A quanto pare, Death Stranding non riesce proprio a smettere di far parlare di sé. Dal suo rilascio, lo scorso otto novembre, la nuova fatica di Hideo Kojima è stata protagonista indiscussa dell’internet; questa volta, però, l’attenzione rivolta non è proprio delle migliori.
Come già visto in passato, tra le varie chicche del mondo di gioco spicca la presenza di numerosi personaggi famosi del mondo reale – un esempio è appunto la presenza del famoso conduttore Conan O’Brien, sotto forma di ologramma.
Proprio una di queste presenze eccellenti ha fatto storcere il naso a gran parte del pubblico giapponese: si tratta di Hirokazu Hamamura, presidente della società di pubblicazioni Enterbrain.
Fino a qui nulla di preoccupante. Il caso però vuole che Hamamura, prima di diventare Presidente di Enterbrain, fosse editore capo di Famitsu, celeberrima rivista del mondo videoludico. Rivista che, ovviamente, ha recensito il titolo di Kojima, assegnandogli un Perfect Score, 40/40.
Se da un lato non è la prima volta per Kojima (MGS4: Guns of The Patriots, MGS: Peace Walker e MGSV: The Phantom Pain, hanno tutti ricevuto un Perfect Score dalla rivista), in questo caso la presenza di una personalità così legata al mondo delle review ha sollevato dubbi riguardo l’oggettività del voto stesso.
Ironia della sorte, la cosa sembra palesata anche nel gioco: il personaggio viene presentato come “figlio di un editore di una rivista di videogiochi” e, tra le sue frasi in Giapponese, ne possiamo trovare una che recita più o meno: “You’ll surely get in the Hall of Fame“. Il fatto che tutto questo sia stato registrato prima dell’effettiva realizzazione della recensione mette il tutto in un’altra prospettiva.
Ciliegina sulla torta anche la mascotte di Famitsu, Necky the Fox , è presente nel gioco come murales – sono solo io ad aver visto l’ironia nel fatto che dove ci sia Kojima ci sia sempre la Fox, bene o male?
Le critiche non hanno tardato a mostrarsi, rimproverando non la presenza del personaggio, quanto la volontà di Famitsu di recensire Death Stranding dopo l’inclusione di una figura dirigenziale di così alto livello. Ci si chiede infatti se non fosse stato meglio evitare completamente il titolo o quantomento avvertire anticipatamente i lettori, che ora pensano in buona parte ad un giudizio almeno in parte influenzato da quanto visto.
Sicuramente uno scivolone maldestro che, ironia della sorte, poco ha a che fare con l’effettiva realizzazione del titolo, che d’altra parte sta ricevendo consensi in tutto il mondo – non ci sarebbe certo bisogno di una cortesia tale per una buona recensione.
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