L’attesissima quinta stagione di Better Call Saul, spinoff di Breaking Bad, procede a spron battuto su Netflix e benché solo al terzo episodio, c’è già molta carne al fuoco.
Uscito il 24 Febbraio, praticamente in contemporanea con gli States, Better Call Saul 5 è subito entrato nel pieno dell’azione, pur mantenendo i classici tempi di narrazione delle precedenti stagioni.
Le trame di Jim Mcgill – in cui finalmente vediamo il passaggio ufficiale al più noto nome Saul Goodman – e Mike Ehrmantraut continuano ad avvicendarsi ed avvicinarsi, vedendo l’evoluzione dei personaggi in chi abbiamo avuto modo di conoscere in Breaking Bad, con una non più lenta corruzione, dettata dai tanti fattori esterni che si avvicendano da oltre 40 puntate passate.
Better Call Saul 5 e il ritorno di un vecchio amico
Oltre alla conferma dell’ottimo cast delle precedenti stagioni tra cui la recente new entry, Lalo Salamanca, interpretato da Tony Dalton, a fare la sua ricomparsa è un amatissimo personaggio di Breaking Bad: Hank Schrader, irreprensibile agente della DEA, nonché cognato di Walter White. Insieme al collega Steven Gomez sembra che ci faranno compagnia fino alla fine della serie, stando a quanto riferito da Vince Gilligan, ideatore di spinoff e saga originaria.
Del resto, l’inserimento di qualche personaggio positivo in più era decisamente necessario a riequilibrare gli eventi in gioco, fin dalla prima puntata.
In rete si vocifera anche di un cameo che farebbe felice i fan della serie, ovvero il fantastico e controverso Jesse Pinkman ma sembra che Aaron Paul abbia già fatto il suo canto del cigno per la produzione con il film sequel di Breaking Bad, El Camino. Sognare è gratis, però.
Dal colpo di scena all’impatto emotivo
Il problema di mantenere l’interesse dello spettatore, arrivati alla quinta stagione di uno spinoff, è qualcosa da non prendere sotto gamba: per forza di cose sai già la direzione che prenderà la trama e di quei personaggi che non facevano parte della serie originale, hai la certezza che, in un modo o nell’altro, usciranno dai giochi.
Better call Saul non fa eccezione ma Gilligan non è uno sprovveduto. Restano focali colpi di scena in pieno stile Breaking Bad ma l’attenzione è deviata sulla forza dell’immagine, delle scene mute (parliamo dei silenzi audiovisivi qui) e apparentemente infinite, condite con una colonna sonora davvero calzante e trasmette tutto ciò di cui ha bisogno una sere per tenere incollati allo schermo ben più che i soli aficionados della serie originaria.
Better Call Saul 5 e basta? No.
L’ansia da fine stagione arriva subito con serie da 10 episodi come BCS, per cui viene subito da chiedersi: ci sarà un’altra stagione?
Ebbene, la risposta per fortuna è sì. Lo Staff è già all’opera con i lavori per la sesta e ultima stagione, che avrà ben 13 episodi, per concludere in bellezza.
L’obiettivo di Gilligan sembra sarà quello di portare la trama esattamente all’inizio di Breaking Bad, quindi la possibilità di qualche cameo importante non è certo da escludersi.
Al pubblico non resta che seguire l’epilogo delle storie dei tanti personaggi coinvolti nelle disavventure dell’avvocato di criminali più famoso di Albuquerque.
You’d Better Call Saul!
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