Titolo: Dead Rising 2
Anno: 2010
Sviluppatore: Blue Castle Games
Distributore: Capcom
Piattaforme: PC, Xbox 360, PS3
Piattaforma testata: Xbox 360
A una sola settimana dalla recensione del primo titolo, ed in previsione di coprire l’intera serie, vi presentiamo Dead Rising 2.
Dead Rising 2: una nuova storia
Willamette è stato solo l’inizio. Sono trascorsi quattro anni dall'”incidente” che gli sforzi di Frank West hanno portato all’attenzione nazionale e mondiale, ma la prima epidemia di zombie su suolo americano non è rimasta un episodio isolato, con conseguenze tragiche quanto clamorose (tra cui, Las Vegas praticamente spazzata via dalle carte geografiche). Ovviamente, ci vuole ben altro che un problemuccio del genere per inceppare il fiero spirito capitalista e il senso del business dello zio Sam: a tempo di record, il complesso di Fortune City è emerso come il nuovo punto di riferimento per chiunque voglia dirottare i propri quattrini in una sbornia di intrattenimento, gioco d’azzardo e malattie veneree. Resta uno sgradevole surplus di stupidi non morti da smaltire? Ecco nascere format come il popolarissimo Terror is Reality, dove i coraggiosi concorrenti dovranno sfidarsi in una serie di pirotecniche prove a base di mortacci obliterati nei modi più violenti e spassosi possibili, tutto per la gioia del pubblico pagante. Ma che dire degli sfortunati cittadini infettati, le cui stime si aggirano su diversi milioni? Niente paura, non verranno abbandonati al loro destino. Naturalmente a patto di potersi permettere la dose quotidiana di Zombrex, un prodigioso (quanto costoso) farmaco in grado di inibire il processo di zombificazione per 24 ore.
Chuck Greene ha avuto la sventura di essersi ritrovato esattamente nel mezzo di tutto questo casino: sopravvissuto a Las Vegas, dove ha visto la moglie morire e la figlioletta Katey beccarsi un poco salubre morso infetto, l’ex campione di motocross e novello genitore single ha vissuto tempi durissimi, dilapidando i propri risparmi per assicurare a Katey la preziosissima medicina, e proprio per questa necessità, si vedrà costretto a partecipare -con lo stesso entusiasmo che ci si potrebbe aspettare nel prepararsi a un’accurata visita proctologica- all’ultimo evento di Terror is Reality, proprio nell’arena di Fortune City.
Ma il destino ha in serbo una bruttissima sorpresa: un’esplosione presso le barriere di sicurezza, e in men che non si dica, il resort è sommerso da schiere a perdita d’occhio di non morti, liberi di vagare e farsi un week end di baldoria e cibo fresco. Per il buon Chuck (che, non c’è più dubbio, porta più sfiga di un camion di gatti neri) è l’incubo peggiore che torna a materializzarsi: e come se non bastasse l’essere intrappolato in attesa dei soccorsi e a corto di Zombrex, il nostro riluttante eroe scopre oltretutto di essere stato falsamente accusato come responsabile dell’intera faccenda. Insomma: sopravvivere in un ambiente un tantinello insidioso, occuparsi della salvaguardia della propria bambina anche a costo di rovistare fino all’ultimo angolo di Fortune City e aver a che fare con individui non troppo raccomandabili, salvare quante più persone possibili, e magari, nel libero libero, fare qualcosina per dimostrare al mondo di non essere un sanguinario terrorista. Spero proprio che tu non abbia preso impegni per i prossimi tre giorni, Chuckie.
Dead Rising 2 non abbandona la tradizione
Formula che vince non si cambia, è questa la filosofia di fondo che ha animato i ragazzi di Blue Castle Games nello sviluppare Dead Rising 2. E di vincente, di unico e di immensamente appagante, al primo capitolo del survival-sandbox targato Capcom non mancano di certo solidissime fondamenta da cui ripartire. Questo sequel parte precisamente con l’intento di rispettare con rigore religioso queste premesse:
La modalità principale ripartita su 72 ore? Rieccola.
Le frenetiche lotte contro le lancette dell’orologio per portare a termine qualunque compito? Potete giurarci, e ora muovete quelle chiappe, su.
I fantatrilioni di zombie ovunque vi troviate, e l’altrettanto variegato ventaglio di soluzioni che potrete adottare? Come prima, più di prima.
Le continue missioni di scorta? Ovviamente.
I boss schifosamente impegnativi? Sì, diosanto, sì…
Il grado di sfida spietato, le playthrough multiple praticamente obbligate, le bestemmie? Preparatevi a guadagnarveli per bene, i finali migliori.
L’irriverenza di fondo, i toni orgogliosamente esagerati, il divertimento insano? FUCK YEAH!!
Già riuscire a riproporre in Dead Rising 2 con la stessa efficacia gli elementi che hanno reso grande l’originale Dead Rising senza scadere nella banale copia carbone è un traguardo di tutto rispetto, e non si può dire che gli accorgimenti messi appositamente in atto non abbiano fatto centro.
