L’idea che i cani assomiglino ai loro padroni è un’immagine tanto radicata nel nostro immaginario da sembrare quasi una vignetta. Chi non ricorda la geniale sequenza de “La carica dei 101”, dove ogni passante londinese era l’esatta copia a due zampe del proprio compagno canino? I bassi con i piccoli, i capelloni con quelli a pelo lungo, i musi affilati con i nasi fini. Quella che poteva sembrare una semplice e brillante trovata ‘disneyana’ è in realtà un fenomeno che un numero crescente di studi scientifici sta non solo confermando, ma anche spiegando nei suoi affascinanti dettagli. La somiglianza non si ferma all’aspetto fisico, ma si estende a tratti del carattere, abitudini e persino alle risposte fisiologiche allo stress. Si tratta di un legame complesso, un riflesso reciproco che nasce da una scelta iniziale e si plasma nel tempo attraverso la vita condivisa.
Una scelta dettata dall’inconscio
Una delle ipotesi più accreditate affonda le sue radici nella nostra storia evolutiva. Come esseri umani, siamo programmati per creare legami con individui che percepiamo come simili, con valori e caratteristiche in linea con i nostri. Questo comportamento, in passato, ha garantito la coesione dei gruppi e, di conseguenza, ha migliorato le nostre probabilità di sopravvivenza. Secondo Renata Roma, ricercatrice presso la University of Saskatchewan, meccanismi simili influenzano inconsciamente anche il nostro rapporto con gli animali. A questo si aggiunge un principio psicologico noto come “effetto della semplice esposizione”, secondo cui tendiamo a preferire ciò che ci è familiare. Non è tanto una scelta narcisistica, quanto un istinto che ci porta a fidarci di più di un volto, anche canino, che richiami vagamente le nostre fattezze, che sia per la corporatura o per la chioma. Vedere un cane con caratteristiche che richiamano le nostre ce lo fa percepire come più “giusto” e affidabile, ponendo le basi per un legame profondo.

La somiglianza è tutta in uno sguardo
Andando ancora più a fondo, uno psicologo giapponese, Sadahiko Nakajima, ha cercato di isolare l’elemento chiave di questo riconoscimento. Nel suo celebre studio, ha mostrato a un gruppo di volontari delle foto di coppie cane-padrone reali, mescolate a coppie “false”, chiedendo loro di trovare gli abbinamenti corretti. La percentuale di successo è stata sorprendentemente alta, confermando che la percezione della somiglianza è un fenomeno reale. La parte più rivelatrice dell’esperimento è arrivata quando le foto sono state parzialmente coperte. Se a essere nascosta era la bocca del padrone o del cane, i partecipanti riuscivano comunque a formare le coppie corrette con facilità. Il risultato cambiava drasticamente quando a essere mascherati erano gli occhi: in quel caso, la capacità di trovare la giusta corrispondenza crollava. La somiglianza percepita, quindi, sembra dipendere in modo cruciale dalla zona dello sguardo. Inconsciamente, cerchiamo nel nostro futuro compagno un paio di occhi che, in qualche modo, sentiamo familiari, uno sguardo in cui possiamo rispecchiarci.

Personalità contagiose e stress condiviso
Oltre all’aspetto fisico, la somiglianza più profonda è quella caratteriale. Spesso cani e proprietari condividono tratti della personalità come l’estroversione, l’ansia o la socievolezza. Questo non è un caso. La vita insieme diventa una sorta di danza sincronizzata in cui gli stati emotivi si influenzano a vicenda. Una ricerca pubblicata su Scientific Reports ha portato questa idea dal campo psicologico a quello biologico, analizzando i livelli di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, nel pelo dei cani e nei capelli dei loro proprietari. I risultati hanno mostrato una correlazione diretta e potente: i livelli di stress a lungo termine dei cani rispecchiavano fedelmente quelli dei loro umani. Un proprietario tendenzialmente ansioso e stressato aveva un cane con livelli di cortisolo altrettanto alti, indipendentemente da altri fattori come l’ambiente di vita. In pratica, il nostro stato emotivo cronico può letteralmente “trasmettersi” al nostro cane, che funge da vera e propria spugna emotiva.

Oltre lo specchio: il valore della compatibilità
Sebbene la somiglianza sia un fattore chiave, non è l’unico elemento per costruire una relazione felice e appagante. A volte, proprio come accade nelle relazioni umane, gli opposti non solo si attraggono, ma si completano a vicenda. Un cane esuberante e giocoso può diventare la spinta perfetta per un padrone più introverso e riservato, incoraggiandolo a essere più attivo, a fare passeggiate e a trascorrere più tempo all’aria aperta. L’energia del cane può portare abitudini più sane e offrire un supporto emotivo insostituibile, un senso di compagnia che allevia la solitudine. La ricerca suggerisce che la compatibilità delle personalità può essere tanto, se non più, importante della somiglianza. Comprendere questo aspetto ha anche un’implicazione pratica: la percezione di somiglianza può renderci più tolleranti verso i comportamenti problematici del nostro cane, perché in fondo, riconosciamo in lui un modello simile al nostro. Ma ciò che conta davvero, alla fine, è la qualità del legame. A volte le connessioni più significative non nascono tra esseri simili, ma tra quelli che imparano a sostenersi a vicenda, ad accettare le differenze e a costruire giorno dopo giorno una profonda comprensione reciproca.
FONTE https://www.wired.it/article/i-cani-assomigliano-davvero-ai-padroni-e-la-conferma-arriva-dalla-scienza/






