In un’edizione in cui i riflettori erano puntati tutti su Joker, arriva la grande e forse non così scontata sorpresa: gli Oscar 2020 hanno premiato Parasite come migliori film dell’anno, oltre a coronarlo come titolo storico dato che si tratta del primo film in lingua non inglese, a ricevere tale prestigio.
Il meglio dagli Oscar 2020
La consegna del premio come miglior film è stata effettuata dall’82enne Jane Fonda che si presenta sul palco acclamata da una calorosa standing ovation. I membri del cast hanno poi ritirato anche le statuette di miglior film internazionale, miglior sceneggiatura e miglior regia.
Bong Joon-ho, già vincitore della Palma d’Oro di Cannes, ha raccontato – nel suo lungometraggio – la lotta di classe dove, letteralmente citando le sue parole in un’intervista su La Repubblica, “non ci sono né buoni, né cattivi”.
I migliori attori hanno rispettato gli esiti dei preliminari alle varie kermesse cinematografiche dei mesi scorsi. Joaquin Phoenix ha primeggiato sul titolo di miglior attore protagonista e Renéè Zellweger ha conseguito il medesimo risultato per quello di attrice. Laura Dern e Brad Pitti, invece, hanno trionfato sul titolo di migliori attori non protagonisti.
Successo limpido anche per Sam Mendes che con il suo film bellico, 1917, ha agguantato gli “Oscar tecnici” più ambiti: miglior effetti speciali, miglior fotografia e miglior montaggio sonoro.
C’ra una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino non passa inosservato conquistando due statuette.
La serata si è sviluppata priva di argomenti politici ma costellata da frangenti musicali grazie alle performance di Elton John, Cynthia Erivo e Billie Eilish.
C’è qualche battuta sull’assenza candidature femminili al titolo di miglior regia e sulla mancanza di afroamericani in gara ma in generale, quella del 2020 verrà ricordata come una cerimonia senza particolari incidenti.
Joaquin Phoenix non si lascia scappare l’occasione di parlare della sua “lotta vegana” durante il monologo susseguito alla premiazione che ha incluso tanti e importanti temi, forse troppi da affrontare tutti insieme ma comunque di spessore:
Ho pensato molto alle questioni difficili che stiamo affrontando collettivamente, dobbiamo diventare portavoce di altre cause: parliamo di disuguaglianze di genere, degli afroamericani, dei nativi, della comunità LGBT. Parliamo sempre di una razza che vuole prevalere sugli altri, penso che siamo diventati così disconnessi dalla natura e crediamo di essere al centro di tutto, come quando rubiamo il latte alla mucca per il suo vitellino. Abbiamo paura di cambiare, ma gli esseri umani sono pieni di inventiva che se usiamo la compassione possiamo realizzare sistemi che funzionino.
Ma l’argomentazione più emozionante arriva quando l’americano parla del suo passato personale:
Io ho fatto cose terribili nella mia vita, sono stato un collega difficile ma tanti che sono in questa sala mi hanno dato una seconda opportunità. Qui viene il meglio dell’umanità. Quando mio fratello (River Phoenix, deceduto a 23 anni) aveva 17 anni ha scritto queste parole: ‘Corri in soccorso di qualcuno con amore e troverai la pace’.
Renée ZellWeger, per la sua Judy, ha espresso parole entusiastiche definendo il film come una delle esperienze più speciali della sua carriera. Ha poi dedicato il premio a suo padre e sua madre, raccontando:
Quest’ultimo anno in cui abbiamo celebrato Judy Garland è stato un modo bello per ricordarci che ci sono eroine che ci ispirano e ci uniscono, ci fanno pensare che ci sono tante cose che ci fanno andare nella stessa direzione.
Janelle Monae e Billy Porter hanno aperto il sipario della cerimonia insieme al corpo di ballo, con uno spettacolo in stile “musical” che ha fatto da collage di omaggio per i film candidati agli Oscar. I riflettori, poi, si spostano su Steve Martin e Chris Rock i quali non potevano esimersi dal lanciare qualche frecciatina divertente.
Bella la prima stagione di The Irishman!
Chris Rock
Numerose star hanno solcato il palco del Dolby Theater, nessuna delle quali alla sua seconda volta consecutiva, per consegnare le statuette. Spike Lee si è mostrato con uno smoking giallo-viola per omaggiare il compianto giocatore dei Lakers, Kobe Bryant.
Natalie Portman, invece, ha indossato una cappa con ricamati sopra i nomi delle registe che non sono state prese in considerazione per la candidatura agli Oscar. Anche l’anno scorso, l’attrice statunitense aveva fatto scintille con l’argomento citando “ecco i candidati tutti maschi” al momento della premiazione a lei incaricata.
