Fino a qualche anno fa, le parole “virale” e “viralità” erano in grado di spargere il panico tra gli utenti. Tutto questo succedeva prima della diffusione dei social che invece, oggi, le hanno rese sinonimo di “successo”. Ma come si è passati dalla paura di essere contagiati da qualche malattia al desiderio di voler infettare gli altri con la propria “influenza”? Potremmo parlare di tutto questo per ore, analizzando le definizioni, i significati, di queste parole, ma l’unica cosa che otterremmo è un grosso mal di testa. Come diventare virale, dunque?
La cosa più importante da capire è che:
oggi, se sei virale sei ricco, potente, hai successo e la vita ti sorride.
Lo sa il ministro degli interni Matteo Salvini, che ha spacchettato in diretta su Facebook il suo primo avviso di garanzia; ne sono coscienti Alberto Angela e il suo cosplayer ufficiale che hanno dato inizio a un fenomeno virale di grande portata; lo sanno i giovani artisti che usano lo spam per promuovere in rete il proprio lavoro creativo. Insomma lo sanno tutti. Per poter gestire il proprio successo, o il proprio potere al meglio, che tu sia un politico populista, un divulgatore scientifico, uno youtuber qualunque, devi sapere come diventare virale
La viralità è stare sulla bocca di tutti
Non si diventa mai virali semplicemente grazie a qualche condivisione online. Si tratta di un processo complesso, che affronta vari step, ma che, soprattutto oggi, in mezzo a un mare di contenuti di valore variabile (dall’infimo dei “buongiornissimo”, al sublime di Breaking Bad su Netflix) va compreso a fondo. Ad esempio, ripensando agli ultimi contenuti virali che vi saranno passati tra le mani negli ultimi tempi, noterete che una delle cose che succede è che ne iniziano a parlare i vostri amici.
hai visto La casa di Carta? Questa serie è una vera bomba (e poi invece non è vero)!
Il passaparola è il primo vero segnale del successo di qualcosa. Le conversazioni online sono belle, sono accese, sono piene di parole divertenti ed emoji; ma senza l’affermazione sociale di “tuo cugino”, è come se quel qualcosa ancora non esistesse. Ad esempio, un tipo alla Andrea Diprè, prima di essere nominato da qualche conoscente, poteva benissimo essere soltanto un brutto sogno, ma purtroppo non è andata così.
Quello del passaparola, oltre a essere il segnale più evidente della viralità di un contenuto, è anche una strategia di marketing che in molti utilizzano per aumentare la portata della diffusione del virus. Pensiamo all’uscita del video della canzone di Ghali, Cara Italia. Lo stesso è stato preceduto, per settimane, da uno spot della Vodafone con un jingle che faceva parlare molto di se. Poi alla vigilia dell’uscita, la stessa azienda inviò un sms a tutti i suoi clienti per avvertirli. L’effetto fu che anche chi non utilizzava come operatore Vodafone, venne a saperlo da parenti e amici (a voce), perché in effetti era un avvenimento abbastanza inusuale, da condividere. La spinta propulsiva di quella campagna, fece in modo che Cara Italia totalizzasse quasi 100 milioni di views. Mica male.
Non sarai mai realmente virale
Una delle cose da chiarire al più presto, però, è che essere virale è uno stato che non esiste più. Forse è sempre stato così, e ci siamo solo illusi, ma di sicuro oggi non può avere luogo in alcun modo. Internet è popolato da milioni di miliardi di contenuti: video, articoli, gif animate, meme. Nessuno può pretendere di emergere rispetto agli altri con questa enorme concorrenza, senza uno sforzo molto grande. Ci sono studi scientifici e libri che parlano di questo più a fondo come ad esempio Contagioso di Jonah Berger che prova a spiegare come diventare virale attraverso delle tecniche. Sono tantissime e nessuna di queste garantisce il successo assoluto ma conoscerle, di sicuro, non può che dare una grande mano a chi sogna di diventare conosciuto sul web.
Non si diventa virali senza fare nulla, caricando il proprio video, o articolo, e sperando che le persone lo condividano, bisogna usare strategie e tecniche di diffusione di massa.
Come Diventare Virale
Chi fa meme sui social lo sa: esistono argomenti che tirano più di altri. La politica, lo sport, l’intrattenimento. Per conoscere in tempo reale quali sono gli argomenti più ricercati online, Google ha creato un servizio che si chiama Google Trends, che ci da un elenco accurato dei maggiori topic. Chi vuole provare a creare contenuti virali può puntare su questo. Ma non basta. Anche il modo in cui le cose si dicono, conta. Trattare un argomento divisivo, prendendo posizione (del tipo “io odio il nero e chi lo ama è stupido”), sa che otterrà un duplice effetto: da una parte chi lo supporterà, condividendolo per accreditarne le tesi, e dall’altra chi lo condividerà per screditarlo. Geniale.
Gli argomenti shock sono un’altra strategia che funziona per diventare virali e influenza parecchio sui social. Si parla di una notizia che colpisce chiunque per la sua gravità, crudezza, e si crea sopra un caso. Il clickbait e le bufale: nel primo caso si utilizzano titoli sensazionalistici, magari anche falsi, che non corrispondono al contenuto dell’articolo, puntando sul fatto che le persone mediamente condividono senza leggere, e nel secondo caso addirittura si scrivono interi articoli falsi puntando sulle stesse dinamiche.
Molte strategie, come è facile comprendere, non sono affatto etiche, ma allo stesso tempo sono quelle più a basso costo ed efficaci. Esistono per fortuna anche strategie più pulite e legittime da usare, ma non assicurano la buona riuscita del progetto e spesso hanno un costo importante. Il coinvolgimento della stampa e l’influencer marketing sono alcune di queste.
Evian, qualche tempo fa, ha provato a fare conoscere la propria acqua eccessivamente costosa grazie a una collaborazione con la influencer più nota d’italia, Chiara Ferragni, producendo un’edizione limitata del prodotto e firmata dalla stessa. Il risultato è stato a dir poco virale, ne hanno parlato anche i sassi. Il problema è però che la maggior parte delle persone ne parlava male, criticando sia il brand che la stessa Ferragni.
Questo ci insegna che è doveroso cercare di evitare l’effetto boomerang quando si prova a creare un contenuto virale.
Se vuoi diventare ricco, diventa virale
In conclusione, va detto che non sempre chi diventa virale fa i soldi. Se volete un guadagno sicuro è più facile cercare un posto da barista o contadino che impuntarvi sulla strada del creativo. Esistono casi emblematici di personaggi morti di fama prima di poterne godere gli effetti, e questo è un fatto. I fenomeni trash ad esempio vengono dimenticati alla velocità della luce, ma si possono anche sfruttare le proprie passioni per guadagnare, se lo si fa usando il cervello.
In sostanza: divertitevi, provate a scalare la classifica dei video, dei contenuti, più visti del web se avete il grande desiderio di diventare virali ed ottenere i 15 Warroliani minuti di celebrità, ma fatelo responsabilmente.
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