La Luna, quel grande mistero. È il nostro satellite naturale, che si mostra solo a metà, tenendo un lato nascosto, e nonostante ci sia così vicina che siamo addirittura saliti sulla sua superficie, sono ancora molti i segreti che ci riserva.
L’Agenzia Spaziale Cinese ha provato a svelare alcuni di questi segreti con i programmi di esplorazione Chang’E e il rover Yutu, il cui obiettivo era visitare il lato nascosto della Luna.
Proprio questo programma all’inizio dell’anno era andato ad esplorare uno dei crateri più grandi della Luna, conosciuto come il Bacino Polo Sud-Aitken, per conoscere meglio le cause della sua formazione.
Per decenni, si era pensato che questo gigantesco cratere si fosse formato in seguito ad un violentissimo impatto con una meteora che viaggiava ad alta velocità, e che questo scontro avesse provocato una rottura della superficie lunare, sparpagliandone i detriti della crosta e degli strati più profondi tutto intorno.
Un po’ come se fosse rimasta una “cicatrice” permanente sul nostro satellite, insomma.
In seguito ai ritrovamenti fatti dal rover Yutu-2 sul fondo del cratere di Von Karman, inizialmente gli scienziati avevano pensato che questa teoria potesse essere confermata, in quanto i minerali rinvenuti in fondo all’enorme buca sembravano essere appartenenti al mantello lunare.
Tuttavia, un’analisi più approfondita dei detriti, pubblicata lo scorso mese sul Geophysical Research Letters, ha messo nuovamente in discussione la teoria dell’impatto con la meteora.
In questa pubblicazione si legge come, a seguito dello studio effettuato sui minerali, si sia giunti alla conclusione che il materiale rinvenuto appartenga solo allo strato della crosta lunare, e non al mantello.
In conclusione, qualsiasi cosa abbia colpito la Luna miliardi di anni fa, non lo ha fatto in modo così forte da sollevare e sparpagliare detriti delle “interiora” del satellite tutto intorno.
Hao Zhang, planetologo presso l’Università Cinese delle Geoscienze, ha dichiarato: “Non stiamo osservando alcun detrito del mantello sul luogo dello sbarco”, scartando definitivamente la teoria della meteora, ma sollevando un’altra questione: Cosa ha mai potuto creare un cratere di tali dimensioni sulla Luna?
NUOVA LUCE SUL LATO OSCURO DELLA LUNA
Zhang e i suoi colleghi, autori dei nuovi studi circa il Bacino Polo Sud-Aitken, hanno utilizzato un particolare tipo di spettroscopia per analizzare i detriti rinvenuti sul fondo del cratere; lo studio è stato condotto con particolari test di riflettenza effettuati su sei campioni di suolo lunare durante i primi due giorni di esplorazione, con l’aiuto di uno speciale database che identifica i minerali del satellite considerando una varietà di fattori che possano giustificarne la presenza e la composizione (come i venti solari, la grandezza e il tipo di riflettenza). Questa attenta analisi ha portato a risultati sicuramente interessanti.
Il minerale più presente in assoluto sui sei campioni di terreno è stato il plagiocasio, responsabile della composizione del cratere in una percentuale che varia dal 56% al 72%.
Questo tipo di feldspato è molto comune sia sulla crosta lunare che su quella terrestre, e si forma a partire dal raffreddamento della lava.
Gli altri minerali presenti sul fondo del cratere costituivano percentuali troppo basse per poter realmente ipotizzare che fossero finiti lì in seguito ad una spaccatura del mantello della Luna attraverso la crosta, scartando in modo definitivo l’ipotesi dell’impatto violento con la meteora.
Nonostante questa scoperta abbia lasciato interdetti gli scienziati, si prospettano nuovi studi e nuove esplorazioni sulla superficie lunare, per trovare finalmente il “colpevole” che ha creato quel cratere gigantesco, e anche per riuscire a penetrare i segreti di questo pallido satellite per noi ancora misterioso e sempre più affascinante.
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