Dead Rising 2 non è un semplice copia e incolla
Ad esempio, la novità più significativa di Dead Rising 2 sul fronte gameplay è l’introduzione delle armi combo, e fidatevi, è una new entry che si fa sentire. Chuck, a differenza del caro vecchio Frank, non ha alcun interesse nel portarsi a presso una fotocamera con cui andare a caccia di scatti unici e remunerativi; ma in compenso è un valido meccanico, un talento naturale nel fai da te, nonché possessore di un’immaginazione molto ma molto malata. Il primo accesso a un banco da lavoro, la scoperta di una mazza da baseball e una scatola di chiodi: il passo da quel rudimentale quanto efficace bastone ferrato che che vi troverete tra le mani fino all’ideazione e all’assemblaggio degli strumenti di morte più improbabili, eccessivi e gratuitamente fighi che qualunque cacciatore di zombie abbia mai avuto il coraggio di concepire. Vi piace l’idea di una pagaia con due motoseghe alle estremità? O forse vi aggrada maggiormente l’idea di un forcone potenziato dal motore di un trapano industriale? Ancora banali per i vostri gusti? Allora c’è sempre un elmetto con una lama di falciatrice installata in cima, o una sedia a rotelle elettrica tappezzata di fucili d’assalto e programmata per lanciare insulti con una voce robotica alla Stephen Hawking (no, non me lo sto inventando.)… E questo, solo per rendere l’idea.
La varietà di armi convenzionali e improprie a disposizione e i margini d’improvvisazione in combattimento erano già fantastici nel primo capitolo; la trionfale orgia di nastro adesivo e ingegneria Macgyveristica degenerata che risponde al titolo di Dead Rising 2 va ben oltre, spingendo questo fattore all’estremo e al di là di ogni logica. Il solo scoprire, costruire e testare sul campo il maggior numero possibile di queste diavolerie, è qualcosa che vale il prezzo del biglietto. Questo anche facendo finta che il gioco non vi incentivi attivamente a eseguire uccisioni fuori dagli schemi, riservando i bonus d’esperienza più succosi alle kill ottenute mediante i supporti meno ortodossi.
Un’altra novità di Dead Rising 2 è l’ingresso in scena del vil danaro. Dopotutto, siete in un luogo puntellato di sale da gioco e casinò, e abitualmente frequentato da gente che in quanto a pecunia non se la passa malissimo. Vien da sé che un portafogli gonfio si rivelerà un vantaggio, o una risorsa strategica: Non trovate Zombrex? Poco male, quei simpatici saccheggiatori ne hanno in vendita, assieme a oggetti pregiati, outfit esclusivi e addirittura veicoli con cui rendere più veloci e sicuri i nostri continui spostamenti. Quel cocciuto superstite si rifiuta di unirsi a noi? Una mazzetta può fare miracoli. Niente cibo nei dintorni? Quel distributore di snack può fare al caso nos… ehi, un momento… 100 dollari per una sacchetto di patatine? Mi state prendendo per il culo?
Poi, non è una nuova feature vera e propria, ma, per quel che sono gli effetti, poco ci manca: l’intelligenza artificiale delle persone che potremo aiutare e portare al sicuro. La cosa più frustrante del prequel era senza ombra di dubbio il portare a termine le scorte, grazie a un’IA raccapricciante per cui il percorso fino al rifugio era puntualmente un’esperienza punitiva, o comunque una prova di pazienza che avrebbe fatto volare qualche controller anche in casa Ghandi. Ora, i passi avanti in merito lasciano addirittura increduli: non solo non dovremo più fare la parte di Tata Lucia con degli emeriti decerebrati capaci di buttarsi in bocca all’unico zombie nel raggio di chilometri, ma ci troviamo alleati reattivi, collaborativi e ragionevolmente in grado di badare a sé stessi. Affidategli un armamento adeguato, e i sopravvissuti possono addirittura rivelarsi un aiuto concreto nel combattere gli psicopatici.
Dead Rising 2: più semplice, ma non troppo
Giust’a proposito, se il livello di difficoltà generale di Dead Rising 2 si può dire (relativamente) ammorbidito, affrontare i boss resta sinonimo di tanto, tantissimo dolore. I nuovi psicotici colpiscono duro più che mai, possono assorbire una quantità gargantuana di danni, e la strategia da adottare contro di loro non è sempre banale. Essere colti alla sprovvista è ancora più facile che prima, e presentarsi a questi appuntamenti senza un personaggio adeguatamente potenziato, lascia possibilità di successo pressoché nulle.
Già, per quanto si noti lo sforzo di rendere l’esperienza di gioco la più equilibrata possibile, farvi qualche partita di “warm up” e mettere assieme qualche livello prima di fare sul serio, resta un requisito ampiamente consigliabile per poter ambire ad arrivare fino in fondo, e senza essersi lasciati per strada troppe missioni secondarie. In generale, forse la sfida offerta dal gioco originale era globalmente più impietosa e gratificante, ma sarebbe quantomeno ingeneroso dire che questo secondo episodio si permetta di fare troppi sconti al giocatore.
Insomma, ben più di uno scialbo more of the same, anzi, posso tranquillamente parlare di un bis ottimamente piazzato, con cui Dead Rising si conferma ufficialmente come un brand di tutto pregio, e una scheggia di sana follia che ha saputo incunearsi nel mezzo di un panorama dove la creatività non è sempre qualcosa di scontato. Solo, ora chi mi toglie dalla testa le strane e pericolose idee che mi automaticamente balzano in testa ogni volta che vedo due oggetti a caso sulla scrivania?
Voto: 9/10
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