Purtroppo a volte l’Italia non fa altro che confermare ogni scontato clichè che il mondo le attribuisce. Questo articolo non può essere altro dunque che una mesta constatazione di come le cose possano andare di peggio in peggio, cioè stabilmente male. Dopo una notizia positiva che avrebbe potuto dare un certo rilievo all’Italia in campo tecnologico, ecco una mazzata che ci arriva dritta dritta dall’Europa: il rapporto DESI 2016
Cos’è il rapporto DESI 2016?
Cerchiamo di dare un pò di background ai dati che stiamo per esporvi: il rapporto DESI è un rapporto annuale europeo sullo “stato di salute” digitale dei paesi membri. L’acronimo sta per Digital Economy and Society Index: Indice digitale economico e sociale. Esso si basa su 5 sottoindici fondamentali:
- Connettività (la diffusione e disponibilità di connessione nel paese)
- Capitale umano (la predisposizione e la preparazione della popolazione all utilizzo degli strumenti digitali per qualsiavoglia scopo, dall acquisto di beni all’espletamento di pratiche per la pubblica amministrazione)
- Uso di Internet (la varietà dei metodi di utilizzo di Internet )
- Integrazione della tecnologia digitale (utilizzo delle tecnologie digitali per il business. sia come canale di vendita che per il risparmio e l’ottimizzazione del lavoro, che per la collaborazione fra partners aziendali)
- Servizi pubblici digitali (la digitalizzazione dei pubblici servizi, e l’informazione attraverso i canali ufficiali degli organi di governo)
Per ovvii motivi l’analisi è stata concentrata sull anno 2015 , il cui confronto coi dati degli anni precedenti ha evidenziato un trend a livello europeo.
DESI 2016: dove va l’Europa digitale
I fattori in crescita rilevante in Europa, sui 5 elencati precedentemente, sono stati di fatto tre: connettività, uso di internet e (soprattutto) integrazione della tecnologia digitale. Insomma in Europa il business, che finora era rimasto un pò indietro ed ancorato alle tradizioni, comprende sempre di più e si sforza sempre di più di adottare tecnologie moderne, anche a fronte della maggiore accessibilità che la Rete offre al mercato mondiale.
A sua volta però si deve notare che anche questi fattori in crescita lo sono stati meno velocemente nello scorso anno di due anni fa. Insomma, l’Europa continua a crescere ma sta un pò rallentando. Unico elemento in controtendenza, cioè in accelerata, con poca sorpresa ancora l’integrazione della tecnologia digitale. Vale la pena anche notare l’aumento di coerenza europeo: fra il valore del primo e dell’ultimo paese (Danimarca e Romania) il gap tecnologico si è ristretto rispetto ai paesi primo e ultimo del DESI 2015.
DESI 2016: l’Italia deludente, (quasi) fanalino di coda
Per quanto riguarda invece la performance del nostro paese, diciamo che lascia molto a desiderare. Per prima cosa non si può ignorare anche solo la semplice posizione: siamo venticinquesimi su ventotto. Sotto di noi solo Grecia, Bulgaria e Romania.
Vi risparmieremo un’analisi approfondita che potrebbe essere troppo lunga, ma sicuramente interessante (per chi vuole il rapporto completo vi consigliamo di scaricarlo). Per riassumere i due fattori che ci trascinano verso il basso sono due: uso di Internet e connettività.
Per quanto riguarda la connettività, ora abbiamo raggiunto un livello capillare di diffusione di banda larga, ma siamo molto indietro rispetto alla banda ultralarga. Insomma, miglioriamo ma siamo strutturalmente in fondo al gruppo della maratona digitale, tenendo il passo degli altri.
DESI 2016: cara Italia, la tua connessione è troppo lenta.
La beffa è il fatto che, in modo tipicamente italiano, la diffusione di connessioni mobili è molto più rilevante di quella di connessioni domiciliari fisse. Insomma come sempre siamo un paese di gente attaccata al telefonino.
Altra nota dolente è l’uso di Internet, dove non solo non abbiamo fatto progressi ma siamo persino calati.
Non solo, ma la cosa ancora più deprimente è la fotografia dell italiano medio che emerge da questi dati: poco capace e poco interessato, con poco cervello. Le uniche cose che facciamo (o quasi) sono vedere video, sentire musica o giocare ai videogiochi. Questo è l’UNICO sottopunto della macrocategoria “uso di internet” in cui siamo superiori alla media europea.
DESI 2016: gli italiani non fanno cose complesse.
Tutto ciò che include un determinato livello di complessità (comunque relativa), tipo fare shopping online o l’home banking, vengono evitate. Per non parlare poi di informarsi, una fastidiosa abitudine che ha il disgraziato effetto di endere intellgienti e pieni di idee. La media europea è attorno alle sette persone su dieci. Noi siamo in calo, attorno al cinquanta per cento.
Al di là delle necessità infrastrutturali ormai già note al paese Italia, quello che colpisce è sicuramente il progressivo deterioramento intellettuale dell’italiano medio, che non vuole affrontare niente di complicato e non vuole sapere niente, guardandosi su Internet (che gli mette a disposizione un bagaglio di informazioni infinito) i filmati dei gatti o la partita della Lazio.
E voi cosa ne pensate? Scriveteci le vostre considerazioni a riguardo.
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