Amarelli: il museo della liquirizia che non ti aspetti

Gli Amarelli furono una delle più potenti e ricche famiglie del cosentino e tra le prime a scoprire l'arte della liquirizia e a tramandarne la tradizione. Non a caso, l'azienda ha investito in una campagna basata sulla condivisione culturale, creando un vero e proprio museo della liquirizia.

Gli Amarelli furono una delle più potenti e ricche famiglie del cosentino e tra le prime a scoprire l’arte della liquirizia e a tramandarne la tradizione. Non a caso, l’azienda ha investito in una campagna basata sulla condivisione culturale, creando un vero e proprio museo della liquirizia aperto a tutti.

Originari di Rossano Calabro (Cosenza), la loro opera vive ancora oggi, testimone di un patrimonio culturale (e industriale) importante e famoso in tutto il mondo.

Attualmente la fabbrica della famiglia è intatta e funzionante, mentre oggetti e macchinari e molte altre curiosità di quell’epoca, sono custoditi nel museo a loro dedicato.

La Famiglia Amarelli

La famiglia vanta antiche tradizioni nobiliari e da parecchie generazioni si fregia del titolo baronale. Gli Amarelli sono presenti in calabria dall’anno 1000 e vantano un antenato crociato il cui nome era Alessandro Amarelli – che morì nel 1103 in Palistina. Solo alla fine del 1800, la famiglia affiancò la propria attività di lavorazione dei campi all’interesse per una radice particolare, scoperta circa 3500 anni fa dai cinesi.

Questa pianta porta il nome scientifico di Glycyrrhiza glabra, popolarmente conosciuta come liquirizia – una radice commestibile e di difficile lavorazione che può arrivare anche a 2 metri di profondità.

Amarelli
Concio Amarelli

Inizialmente, l’azienda si dedicava solo alla raccolta e alla vendita di tale specie vegetale; la pianta era molto nota nel cosentino anche per le sue proprietà farmaceutiche.

Successivamente, nel ‘500, la famiglia Amarelli espanse i suoi piani commerciali in merito a questo prodotto e nel 1731 venne fondato il primo “concio”, ovvero la fabbrica dove si estraeva il succo di liquirizia pura, ancora oggi funzionante.

L’esaltazione del gusto del prodotto finale era – e lo è ancora oggi – favorita dalle condizioni climatiche e dalla ricchezza di minerali nel terreno dell’intero versante ionico; qui, la pianta cresce particolarmente rigogliosa e in grande quantità.

Mac Andrews and Forbs e la Lealmair

Nei primi decenni del ‘900, gli Amarelli aumentarono le tipologie di prodotti per affrontare la concorrenza: in particolare una potente industria dolciaria statunitense si instaurò nel territorio, acquistando materie prime in Calabria e lavorandole all’estero.

Gli Amarelli, in questo arco di tempo furono in serie difficoltà, tra la fabbrica e la manodopera e i macchinari un po’ antiquati; dovevano escogitare qualcosa per non far fallire l’azienda.

scatole liquirizia
Le scatole di metallo originali Amarelli

Nel 1924, alla morte del padre e fondatore, l’azienda passò ai 3 fratelli: Fortunato che si dedicò all’amministrazione, Pasquale che si occupava della commercializzazione e Giorgio, addetto alla direzione della produzione.

In questo stesso anno, rinnovarono alcuni macchinari e con l’aiuto di ben 85 addetti alla manodopera, abbreviarono i tempi del prodotto finale. Inoltre studiarono un nuovo prodotto in linea con le caratteristiche storiche della liquirizia Amarelli.

Nel concio, nacque il surrogato Lealmair! La pratica consisteva nell’utilizzare amidi insieme alla cottura della liquirizia, nella realizzazione di vari prodotti per lo più dolciari.

In particolare fu utilizzata la famosa gomma arabica importata da una tribù africana, con cui ancora oggi sono in contatto…

Oggi come allora, nella fabbrica veniva utilizzata una piccola parte di questo elemento totalmente naturale che conferisce alla liquirizia una leggera elasticità e morbidezza. Famose sono le caramelle alla liquirizia a forma di pesce.

Giuseppe Amarelli ha sempre avuto un interesse nei confronti della tecnologia che si stava affermando; egli stesso, nel 1974, commissionò un sistema computerizzato a schede perforate di comando del ciclo di cottura della radice.

Dopo la morte dei due fratelli negli anni ’80, a Giorgio passò l’intera attività imprenditoriale che oramai si era affermata e diventata famosa in tutto il mondo.

