livelli ancora preoccupanti di radioattività.
Senza la presenza dell’uomo gli animali prosperano, si riproducono e vivono in relativa pace, permettendo a specie protette e a rischio di estinzione di vivere in un ambiente che nonostante tutto è per loro più accogliente di qualsiasi luogo dove ci sia presenza umana: sono stati addirittura avvistati gruppi di bisonti che scorrazzavano tranquillamente nella Foresta.
Ovviamente, anche la Natura ha i suoi limiti: se i mammiferi hanno riconquistato i luoghi dove gli umani hanno devastato, a diverse specie di insetti e invertebrati è toccata una sorte diversa: ci sono pochissimi di questi animali nella Zona di Esclusione, perché molti di loro depongono le uova nello strato superficiale del terreno, dove i livelli di contaminazione sono troppo alti per permettere la sopravvivenza delle larve.
Stessa cosa per molti pesci e anfibi, che hanno difficoltà a sopravvivere nelle acque attorno a Chernobyl.
Mutazioni: un pericolo reale?
Una delle maggiori preoccupazioni riguardo la fauna della Zona di Esclusione riguarda la possibilità di mutazioni genetiche dovute alle radiazioni: immediatamente dopo il disastro del 1986 nacquero moltissimi animali con deformazioni gravissime, e successe lo stesso nel 1990, quando il sarcofago protettivo fu installato su Chernobyl.
Solo in quell’anno, 400 animali nacquero deformati. Il rischio che queste mutilazioni si trasmettano, però è quasi nullo, dal momento che i cuccioli nati con mutazioni genetiche morirono poche ore essere venuti alla luce.
Sono state riscontrate delle anomalie genetiche nella quasi totalità della fauna di Chernobyl, e soprattutto nelle specie avicole residenti nella Foresta Rossa e nella Zona di Esclusione, ma si tratta di mutazioni non macroscopiche, che possono portare dei danni all’animale, ma che non influenzano particolarmente le sue capacità di sopravvivenza.
Inoltre, potendo riprodursi in libertà, nel corso degli anni la possibilità che nascano animali mutati geneticamente si assottigliano sempre di più.
La resilienza della Natura
Gli studiosi hanno anche riscontrato come la fauna residente nella Foresta Rossa abbia sviluppato una particolare resilienza rispetto all’ambiente in cui vive, nel senso che gli organismi degli animali si sono letteralmente adattati al luogo, in alcuni casi addirittura sviluppando dei particolari antiossidanti in grado di resistere alle radiazioni.
Il futuro della Foresta Rossa a Chernobyl
Il Paradiso terrestre sembra prosperare sempre di più, e gli esseri umani intendono preservare questa zona ad altissimo tasso di biodiversità: in Bielorussia una delle aree contaminate è stata trasformata in una Riserva Radioecologica che promuove attivamente la conservazione della fauna e della flora locali, mentre un team di scienziati ha in programma di aprire un laboratorio il più vicino possibile alla Zona di Esclusione in modo da poter monitorare e controllare gli animali residenti nella zona, per fare in modo che la loro salvaguardia non sia messa a rischio ancora una volta.
Per ora le osservazioni della Natura che prospera e si evolve continuano, lasciando sempre più stupiti e meravigliati gli studiosi di tutto il mondo.
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