“L’anoressia non è come un raffreddore.
Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince.
L’anoressia è un sintomo.
Che porta allo scoperto quello che fa male dentro” – Volevo essere una farfalla.
È un tarlo.
Quel persistente battito d’ansia.
Quella voce che ti opprime, quegli occhi che ti guardano mentre tu non puoi fare niente.
Se non fare finta di non ascoltare gli insulti e di non sentire addosso lo sguardo di quelli che giudicano e disprezzano e feriscono.
Così profondamente che non riesci a guarire.
È così che si diventa anoressici.
Gli standard fisici, certo, li abbiamo affrontati tutti almeno una volta.
Chi di noi non è mai stato giudicato?
Chi fra noi non si è mai sentito indegno?
E magari ci siamo fatti una risata, o ci siamo un po’ offesi. Ci siamo messi a dieta, al massimo.
Ma se il corpo perfetto viene imposto a persone che non hanno la forza di combattere quegli assurdi standard, si può arrivare all’anoressia.
Questa è una realtà che dovremmo conoscere bene.
Eppure ci sono cose che non sappiamo e che dovrebbero davvero sconvolgerci tutti, nerd e non.
PRO-ANA
Mastica e poi sputa tutto
Guarda spesso foto di modelle e attrici a cui ispirarti
Inventati allergie a certi cibi
Non parlare mai del tuo peso con nessuno per non destare sospetti
Ecco alcuni consigli che si possono trovare in un gruppo pro-anoressia.
Perché si.
Esistono dei gruppi whatsapp e siti web che, invece di incoraggiare autostima e accettazione, celebrano l’anoressia come la giusta via da seguire.
Ci sono addirittura dei comandamenti da rispettare, ad esempio:
Essere magri è più importante che essere sani
Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo
I commenti sono di ragazze fra i 12 e 14 anni, che si dicono fiere di pesare 40kg e ringraziano il sito per il supporto.
Ma Perché?
Prima di destare dalla tomba tutti gli antenati degli autori (più spesso autrici) di questi gruppi, ricordiamo qualcosa di importante.
Chi scrive è malato, soffre di anoressia e disprezza gli ex-anoressici perché “non ce l’hanno fatta”.
I siti web sono pieni così di commenti volti a scoraggiare le ragazze dal cadere così in basso.
Ci sono storie di ex pro-ana che ricordano la tristezza e il dolore costante di quella malattia, ma niente.
Perché “Ana è il mio stile di vita, se non sei d’accordo esci dal blog”.
Il fatto è che non si può aiutare qualcuno che ormai è malato semplicemente con qualche parola.
Tutto questo ci fa arrabbiare, è normale voler aiutare queste ragazze.
Ma non siamo noi che possiamo aiutarle. Serve conforto dagli amici e dai parenti, ricoveri in cliniche specializzate.
Quello che noi possiamo fare è non lasciare che accada a chi ci sta vicino.
Se una tua amica è in sovrappeso e vuoi aiutarla, pensi che possa esserle utile un: “come fai a vivere così, mettiti a dieta”?
No, non sei di aiuto. Se vuoi aiutare qualcuno, non lo umili.
Se chi incontrate in strada non è come secondo voi dovrebbe essere, perché non vi fate i cavoli vostri invece di guardarlo male e prenderlo in giro?
Perché alcuni non sono così forti. Perché queste parole, questi sguardi, restano.
Ormai dovremmo saperlo, no?
QUESTO NON È IL MIO CORPO
Sono molte le storie che parlano di disturbi alimentari.
Quest’anno abbiamo To The Bone (fino all’osso), con Lily Collins e Keanu Reeves.
La protagonista del film è proprio una ragazza che soffre di anoressia, Ellen.
Dopo tanti fallimenti, Ellen fa l’ennesimo tentativo in una casa famiglia guidata da un medico con metodi poco ortodossi.
Ma quello che davvero mi ha scioccata è il manga “Questo non è il mio corpo” di Moyoco Anno.
Un titolo una rivelazione, si può dire.
Il manga parla della office Lady Noko, che lavora in un’azienda importante.
Noko è leggermente sovrappeso, a dire il vero il suo è il fisico di una ragazza normale.
Ma nell’azienda sono tutte magre e bellissime, come la sua collega Mayumi.
Mayumi è una persona sadica e cattiva che diventa una vera e propria bulla nei confronti di Noko.
La tormenta per il suo aspetto, la mette nei guai a lavoro e le ruba il fidanzato.
Noko è insicura, non riesce proprio ad affrontare simili ingiustizie e, perciò, cade nell’anoressia.
Sono storie, ma non potrebbero essere più reali.
Se abbiamo tutti questi avvertimenti, se conosciamo bene le conseguenze, perché non smettiamo di caderci?
Perché non riusciamo a salvarli?
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