Lasciatemi spiegare meglio; di recente, mi è capitato di dover rispondere alla seguente domanda: come mai ci piacciono tanto queste opere? Come fanno a tenerci incollati allo schermo così a lungo e con tale enfasi? Nel caso di Star Wars, la risposta presenta molteplici interpretazioni e allo stesso tempo è più facile di quel che potrebbe sembrare.
Soprattutto in questo momento, quando mancano poche ore all’uscita italiana de L’Ascesa di Skywalker, parlare di questa saga assume un significato inspiegabilmente aulico. Se siete fan quanto me, capirete cosa intendo.
Ogni appassionato della saga, sta vivendo una sorta di attesa spirituale; come se dovesse ascendere a una fase successiva di non-so-bene-ancora-cosa. Non è forse vero?
Mi riferisco a quella sensazione percepita durante la fila per La minaccia Fantasma, la stessa che ci ha accompagnato per la prima volta di Star Wars in tv e ancora, per l’arrivo de Il Risveglio della Forza. Figuriamoci oggi, che la proiezione del film avrà letteralmente il ruolo di segnare un’epoca.
Star Wars: finisce un’epoca, ne inizia un’altra
Infatti, nonostante il franchise non sia alla fine e nonostante ci siano altri prodotti cinematografici previsti per Star Wars, il tramonto dei due Soli di Tatooine, osservati da quel giovane biondino di 42 anni fa (Mark Hamill), calerà definitivamente.
Il ciclo di storie cominciato nel 1977, giunge al capolinea; non vedremo più l’iconico opening crawl, non sentiremo più determinati temi musicali e non ci saranno più gli storici personaggi. Mai più Luke, mai più Leia e Han. E’ la fine.
Ma la fine non è per forza una brutta cosa; come sappiamo, è la conclusione a dare significato alle storie anche se quelle belle, vorremmo che non si concludessero mai.
E la capacità di questo grande opera, di raccogliere così tanti seguaci e mantenerli nel tempo, se non persino rafforzarli, è proprio in virtù della sua narrazione.
Le avventure di Star Wars, infatti, hanno luogo in una “Galassia lontana lontana” ma al tempo stesso le sentiamo vicine e addirittura, proprio per questa “lontananza”, crediamo siano in qualche modo plausibili.
Tutto, all’interno del micro(?)-cosmo creato da George Lucas, ha una sua logica; tutto è al suo posto, ogni cosa esiste per avere un ruolo e un perché, come piace pensare a noi esseri umani. E’ un ciclo virtuoso, anzi nobile, dato che utilizza il formato di una fiaba a lieto fine.
Ti stavo aspettando, Obi-Wan. Ci ri-incontriamo, finalmente. Ora il cerchio è completo: quando ti ho lasciato non ero che un discepolo. Ora sono io il maestro.
Darth Vader (Una nuova Speranza)
Dunque, sarà forse perché di tratta di una storia che finisce bene che non l’abbiamo mai tradita, che dopo tutti questi anni siamo ancora qui ad attendere gli sviluppi finali? Sono sicuro che qualcuno potrebbe dissentire, mentendo spudoratamente a se stesso.
La mia Colonna Sonora personale
Star Wars è una storia di speranza, di redenzione, di un uomo che è caduto e si è ri-alzato; è un po’ la storia di ognuno di noi ma soprattutto, è la nostra colonna sonora.
Quest’ultima non è una frase da prendere letteralmente, è un concetto che non ho ancora ben sviluppato e deriva da una vicenda accadutami qualche anno fa. Un bel po’, per inciso.
Avevo 16 anni, quel giorno parlavo di musica con un amico metallaro della stessa età. Anch’io ascoltavo quel genere di musica e ammetto di farlo ancora oggi, di tanto in tanto. Non che ci sia nulla di male, per carità, ma a volte è difficile immaginare che un nerdone panzutello, morbidoso e 32enne come il sottoscritto, possa gradire un genere notoriamente considerato “hard”.
Comunque, il mio interlocutore mi aveva appena confidato di gradire molto un gruppo il cui nome non è importante da citare; così, gli chiesi se si trattasse della sua band preferita. La risposta fu, citando testualmente: “we compa, non sono la mia band preferita. Sono la colonna sonora della mia vita“.
In quel momento capì due cose sul mio misterioso amico: la prima era che anche gli adolescenti metallari potevano insegnarmi qualcosa. La seconda, sicuramente più interessante, era il motivo per cui canticchiava in continuazione i brani di quel gruppo.
A chi non succede? Tutti abbiamo canticchiato determinate canzoni a seconda del nostro stato d’animo ma ciò che il mio vecchio compagno di classe voleva dire è che con quella musica dava un significato agli eventi della sua esistenza.
Per questo, oggi, sono sicuro più che mai che Star Wars sia la mia colonna sonora. Non nel senso di ritrovarmi al bancone degli affettati fischiettando la marcia imperiale, ma in quello di trovare degli insegnamenti attraverso le immagini e le storie della saga, e farli miei.
Il più grande maestro, il fallimento è! (Yoda)
Io all’esame di ammissione per l’albo dei g********i professionisti.
Chi è più pazzo, il pazzo o il pazzo che lo segue? (Obi Wan)
Io, ogni volta che mi danno del matto da legare.
Mi sta accadendo qualcosa, non sono il Jedi che dovrei essere. Voglio di più… E so che non dovrei. (Anakin)
Io ogni volta che vado da Burger King.
Insomma, per me Star Wars è la risposta a qualsiasi domanda, un po’ come Il Padrino lo è per Joe (Tom Hanks) in C’è posta per te.
Questa storia fa parte di me, come di tutti noi del resto. Non è “solo una band” come direbbe il mio metallaro amico; sono emozioni, sono ricordi e non meno importante, è ormai una tradizione.
Fa parte del nostro modo di pensare, è innegabile. Per alcuni vuol dire anche famiglia. E’ un modo di scappare dalla monotonia, è un modo per ricaricare le pile e cercare di fare meglio. E’ aggregazione sociale, è identità.
Fa parte del nostro quotidiano oltre che essere una fonte di ispirazione per molti. Ma cosa ancora più bella e troppo spesso sottovalutata dai fan più estremisti, Star Wars è felicità. Non è un caso che si dica: si torna sempre dove si è stati bene. E questa “Galassia Lontana Lontana” l’abbiamo raggiunta brevemente, ogni volta che ne avevamo bisogno.
Mi rivolgo a coloro che non nutrono molte aspettative su L’Ascesa di Skywalker: come possiamo anche solamente pensare che questo film non sia importante?
Oggi, finisce davvero un’era; il cerchio si chiude. Vi auguro solo di godervelo e aggiungere un’altra tacca alla lista dei vostri più bei ricordi sull’epopea di Skywalker. Non avremo possibilità di rifarlo. Che la forza sia con voi tutti, sempre.
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