Da migliaia di anni, la storia dell’Arca di Noè affascina, incuriosisce e divide credenti, storici e scienziati. È una delle narrazioni più conosciute della Bibbia, ma anche una delle più diffuse in quasi tutte le culture del mondo antico. Il racconto di un diluvio catastrofico che travolge la Terra, lasciando in vita solo un piccolo gruppo di sopravvissuti, è presente nei testi sacri di popoli lontanissimi tra loro: dai Sumeri ai Babilonesi, dagli antichi Greci agli Indiani, fino agli Aztechi e ai Maya. Ovunque, l’immagine dell’umanità punita dalle acque e poi salvata grazie a un vascello costruito su ordine divino si ripete come un eco universale.

Secondo la tradizione biblica, Dio, deluso dalla corruzione dell’uomo, decise di purificare il mondo con quaranta giorni e quaranta notti di pioggia. Solo Noè, descritto come giusto e fedele, fu scelto per sopravvivere e per garantire la continuità della vita. Su indicazione divina costruì un’enorme imbarcazione, l’Arca, destinata ad accogliere la sua famiglia e una coppia di ogni specie animale. Quando le acque si ritirarono, l’Arca si sarebbe posata sul monte Ararat, in Anatolia, segnando la fine del diluvio e l’inizio di una nuova era per l’umanità.
Origini del mito e catastrofi reali
Molti studiosi hanno cercato di capire se dietro il mito biblico si nasconda un evento storico reale. Alcuni ritengono che il racconto dell’Arca sia il ricordo di una catastrofe naturale avvenuta davvero, migliaia di anni fa. Secondo una teoria, un immenso cataclisma avrebbe colpito la Terra tra il 10.500 e il 12.000 a.C., forse causato dall’impatto di un asteroide. L’austriaco Otto Munch arrivò persino a indicare una data precisa: l’anno 8496 a.C., quando, secondo i suoi studi, un corpo celeste avrebbe provocato terremoti e maremoti devastanti in ogni parte del pianeta.
Altri ricercatori fanno risalire l’evento a circa il 2300 a.C., epoca che coincide con numerosi miti di alluvioni tramandati in culture diverse. La spiegazione più accreditata dalla comunità scientifica, però, riguarda una catastrofica inondazione che avrebbe interessato la regione del Mar Nero intorno al 5000 a.C. Un innalzamento improvviso del livello delle acque avrebbe sommerso vaste aree abitate, ispirando forse il ricordo collettivo di un diluvio che “coprì tutta la Terra”.
La costruzione dell’Arca e i suoi misteri
Nel libro della Genesi, le dimensioni dell’Arca di Noè sono descritte con sorprendente precisione: trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Convertendo l’antica misura, l’imbarcazione avrebbe avuto circa centotrentasette metri di lunghezza, ventitré di larghezza e quattordici di altezza. Un colosso di legno paragonabile a una moderna nave da carico.

Il materiale usato, chiamato “legno di gopher”, resta un enigma. Non è chiaro se si trattasse di una specie oggi scomparsa o di una traduzione imprecisa. Alcuni ingegneri hanno tentato di calcolare la capacità dell’Arca, stimando che potesse contenere fino a quarantamila animali di taglia media. Altri, più scettici, ritengono invece impossibile che una costruzione simile, realizzata con le conoscenze tecniche dell’epoca, potesse resistere a una tempesta planetaria. Eppure, il fascino del racconto rimane intatto: l’idea che una famiglia e una “campionatura” di tutte le specie viventi abbiano trovato rifugio in un’unica nave rappresenta uno dei simboli più potenti della speranza umana.
Simbolo o realtà? Il significato nascosto dell’Arca
Non tutti gli studiosi ritengono che l’Arca debba essere interpretata in senso letterale. Alcuni la considerano un racconto allegorico, una grande parabola sulla distruzione e la rinascita, in cui le acque del diluvio simboleggiano la purificazione del mondo. I tre “piani” dell’Arca, inferiore, medio e superiore, sarebbero la rappresentazione di un universo tripartito: le acque, la terra e i cieli. In questa lettura, il viaggio di Noè diventa una metafora del cammino spirituale dell’umanità attraverso il caos verso la salvezza.
Anche i numeri del racconto, così precisi e ripetuti, avrebbero un valore simbolico: il tre, il quaranta, il sette ricorrono in molti testi sacri e rappresentano perfezione, prova e compimento. L’Arca, dunque, non solo un rifugio fisico, ma un archetipo universale di speranza e rigenerazione.
Le ricerche archeologiche sull’Arca
Da secoli, esploratori e ricercatori cercano le tracce dell’Arca di Noè. Il luogo indicato dal testo biblico, il monte Ararat, si trova nell’attuale Turchia orientale, vicino al confine con l’Armenia. Negli anni Sessanta, un maggiore dell’aviazione turca, S. Kurtis, fotografò dall’alto una formazione ovale simile a una nave incastonata tra le rocce del massiccio. Quelle immagini fecero il giro del mondo, alimentando la speranza di una scoperta straordinaria.
Da allora, spedizioni scientifiche e religiose si sono susseguite, compresa quella dell’italiano Angelo Palego, che dedicò anni a questa ricerca. Tuttavia, nessuna indagine ha mai portato a una prova definitiva. Le presunte strutture individuate sull’Ararat si sono rivelate spesso conformazioni geologiche naturali. La comunità scientifica resta prudente: le prove mancano, ma il mito persiste, sospeso tra fede e leggenda.
Un racconto universale tra scienza e mito
Molti elementi della storia dell’Arca di Noè trovano riscontro in racconti simili diffusi in tutto il mondo. Dalla Mesopotamia proviene la leggenda di Utnapishtim, protagonista dell’Epopea di Gilgamesh, che sopravvive a un diluvio costruendo una nave gigantesca. In Grecia, Deucalione e Pirra ripopolano la Terra dopo una grande inondazione. Tra gli indiani, i cinesi e persino tra i popoli delle Americhe, emergono versioni analoghe della stessa vicenda.

Questo sorprendente parallelismo suggerisce che l’idea di un grande diluvio possa affondare le radici nella memoria collettiva dell’umanità. Forse, nel remoto passato, un evento naturale di proporzioni eccezionali ha segnato indelebilmente l’immaginario dei popoli, trasformandosi col tempo in mito e in simbolo di salvezza divina.
Che l’Arca sia esistita o meno, il suo significato va oltre la materia e il tempo. Rappresenta la forza della sopravvivenza, la fiducia nella possibilità di ricominciare e la consapevolezza che, anche nelle tempeste più violente della storia, l’uomo ha sempre cercato una via per salvarsi e per salvare il mondo insieme a sé.
Fonte: https://www.focus.it/cultura/storia/esiste-l-arca-di-noe-perche-fu-costruita





