In questi giorni si sta svolgendo l’Open Beta di Battlefield V. Come da prassi, numerose funzioni sono bloccate impedendo un’esplorazione a 360° del titolo, oltre ad alcuni problemi di connettività e bug sporadici che verranno sicuramente risolti nella versione release. Ciò non toglie, però, la piena possibilità di farsi un’idea sulla strada intrapresa dal nuovo titolo dei ragazzi di DICE, ricca di scelte cerchiobottiste. Mi spiegherò meglio a breve.
Video-Articolo
https://www.youtube.com/watch?v=AmX9VMQSto4&feature=youtu.be
La politica di Electronic Arts
Questo gioco ha fatto discutere di sé fin dal primo trailer, per la presenza delle donne. Non mi dilungherò, siccome ho ampiamente scritto a riguardo in un articolo in collaborazione con Joliet Jake. È certamente parte dell’agenda politica di Electronic Arts, imposta alle aziende sussidiare. Battlefield V non è la prima vittima (coff coff Mass Effect: Andromeda coff coff). Senza contare che l’inserimento forzato delle minoranze è un fenomeno che si sta verificando in molteplici opere audiovisive.
E se Electronic Arts dei suoi prodotti ne fa terreno per instillare goffamente la propria retorica, insultando con arroganza potenziali acquirenti in disaccordo, non dovrebbe sorprendersi dell’insorgere di eversori e del conseguente calo di pre-order.
Uno sguardo al comparto tecnico di Battlefield V…
Tuttavia, è sbagliato condannare il nuovo Battlefield V, così come considerarlo un “more of the same”. Mi rendo conto che all’apparenza lo sembri, per via del comparto grafico piuttosto simile al predecessore.
Sia Battlefield 1 sia il V usufruiscono del Frostbite 3 ed entrambi appartengono alla medesima generazione, e così un’ampia schiera di videogiochi i quali non valicheranno un determinato livello tecnico prima della prossima generazione di console.
Benché abbiano aspettato i canonici due anni per far uscire il nuovo capitolo, è quasi un peccato non abbiano atteso di più.
Il comparto tecnico è il vessillo della serie, evolvendosi esponenzialmente ad ogni rilascio, che in questo caso non presenta grandi differenze rispetto a Battlefield 1 se non una palette cromatica dai toni più accesi e alcuni miglioramenti sotto il fronte delle animazioni, per esempio quando si sfonda una finestra, ci si stende supini, quando si esce da un veicolo o se si corre accovacciati, oltre che della fisica e degli effetti particellari, con particolare attenzione agli agenti climatici. In ogni caso, è il core del titolo a cambiare principalmente, il gameplay.
…e alle nuove meccaniche
Battlefield V garantisce una certa continuità col game design di Battlefield 1, che incoraggiava la cooperazione e rendeva difficile le frag solitarie, specialmente a mezzi corazzati. E arricchisce l’eredità con nuovi cambiamenti, quali l’assenza di rigenerazione automatica della vita e la penuria di munizioni (costringendo così i giocatori a supportarsi più spesso con kit medici e scorte di munizioni), l’impossibilità di spottare i nemici con “Q”, rimpiazzato da un mark che resta immobile (solo gli scout col periscopio possono marcare i nemici come in passato potevano fare tutte le classi), la possibilità di trainare l’artiglieria fissa con i carri armati, la possibilità di edificare difese e la nuova meccanica del revive.
Nonostante le mie iniziali considerazioni sulla possibile introduzione di meccaniche sandbox in Battlefield V, gli sviluppatori hanno in verità edulcorato la feature di costruzione.
La scelta tra scavare buche, piazzare sacchetti di sabbia, filo spinato, etc. è solo apparente, siccome si possono erigere fortificazioni solo in punti predeterminati e non è possibile scegliere COSA costruire, è un processo automatico. Ciò che poteva divenire uno strumento per ampliare le tattiche di gioco è a dirla tutta molto limitato.
Il nuovo revive è un’operazione delicata, il quale ci renderà vulnerabili negli interventi di primo soccorso. Adesso tutte le classi possono rianimare i propri compagni caduti, purché facciano parte del proprio team da 4 persone, ma è un processo piuttosto lento (per evitare dunque di essere esposti al fuoco nemico, è possibile spostare il corpo del caduto, ma questa meccanica ancora non è disponibile in Beta).
