Mi sono goduto l’ottava stagione di GOT, ora che ho la vostra attenzione vi confesso che ogni qual voltao leggo in giro le opinioni di chi, come me, ha visto le puntate, non riesco a fare a meno che ribadire la mia idea: chi fruisce di certi contenuti deve cambiare approccio alla narrativa fantasy altrimenti non si esce più da un vortice senza fine, di bisogno didascalico. In questo caso si parla soprattutto di Daenerys Targaryen e delle sue scelte…
(DISCLAIMER: l’articolo contiene spoiler sull’ultima stagione del Trono di Spade, invitiamo quindi i lettori a fermarsi nella lettura se non ne hanno ancora preso visione. In caso contrario: buona lettura!)
Immaginate – nuovamente – come vive lui gli spoiler
Nella quinta puntata, il fulcro è l’apparente perdita di senno di Daenerys Targaryen. Perchè apparente? Perchè noto che tutti sono indignati per questo fantomatico stravolgimento del personaggio.
Daenerys Targaryen: nel vivo della questione
Per me questo genere di opinioni sono come le fake news: le leggo e siccome sono un echo del web, faccio un fact checking. Insomma, torno a cercare informazioni indietro nel tempo per cercare conferme o smentite.
In questo caso, per capire se Daenerys Targaryen come personaggio è stato stravolto ci sono due possibilità:
- Affermarlo ciecamente.
- Chiedersi “perché abbia fatto ciò che ha fatto”
Dato che abbiamo posto il disclaimer, possiamo dirlo: perché non ha mantenuto la parola con Tyrion Lannister e con la legge di resa prevista dal rintocco delle campane di Approdo del Re, distrutta a suon di Dracarys?
E’ impazzita dal nulla? Davvero possiamo credere che abbiano scritto un personaggio per 8 stagioni per farlo, all’improvviso, dare di matto?
Siccome, come detto, le stagioni sono 8, sono andato indietro con la memoria e con le trame degli episodi che la riguardano. Così su due piedi mi vengono in mente un bel po’ di cose subite da Daenerys…
Daenerys Targaryen: i punti salienti nella sua evoluzione
Viene venduta dal fratello ai Dothraki (che poi viene ucciso in modo orrendo davanti ai suoi occhi). Violentata e considerata un oggetto da un popolo retrogrado comandato da un mezzo animale ed è lei stessa a cambiare marginalmente questa consuetudine, facendo emergere la sua autorità come khaleesi.
Di conseguenza cambiano sia i Dothraki che Drogo. Quest’ultimo però muore e segna la prima perdita per lei. Poi perde anche il figlio frutto del loro amore. Gli unici figli che le rimangono sono i draghi. Viene posseduta da uomini ammaliati solo dalla sua corona e dalla sua eredità ed anche in questo caso li perde tutti perché morti o traditori.
Si pone un obiettivo in nome di una bugia che la vede regina di Westeros, amata dal popolo e nonostante tutto ciò che fa, l’unica cosa in grado di cambiare le cose è il possesso di 3 draghi e del loro fuoco (perché in realtà la odiavano tutti).
Per amore (di Jon) si sposta al nord per combattere una guerra non sua e perde un drago ed il suo cavaliere di sempre (Jorah).
Nonostante questo, Jon prende le distanze a livello emotivo, mentre lei perde un altro drago e la sua migliore sodale (Missandei) e nonostante cerchi di ridurre queste distanze, per Jon sarà sempre e solo una regina.
A conti fatti, è stata amata in un modo o in un altro solo da due uomini – che per motivi non dipendenti da lei, sono morti. Insieme a tutte le cose più importanti (figli, draghi e amica).
La svolta
Se tutto ciò non dovrebbe portare in un universo epico uno spirito di vendetta dopo tutti questi anni, allora ok. Ma non dimenticatevi le parole che citò davanti a Jorah:
When my dragons are grown,
we will take back what was stolen from me
and destroy those who wronged me!
We will lay waste to armies and burn cities to the ground!
Che per chi non sapesse l’inglese (me compreso) si può sintetizzare in:
Quando i miei draghi saranno cresciuti, ci riprenderemo tutto quello che è mio e distruggeremo chi ha sbagliato nei miei confronti, polverizzando eserciti e bruciando città.
