Certificazioni linguistiche: quali si possono ottenere studiando all’estero?

Moltissimi tra i giovani più ambiziosi sognano di andare a studiare all’estero come completano gli studi della scuola dell’obbligo, anche se, persino durante il liceo, grazie ai programmi di scambio culturale, sia di fatto possibile partire alla volta di un paese straniero, generalmente anglofono, come gli Stati Uniti. Insomma, gli studenti più determinati ed intraprendenti sognano di formarsi all’estero, sviluppare nuove competenze e allargare i propri orizzonti linguistici e culturali.

Possiamo, sicuramente, affermare che le motivazioni che si celano dietro questo desiderio siano diverse e che, al di là del sogno di scoprire posti nuovi e la sfida di uscire dalla propria comfort zone, si rifacciano all’ammontare di skills che percorsi del genere possono fornire e certificare. Diverse persone, del resto, si recano in altri paesi per ottenere certificati da poter inserire nei propri CV, come quelli linguistici.

Bisogna, comunque, partire dal presupposto che le università generalmente richiedono un livello di inglese di partenza pari a un B2/C1 europeo, ma può cambiare a seconda dei vari atenei e del piano di studi. Fortunatamente le organizzazioni internazionali, come LAE-EDU, forniscono supporto su tutti gli aspetti burocratici. Volendo approfondire, 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 sono presenti le informazioni necessarie per trasferirsi in Australia per motivi di studio o di lavoro. Al di là di questo, comunque, studiando all’estero è possibile sviluppare le abilità utili per poter conseguire nuove certificazioni, mentre altri programmi specifici permettono di ricevere attestati particolari al termine del percorso. Scopriamo, di seguito, cosa c’è da sapere sui vantaggi che una scelta del genere può portare con sé.

Studiare all’estero, come fare? Ecco un po’ di info utili

Come già precedentemente accennato, studiare all’estero è il sogno di moltissimi studenti. Di solito è possibile farlo, all’università, contando sulle varie borse di studio messe a disposizione dall’Unione Europea. Il piano Erasmus+ ne è l’esempio lampante. In questo caso, ai giovani viene offerta la possibilità di trascorrere un semestre o un intero anno accademico in una meta europea, studiando presso l’università del posto, apprendendo la lingua e anche le nozioni necessarie a sviluppare competenze linguistiche e allargare i propri orizzonti.

Non solo, sul sito stesso di Erasmus+ è possibile trovare proposte formative differenti, con scolarship di varia natura. Esistono, ovviamente, anche altri piani, che portano i ragazzi a vivere esperienze del genere in territori non europei. Al di là di questo, poi, diversi giovani si imbarcano in questa nuova avventura in solitario, sperando di costruire un nuovo percorso all’estero, con l’auspicio di sviluppare anche una carriera. Tra le varie possibilità, comunque, ci sono anche quelle riguardanti i phD, ossia i dottorati e i traineeship, in cui ai giovani viene offerta la possibilità di lavorare in un’azienda aderente all’iniziativa.

Perché studiare all’estero? I vantaggi

Studiare all’estero non è soltanto una preziosa esperienza di vita, ma anche una fonte di importanti vantaggi dal punto di vista applicativo. Scegliendo percorsi formativi di questo tipo, infatti, si potranno sviluppare nuove competenze linguistiche, imparare lo slang, i modi di dire e, in generale, comunicare meglio, magari anche ottenendo una certificazione linguistica in inglese o nella lingua principale del paese in cui si stanno seguendo le lezioni.

Non solo, un’esperienza del genere si rivela straordinariamente efficace per ampliare il proprio CV. Chi ha preso parte al programma Erasmus risulta notevolmente più agevolato, stando ai dati, rispetto a chi ha studiato solo presso la sua facoltà, nel momento in cui si affaccia nel mondo del lavoro. Trascorrere un periodo fuori di casa, lontano dagli affetti e interfacciandosi con nuove culture, del resto, fa capire alle aziende la versatilità e le altre hard e soft skills che un candidato tiene in serbo.

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Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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