Il medico invece può rianimare chiunque, ma anche per lui il revive non sarà più immediato, seppur più veloce rispetto alle altre classi.
Ciò che modificherei è il cooldown prima di spirare definitivamente, per me da rimuovere. È praticamente un tempo di attesa extra che, in caso non si venisse rianimati, non verrà decurtato dal tempo di respawn. Il vecchio sistema andava più che bene, se si moriva si attendeva il tempo di respawn e in quel frangente si poteva essere comunque rianimati da un medico.
Un grinding più necessario rispetto al passato
Di Battlefield non ho mai apprezzato il grinding necessario per ottenere equipaggiamento migliore, che non si confà al genere FPS, ed in questo capitolo si sente ancor di più visto che è necessario salire di rank addirittura con le armi per personalizzarle con accessori vari, e lo stesso vale per i carri. D’altra parte, almeno nella Beta, pare che salire di grado sia un’operazione piuttosto rapida.
Gradirei venisse compiuto un bilanciamento migliore per il roster delle armi, così che ognuna abbia pregi e difetti per evitare fucili universalmente migliori rispetto ad altri. Affinché il titolo non sia “rewarding” in base al tempo trascorso in gioco e alle armi ottenute, che spesso consegue in un K/D ratio maggiore, piuttosto che sulle proprie skill (comunque necessarie, in special modo per la conoscenza delle mappe ed un corretto posizionamento).
Considerando queste premesse, si direbbe che la serie stia procedendo su una deriva “hardcore”, eppure tutto ciò è totalmente in screzio col nuovo gunplay, il quale rappresenta il cambiamento sostanziale di Battlefield V e un contrappeso a quanto descritto poco fa.
Il gunplay procede in direzione opposta rispetto a Battlefield 1
DICE ha fatto della rimozione della traiettoria randomica del proiettile il suo cavallo di battaglia, ed è stata una buona idea. Eppure, il lavoro generale svolto sulla balistica mi perplime. Lo shooting è intuitivo, il rinculo è facilmente gestibile, la dispersione dell’arma è piuttosto ridotta e la caduta del proiettile meno severa. Per quanto su lunghe distanze resti comunque sbagliato sparare in automatico, è possibile notare che anche le armi dell’assalto da lontano colpiscano ed uccidano. In Battlefield 1 tutto ciò era impensabile.
Non è neanche più possibile calibrare il mirino dello scout con “V”, come accadeva in passato, ma di fatto non è più necessario; visto che non servirà collimare la mira così in alto contro un bersaglio distante. È da tenere in considerazione però l’assenza di mappe estese nell’Open Beta.
Le armi restituiscono un feedback, così come il level design di mappe come Narvik: un paesino innevato della Norvegia composto da un agglomerato di case, in contrapposizione ai vasti scenari urbani a cui la serie ci sta abituando (i quali comunque in questo nuovo sparatutto sono presenti), insieme alla modalità spettatore che ci mostra in terza persona i nostri compagni, che ricordano molto Battlefield: Bad Company 2.
È possibile che gli sviluppatori mettano mano ai valori computazionali delle armi e le “nerfino”. Resta il fatto che il nuovo gunplay è un contentino a chi ha odiato la controversa giocabilità di Battlefield 1.
Capite cosa intendevo all’inizio? Un colpo al cerchio ed uno alla botte.
L’obiettivo è di accontentare i Social Justice Warrior, accontentare chi detesta Battlefield 1 ma allo stesso tempo accontentare anche chi ne apprezza l’accentuata difficoltà e la forte componente cooperativa, oltre che ad accontentare chi ama le Battle Royale.
A proposito di quest’ultimi, è necessario ricordare che Battlefield V è il capitolo più vasto. All’interno troviamo numerose modalità, tra cui la sopracitata Battle Royale e il ritorno del coop fino a 4 giocatori. È presente anche Tides of War, nient’altro che un supporto post-lancio che introdurrà eventi e nuove mappe col passare del tempo. Una sorta di “Premium Pass”, ma gratuito.
Nel tentativo di soddisfare una così ampia porzione di pubblico però, è molto probabile fallire e ottenere il risultato opposto.
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