Ciò non l’ha affermato né ieri, né due episodi fa, ma nella quarta puntata della SECONDA STAGIONE. Quindi gli intenti della buona Daenerys Targaryen erano già chiari fin da principio, al di là dell’esito finale (l’eventuale liberazione tutti).
Quindi il personaggio e la sua evoluzione sono scritti benissimo e non stravolti e la sua reazione è comprensibilissima nel contesto in cui avviene.
Al massimo si può imputare, agli autori, la celerità causata dal finale di stagione. Perché GOT è stato sempre caratterizzato da un andamento romanzesco, mentre nell’ultima stagione si è preferito puntare sull’azione anziché sulla narrazione.
E quindi abbiamo dei veloci epiloghi che se spalmati – ad esempio – su due stagioni, sarebbero stati chiusi meglio. Ma i creatori dissero di essere certi della durata del tutto.
Qui l’unico errore, chiudere il contenuto di due stagioni in una sola, cercando il compromesso nella durata degli episodi.
Ma per il resto, come detto, il problema è nell’approccio al genere ma soprattutto nella convinzione degli spettatori che tutto avrebbe avuto un senso nel momento in cui il lieto fine sarebbe stato dato dalla buona Daenerys Targaryen che metteva tutto in ordine.
Scelte
Invece no, non si è ancora imparato che non bisogna fare il tifo per nessuno nelle serie tv. Che tutti sono buoni/cattivi – amici/nemici.
Provate pietà per il popolo di Approdo del Re? Ricordatevi che sono gli stessi che esultavano mentre Ned Stark veniva decapitato (per dire).
E quindi se le promesse di Daenerys Targaryen sono state disattese dalla sua smania di vendetta personale, figlia di un DNA ben definito, bisogna farsene una ragione ed accettarlo.
E al massimo rimpiangere la compressione. Ma non aspettarsi mai nulla, non credere che il “salvabile” sia soltanto ciò che ci si aspetta e che puntualmente avviene (nella scorsa puntata il Cleganebowl).
Ma anche in questo caso, la gente si concentra di più sul COSA viene raccontato anziché COME, tralasciando tutto l’aspetto estetico di un episodio scritto e girato in maniera magistrale a livello di regia e fotografia, per concentrarsi su cosa è stato raccontato e cosa no, cosa manca e cosa no, cosa dovevano fare e cosa no. La morte del genere fantasy.
Tale discorso di plausibilità dell’evoluzione possiamo farlo per tutti i personaggi periti in questo episodio:
- Varys: “Muore perché si fa beccare, che spia ridicola!”. No, muore perché partecipante al gioco dei troni, esattamente come lui è stato artefice della sconfitta di molti altri personaggi.
- Cleganebowl: in questo caso il fan service è – appunto – servito e infatti, è l’episodio più apprezzato. In questo caso nessuno si chiede COSA ma solo COME. Bellissimo scontro finale, tutti contenti. E nessuno si rende conto che il Mastino infilza l’occhio de La Montagna come di lui ne ipotizzò la morte ad Arya per sua mano (“mi ucciderai infilzando la tua spada in un occhio”).
- Cersei: il personaggio scritto ed interpretato meglio, muore nella maniera che più si addice ad un tiranno. La maniera più misera.
- Jamie: stesso discorso di Cersei. Le sue scelte scriteriate lo fanno perire insieme al suo grande peccato. Miseramente.
Tutto plausibile, ma raccontato in maniera ermetica. Perché come scritto in precedenza, l’episodio in sé è bello, soprattutto nelle scene al cardiopalma e soffocanti di Arya che sfugge insieme a tutti gli altri dalla furia di Daenerys Targaryen in sella al suo Drogon.
Unica pecca, unica critica che si può fare. Quindi piuttosto che puntare il dito su ciò che stiamo vedendo, si dovrebbe puntare il dito sulle scelte di produzione che se ponderate meglio (a mio parere una nona stagione, visto il successo, si poteva benissimo produrre) avrebbero reso l’epilogo più calzante all’interno dell’intera serie.
Ora, se non lo avete ancora fatto, mancano solo 80 minuti alla fine di tutto e questo rilancia il tema di cui abbiamo appena disquisito. Godersi il finale di una serie-evento o spaccare i capelli uno per uno? A voi la scelta. Buona visione!
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