Un bruco verde, un po’ alieno e un po’ supereroe, sta conquistando internet con una particolarità strana e affascinante: sembra avere la maschera di Iron Man stampata in faccia. Ma non è solo una questione estetica: dietro a questa stranezza naturale si nasconde un meccanismo di difesa evolutiva sorprendente, che sfrutta la paura (anche se a noi fa tenerezza).
Quel bruco con la faccia da Iron Man che, anche se non sembra, è spaventoso
È uno di quegli animali che sembrano usciti da un film di fantascienza ma che in realtà vive tra le piante di oleandro. Il bruco di Daphnis nerii, meglio noto come Sfinge dell’oleandro, è la forma giovanile di una delle falene più grandi e appariscenti d’Europa.
Ma prima di diventare un’elegante creatura notturna, attraversa una fase larvale che curiosamente è diventata famosa sull’internet. Il motivo è presto detto: basta guardarlo per capire la somiglianza con l’eroe Marvel impersonato da Robert Downey Jr, colui che prenderà le parti anche di un cattivo del MCU.
La somiglianza, ovviamente, non è reale ma è un classico caso di pareidolia: quel meccanismo psicologico che ci fa vedere volti e forme familiari dove in realtà non ci sono. E in questo caso, ci sono tutti gli ingredienti per farci cascare: ocelli blu come occhi, contorni bianchi netti, una struttura frontale simmetrica e una forma generale che richiama proprio un elmetto tecnologico.

Il bruco, nella sua fase matura, può raggiungere i 7–8 centimetri e si presenta con una colorazione verde brillante, anche se esistono varianti marroni o rossastre. Gli ocelli, quelle macchie che sembrano occhi ma non lo sono, si trovano sui primi segmenti toracici, sono contornati di bianco e servono a spaventare i predatori, facendolo sembrare molto più grosso e pericoloso di quanto sia in realtà.
Una volta superata la fase da bruco, si trasforma in una delle falene più spettacolari in circolazione. La Daphnis nerii adulta ha un’apertura alare tra i 9 e i 13 cm e un “vestito” mimetico: verde oliva, con onde bianche, rosa e marroni, che sembrano dipinte da un artista psichedelico.
È attiva di notte e, come molte falene della sua famiglia, si nutre del nettare dei fiori, grazie a una spiritromba lunghissima e arrotolata, un po’ come una cannuccia bio high-tech.

Nel suo habitat naturale, Africa, Asia e alcune zone dell’Europa meridionale, è piuttosto diffusa. Ma ogni anno, durante l’estate e l’autunno, le popolazioni migratorie si spingono anche in Italia, soprattutto nel Sud, in Sicilia e Sardegna, grazie anche al cambiamento climatico che allarga i confini delle specie tropicali.
Il bruco si nutre principalmente di oleandro, pianta tossica che, ironicamente, lo rende meno appetibile per i predatori. Non è un caso: la sua colorazione brillante è un chiaro esempio di aposematismo mimetico: un mix di minaccia visiva e veleno implicito. Tradotto: guarda quanto sono vistoso, se mi mangi potresti pentirtene.
A livello scientifico, questo bruco è un piccolo capolavoro di mimetismo difensivo. Non solo segnala la propria tossicità, ma “gioca sporco” facendo leva sul nostro cervello: quel volto da Iron Man comunica una strana forma di intelligenza artificiale, come se dietro ci fosse un disegno…quando in realtà è solo evoluzione.