Per lungo tempo, l’immagine dei dinosauri è stata quella di creature lente e goffe, retaggio di un’epoca in cui si credeva fossero animali a sangue freddo. Tuttavia, la scoperta del Deinonychus nel 1964 da parte del team di John Ostrom ha scosso queste convinzioni. Questo dinosauro agile e dotato di artigli affilati suggeriva una velocità e un’attività impensabili fino ad allora, dando il via al “Rinascimento dei Dinosauri“. Si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica nella comprensione di questi giganti preistorici. Di fronte a questa nuova consapevolezza, una domanda emerge spontanea: qual era dunque il dinosauro più veloce?
Le ipotesi basate sulla morfologia: l’eleganza degli Ornithomimosauria
Secondo la paleontologa Susannah Maidment del Natural History Museum di Londra, il primato della velocità potrebbe appartenere agli Ornithomimosauria. Questi dinosauri bipedi del Cretaceo superiore, spesso paragonati agli struzzi per la loro corporatura longilinea, presentavano caratteristiche anatomiche che suggeriscono una notevole predisposizione alla corsa. La loro struttura, con arti lunghi e snelli e attacchi muscolari posizionati nella parte superiore degli arti, avrebbe permesso alle loro gambe di funzionare come pendoli efficienti, traducendosi in una potenziale velocità elevata.

“Ornithomimosauria Diversity ” di
Ballista Utente:Esv Sebastian Bergmann
La biomeccanica: quando la fisica incontra i fossili
Per cercare di quantificare la velocità di questi animali estinti, la scienza si è rivolta alla biomeccanica. Negli anni ’70, il professor Robert McNeill Alexander applicò i principi della fisica e dell’ingegneria allo studio del movimento animale, scoprendo una correlazione tra la lunghezza delle zampe e la lunghezza del passo come indicatori di velocità. Alexander stesso applicò queste conoscenze allo studio dei dinosauri, analizzando le impronte fossili per stimarne la velocità. Tuttavia, come sottolinea Susannah Maidment, questo metodo presenta delle limitazioni intrinseche.
Le sfide delle tracce fossili e l’innovazione della modellazione biomeccanica
Eugenia Gold, paleontologa della Suffolk University di Boston, evidenzia un’ulteriore complicazione: non possiamo sapere se un dinosauro stesse correndo alla sua velocità massima nel momento in cui ha lasciato un’impronta. Le tracce meglio conservate si trovano spesso in sedimenti morbidi, condizioni che difficilmente favorirebbero una corsa alla massima velocità. Di conseguenza, William Sellers dell’Università di Manchester concorda sul fatto che i dati sulla velocità massima dei dinosauri basati esclusivamente sulle impronte sono sorprendentemente scarsi.
Per superare queste limitazioni, Sellers ha intrapreso una strada innovativa, utilizzando la robotica evolutiva e la modellazione biomeccanica. Attraverso simulazioni computerizzate basate su scheletri digitali e principi fisici, è stato possibile ricostruire il probabile movimento tridimensionale di diversi dinosauri e ottenere stime più realistiche della loro velocità massima. Nonostante la sfida di ricostruire i tessuti molli non fossilizzati, Sellers ritiene che le sue stime muscolari siano affidabili grazie alla relativa uniformità della muscolatura nei vertebrati.
Il Compsognathus in Testa (Tra i Modelli Analizzati) e la Lentezza Inaspettata del T-Rex
Tra i cinque dinosauri teropodi analizzati da Sellers (Allosaurus, Compsognathus, Dilophosaurus, Tyrannosaurus rex e Velociraptor), il Compsognathus si è rivelato il più veloce, con una velocità stimata di circa 64,1 km/h, seguito dal Velociraptor con circa 38,9 km/h. Questi risultati suggeriscono che la velocità era un fattore cruciale per questi predatori bipedi. Sorprendentemente, il Tyrannosaurus rex è risultato il più lento del gruppo, con una velocità stimata di soli 28,8 km/h. Le sue dimensioni e la sua massa imponente avrebbero reso la corsa veloce uno sforzo troppo gravoso per le sue ossa.

“Compsognathus BW ” di
Nobu Tamura

Un mistero ancora da svelare e la sorprendente velocità di un dinosauro vivente
Nonostante i progressi della modellazione, Sellers concorda con Maidment e Gold che il dinosauro terrestre più veloce fosse probabilmente un teropode. Tuttavia solo un’analisi completa di un numero maggiore di specie potrà fornire una risposta definitiva. La complessità e il tempo necessario per creare modelli biomeccanici accurati rendono questa un’impresa ardua.
Tuttavia, Eugenia Gold offre una prospettiva affascinante e definitiva: considerando che gli uccelli sono dinosauri viventi, il falco pellegrino si aggiudica senza dubbio il titolo di dinosauro più veloce. La sua incredibile velocità in picchiata, che raggiunge i 322 km/h, supera qualsiasi altra creatura volante, terrestre o acquatica sul pianeta.

La ricerca sul dinosauro più veloce continua ad essere un campo entusiasmante, dove il fascino del passato si intreccia con le più avanzate tecnologie del presente, regalandoci scorci sempre più nitidi sulla vita di queste straordinarie creature che un tempo dominavano il nostro pianeta.
Fonte: https://www.livescience.com/animals/dinosaurs/what-was-the-fastest-dinosaur