Il calamaro vampiro è una delle creature più affascinanti e misteriose del regno animale. La sua natura schiva e il fatto che abiti le profondità ancora in gran parte inesplorate dei fondali oceanici lo rende difficile da studiare e da individuare. Ma è grazie a fossili antichissimi che possiamo parzialmente ricostruire la storia e le caratteristiche di questo bellissimo cefalopode.
Identikit del calamaro vampiro
Nonostante il nome, il calamaro vampiro non è una creatura succhiasangue, anzi, è piuttosto innocuo, ma si è guadagnato questo titolo per la straordinaria “cappa” rossa che copre il suo corpo, e che utilizza per minacciare rivali e predatori. Il Vampyroteuthis Infernalis vive nelle zone afotiche (cioè prive di luce) degli abissi, e grazie al suo straordinario metabolismo lento, è in grado di sopravvivere anche in condizioni così profonde ed ostili, quasi senza ossigeno e con pochissima presenza di fauna marina.
Il calamaro vampiro ha anche dei superpoteri: i suoi otto tentacoli sono coperti di organi luminosi detti fotofori, in grado di emettere lampi di luce che vengono utilizzati per abbagliare ed accecare i nemici, e possiede un sistema di difesa innovativo capace di emettere una bioluminescenza dal colore bluastro che viene scagliata come un dardo contro i potenziali predatori o come sistema di controilluminazione per confonderli e far perdere le sue tracce.
Come sopravvive questa creatura in un ambiente ostile e completamente buio? Vivere negli abissi ha il vantaggio di trovare pochissima fauna marina attorno, il che significa meno potenziali predatori e meno concorrenti per procacciarsi cibo. Il suo principale nutrimento è costituito dalla neve marina, ovvero i resti di animali che scendono sul fondale, e occasionalmente è in grado di cacciare piccoli gamberi o plankton. Ma è anche grazie alla sua straordinaria capacità di adattamento che il calamaro vampiro è sopravvissuto fino ai nostri giorni. E sono proprio i resti fossili a confermarlo.
Gli ultimi ritrovamenti
Nel 2019 sono stati rinvenuti alcuni fossili appartenenti ad una specie di calamaro vampiro che vagava negli abissi preistorici 30 milioni di anni fa, il Necroteuthis Hungarica, parente stretto del nostro attuale calamaro vampiro. Alcuni scienziati dell’Università Carolina di Praga hanno condotto studi approfonditi sui resti, e grazie ad un’analisi geochimica hanno potuto ricostruire parzialmente la storia di questo cefalopode giurassico. Apparentemente la struttura corporea del Necroteuthis permetteva all’animale di sopravvivere anche a livelli abissali meno profondi e di sfruttare la presenza di ossigeno. Martin Košťák, il paleontologo che ha preso parte agli studi sui fossili, ha dichiarato che “Non c’è alcuna prova su come o quando le due specie si siano differenziate tra loro”, aprendo anche alla possibilità che l’attuale Vampyroteuthis abbia convissuto per qualche periodo con il suo antenato. Quello che sappiamo con certezza, è che “Il calamaro vampiro odierno è a tutti gli effetti un fossile vivente, perché è il diretto discendente dei cefalopodi giurassici”.
È possibile che la necessità di ritirarsi verso le profondità oceaniche abbia favorito la sopravvivenza della specie odierna di calamaro vampiro, scongiurandone l’estinzione grazie alle sue incredibili capacità di adattamento.
Le creature marine, insomma, si rivelano sempre più affascinanti e misteriose, soprattutto quando vivono nei pressi di R’Lyeh. Gli scienziati mantengono una certa cautela nello studio del calamaro vampiro, perché l’habitat dove sopravvive è esplorabile solo grazie a robot abissali, e il cefalopode è una creatura potenzialmente a rischio e molto sfuggente, peraltro non in grado di sopravvivere in cattività, quindi per garantire il suo benessere è necessario studiarla solo sul campo. Chissà se riusciremo a scoprire cosa si cela davvero in fondo agli oceani…
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