Come veniva lavorata la liquirizia nell’azienda Amarelli

Sia la raccolta che la lavorazione della radice avveniva nella maniera più naturale possibile.

Estratta la radice, questa viene fatta bollire per diverse ore all’interno di un pentolame, necessaria per l’estrazione del succo puro. Il risultato è una pasta densa, nera, lucida e profumatissima che deve essere lavorata e stirata in breve tempo.

pasta di liquirizia amarelli
Pasta di liquirizia in lavorazione

E’ quando la pasta è ancora calda che è possibile modellarla nella forma desiderata attraverso una serie di macchinari, prototipi dello stesso Giorgio Amarelli.

Tra le caramelle più famose troviamo gli Assabesi il cui nome risale al 1884, quando, in occasione dell’Esposizione Generale Italiana di Torino furono presentati e alcuni abitanti nella baia di Assab, nel Corno d’Africa – detentori della gomma arabica.

Altri prodotti strettamente tipici della famiglia, sono la spezzata (di liquirizia pura e dalla consistenza solida), i Rombetti, i Bianconeri e i Sassolini di Amarelli all’anice con cuore di liquirizia.

Il Museo della Liquirizia Amarelli

Per conservare l’intera storia della famiglia, nel 2001 nasce il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli” al cui interno sono esposti gli attrezzi utilizzati per lavorare la liquirizia – la cui pratica di estrazione e lavorazione viene attualmente utilizzata – ma anche incisioni, libri e foto d’epoca, gli abiti utilizzati che risaltano le usanze di quei tempi.

museo amarelli
Una sala del Museo della Liquirizia Amarelli

Gli stampini che hanno fin dai tempi della nascita dell’azienda, caratterizzato il marchio, il passaggio dalla macchina da scrivere ai sistemi computerizzati e tante altre curiosità sulla famiglia, usi e costumi.

Nel museo sono esposti anche le scatoline porta liquirizia, originali ed esclusive Amarelli vendute in tutte il mondo e da oggi anche personalizzabili e la locandina.

Impossibile non rimanere affascinati dal fumaiolo con le iniziali del Barone Nicola Amarelli; all’esterno del concio si trova il “Museo Open Air” con un’ esposizione dei pezzi industriali d’epoca.

Di effetto è l’esposizione delle ruote – totalmente fatte di liquirizia e dal peso di ben 70 Kg – realizzate dall’Amarelli con la collaborazione della Pirelli in occasione dei 60 anni di attività. La mostra di questi due dolci pneumatici arrivò fino a Shangai, in Cina, durante l’Expo 2010.

Alla sua inaugurazione, il museo ricevette il Premio Guggenheim Impresa e Culturanel nella sezione aziende debuttanti, mentre nel 2004 è stato dedicato un francobollo nella serie filatelica italiana “Il patrimonio artistico e culturale italiano“. Il Museo è il secondo d’impresa più visitato in Italia dopo la Galleria Ferrari di Maranello.

Una gustosa avventura alternativa in compagnia di Cultura e Liquirizia

Vi raccontiamo tutto ciò per un motivo davvero banale. Ci siamo imbattuti in questa iniziativa per puro caso, non avremmo mai potuto dimenticarci di parlarvene.

Il Museo Amarelli è un’attrattiva inaspettata e al tempo stesso un must per chiunque visiti la calabria. Se da un lato, il meridione è simbolo di “desolazione” economica e culturale, è anche vero che con un po’ di attenzione è possibile scoprire delle vere e proprio oasi costruite da appassionati sognatori.

Questo viaggio alla scoperta della Liquirizia non rappresenta solo una meta turistica da ambire durante le festività ma è anche la dimostrazione che la punta dello stivale non è la fine della cultura italiano ma semplicemente, un altro punto di partenza.

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Tiziana

Difficilmente avvisterete questa donzella in città. Ama la natura e tutto ciò che ne fa parte ma non mettetela alla prova; farebbe di tutto per salvare il pianeta Terra, non si direbbe altrettanto per alcuni umani. Adora gli animali a tal punto da aver sviluppato un linguaggio che usa per comunicare esclusivamente con la fauna. E’ costantemente in compagnia dei suoi più fedelissimi collaboratori: Mirko e Billy. Laureata in Scienze Naturali, nel tempo libero decide di condividere le sue conoscenze con il Bosone. A proposito, Billy e Mirko non sono umani. Sono i suoi zupi.
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