Partiamo con una dovuta premessa: questo articolo non contiene Spoiler.
Questo articolo È uno spoiler, in tutto e per tutto.
Come era logico, non potevamo lasciar passare come nulla fosse la data del 25 novembre.
Come i più informati fanatici della carta stampata sapranno, lo scorso 25 novembre è uscito il primo numero dell’attesissima miniserie Dark Knight III: The Master Race.
Il maestro Frank Miller (giusto per citare qualcosa: The Dark Knight Returns, Sin City, 300, Batman: Year One, Daredevil: Born Again), insieme a Brian Azzarello (Superman: For Tomorrow, Joker, 100 Bullets…), ritorna sulla scena scrivendo un nuovo capitolo di uno dei personaggi che più ama e che gli è valso un posto nell’Olimpo degli autori di fumetti. Le matite sono affidate al sapiente Andy Kubert (Flashpoint, Damian: Son of Batman, Marvel 1602…) che, per l’occasione, sfodera un tratto similare a quello milleriano del 1986.
Il primo numero della miniserie riprende la storia da dove l’avevamo lasciata: dopo gli eventi di The Dark Knight Retuns e The Dark Knight Strikes Again, la situazione della città di Gotham sembra essere tornata ad una parvente normalità, almeno finché una figura a noi familiare non decide di ritornare sulla scena.
Come era logico immaginare, queste prime pagine servono solo a darci una introduzione alla storia, mostrandoci alcuni personaggi del passato, come il commissario Yindel e Carrie Kelley – prima Robin (TDKR), poi Catgirl (TDKSA) – che veste qui i panni del Cavaliere Oscuro in persona, catturata dalla polizia dopo aver attaccato, misteriosamente, alcune pattuglie in città.
Da notare alcuni segnali di stile, già nelle prime pagine.
Molto interessante – ad inizio fumetto – la scelta di riassumere ai lettori quanto avvenuto attraverso il racconto in chat di due ragazzi – cosa che ha attirato l’attenzione anche del nostro buon collega Mario – che si parlano attraverso abbreviazioni e terminologie proprie di quell’ambiente digitale. Nonostante dunque non venga apertamente definita una data nel corso della storia, il lettore potrà avvicinarsi mentalmente al periodo, innegabilmente contemporaneo.
I più attenti non potranno poi fare a meno di notare alcune particolarità nelle tavole, che richiamano, in alcuni casi, immagini milleriane del passato.
In alcuni punti, necessario dirlo, la storia ci spiazza. Nonostante il suo carattere introduttivo, infatti, riesce a far nascere nel lettore i dubbi necessari per procedere nella lettura.
Unica cosa su cui forse si deve riflettere è la situazione generale in cui la storia prende piede.
Aprendo il fumetto ci si rende quasi immediatamente conto di come questo calzi perfettamente come seguito diretto di TDKR lasciando, forse, quasi più distante il successivo TDKSA – in cui prendevano piede avvenimenti molto importanti, più che per il solo Batman, per il mondo intero. Complici di questa impressione, soprattutto il tratto, agli antipodi rispetto ai disegni “odiati” del miller del periodo 2001-2002 e la presenza di un ambiente urbano in tutto simile a quello della prima storia. Nonostante tutto, però, la presenza di personaggi quali Lara – figlia di Superman e Wonder Woman, ricordate? – e Wonder Woman stessa, fuga ogni dubbio.
Oltre alla prima parte della storia principale, infine, troviamo anche la prima delle storie in appendice dedicate ad uno dei personaggi che popolano il Dark Knight Universe milleriano: la prima apparizione spetta qui ad Atom.
Il professor Ray Palmer viene reintrodotto ai lettori attraverso un monologo interiore, che ci fa meglio comprendere sotto che luce vedere la sua figura. Questo prima di ricevere una visita inaspettata: Lara si presenta infatti al nostro scienziato portando con sé la città di Kandor. Pare che i suoi abitanti siano stanchi di essere così piccoli…
Non resta dunque che aspettare la prossima uscita, per chi lo segue dall’originale americano, visto che sarà subito disponibile in download digitale.
Anche perché, non so voi, ma dopo questo finale vorrei sapere subito altro…
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