Altro intervento memorabile è quello di Brad Pitt che dopo aver ritirato il titolo per il suo ruolo in C’era una volta a… Hollywood, ha detto:
Questo premio è per Quentin Tarantino: originale, unico, più che raro. Il cinema sarebbe triste senza di te, mi piace il fatto che cerchi sempre il meglio. Non potrei non essere tuo amico Leo e grazie a tutto il resto della troupe. Dobbiamo dimostrare affetto per i nostri stuntman, le nostre controfigure, penso ai miei genitori che mi portavano al drive in e a tutte le persone che mi hanno aiutato a essere qui. Questo va ai miei bambini, faccio tutto per voi.
Il miglior film d’animazione, è stato assegnato a Toy Story 4; molto chiacchierata la sua scelta, in questi istanti, dalle community online.
Lo spettacolo è continuato con l’intervento di Idina Menzel e di tutte le altre “Elsa” dei doppiaggi internazionali (anche se mancava l’italiana Serena Autieri) che hanno performato un momento musicale a tema Frozen.
La migliore sceneggiatura non originale è stata invece assegnata a Taika Waititi per la sua commedia Jojo Rabbit. Il regista neozelandese, in riferimento proprio alla sue origini, ha poi detto:
Lo dedico a tutti i bambini indigeni nel mondo che vogliono raccontare storie. Siamo tutti narratori e possiamo arrivare fin qui.
Laura Dern che ha conquistato l’Oscar come migliore attrice non protagonista, ha espresso altra positività:
Noah ha scritto un film che parla d’amore, che di ponti che si possono costruire per tenere insieme una famiglia e anche questo nostro pianeta. Si dice che non bisognerebbe mai conoscere i propri eroi, ma se uno ha la fortuna di averli come genitori come Diane Ladd mia madre e Bruce Dern, mio padre è il massimo. Questo è il miglior regalo di compleanno che si possa desiderare.
Musica di nuovo in scena, questa volta però è quella di Eminem che spunta a sorpresa e attiva la platea con un brano storico: Lose Yourself. Leonardo DiCaprio e Brad Pitt si mettono a ballare dopodiché Randy Newman suona al pianoforte la sua canzone di Toy Story 4.
Intanto, altre importanti statuette vengono consegnate a 1917 per miglior sonoro e migliori effetti speciali mentre Le Mans ’66 riceve il miglior montaggio. Miglior fotografia ancora una volta a Roger Deaking che due anni fa aveva conquistato la medesima grazie a Blade Runner 2049; questa volta è sempre per il titolo bellico, 1917.
Particolarmente apprezzata, poi, la performance di Cythia Erivo dal film Harriet che è stata accompagnata da un coro gospel da brivido.
Miglior trucco e parrucco è andato a Bombshell i cui truccatori, Kazu, Hiro, Vivian Baker e Anne Morgan, hanno omaggiato Charlize Theron “per aver alzato l’asticella di questo mestiere”.
Penelope Cruz ha aperto successivamente la busta per il miglior film internazionale ma come sappiamo, il risultato non ha favorito l’amico Pedro Almodovar ma Parasite di Bonh Joon-ho.
Di nuovo musica con Elton John che canta (I’m Gonna) Love me again della OST di Rocketman. Insieme a lui, tre eroine che sono Sigourney Weaver, Brie Larson e Gal Gadot. “Siamo qui per dire che tutte le donne sono supereroine”, hanno detto e non è un caso che sia stata Hildur Guðnadóttir (per la colonna sonora di Joker) a vincere l’Oscar di categoria.
La compositrice ha poi dedicato il premio “per le ragazze, le donne, le madri, le figli che sentono musica che riesce a uscire dal cuore alzate la voce, abbiamo bisogno di sentirvi”.
Sulle note di Yesterday, cantata dalla giovanissima Billie Eilish, c’è stato il tradizionale In Memoriam con le immagini della celebrità che sono venute a mancare di recente (Kobe Bryant a Kirk Douglas).
Spike Lee, infine, ha premiato il miglior regista. Bong Joon-ho, in merito all’onore ricevuto ha affermato: “dopo aver vinto il premio per il film internazionale pensavo che la serata fosse finita qua. Quando ero giovane e studiavo cinema si diceva ‘più si è personali e più si è creativi’ e questa è una citazione al grande Martin Scorsese“. E invita tutti ad alzarsi in piedi per il regista di The Irishman “a scuola ho studiato tutti i suoi film, è stato un enorme onore essere candidato con lui e con Quentin che conosce i miei film più di quanto siano conosciuti in Corea.”
That’s all folks.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.