Il conte Dracula, da anni protagonista di incubi e leggende, è sempre pronto a tornare in vita grazie all’inchiostro di qualche penna non ancora soddisfatta su quanto sia stato già detto sul suo conto. E, infatti, è successo di nuovo. Udite, udite, il conte è di nuovo tra noi e, questa volta, ha deciso di apparire in grande stile.
Questa volta, è il protagonista di un adattamento televisivo coprodotto da Bbc e Netflix e firmato dalla coppia di autori britannici Steven Moffat e Mark Gatiss (Sherlock, Jekyll). Già disponibile, interamente, sulla piattaforma streaming, Dracula ha fatto il suo debutto con tre episodi da ben 46 minuti l’uno e, se da un lato riprendono fedelmente alcuni passi dell’opera originale, quella indimenticabile di Bram Stoker (che se non avete letto, potete rimediare con il fumetto), dall’altra i personaggi vengono stravolti completamente.
Il Dracula di Netflix, parliamone…
Il primo episodio, Le regole della Bestia, fa onore al classico per merito del quale il fantomatico personaggio di Dracula è nato. I costumi, le ombre e il trucco sembrano riportare alla memoria i meriti di Coppola e subito si viene presi, immersi nei preparativi del centenario vampiro per disfarsi dell’esilio che si è imposto tra le lande sperdute della Romania e partire alla conquista del Regno Unito. Descritto dal punto di vista del legale Jonhathan Harker, Le regole della Bestia è una lenta discesa nella follia, facendo del vetusto castello di Dracula, pieno di misteri, labirinti e paura, una metafora dell’oscurità alla quale il cuore umano possa cedere quando, ormai, non ha più nulla da perdere. La storia di una disperazione che si avvinghia al corpo e lo divora pezzo dopo pezzo.
In questa nuova trasposizione sul piccolo schermo, Dracula è perverso, sadico, un mostro senza alcuna coscienza o rispetto per la vita umana, proprio come tutti noi l’abbiamo conosciuto, e, il suo interprete, il danese Claes Bang, nella sua eleganza, ricorda il carisma di quel conte trasudante conoscenza, esperienza e solitudine. Il suo immortale nemico, quello su cui hanno anche tutti scritto, cambia i connotati e diventa una suora, Suor Agatha, la quale tra scetticismo, eresia e provocazione diventerà il filo conduttore nella scoperta delle paure dello stesso Dracula. Perché sì, anche un mostro ha paura di qualcosa.
Veliero di sangue, la seconda parte di Dracula, si rifà, come la prima, a una parte del romanzo, dedicata al viaggio di Dracula verso l’Inghilterra. Il conte affronta la traversata spacciandosi per un affascinante passeggero, in realtà decimando gradualmente l’equipaggio. Claustrofobico e alienante, questo secondo episodio costituisce, con il primo, un piccolo capolavoro che tiene incollati al piccolo schermo. Perché, ormai, risulta ben chiaro che gli obiettivi del conte sono ben diversi da quelli che abbiamo sempre imparato a conoscere. C’è davvero qualcosa che non va in lui ed è qui che le prime problematiche di questa mini serie emergono inesorabilmente, fino a confluire, infine, nel terzo, ultimo, ridicolo episodio.
La bussola oscura sposta l’azione ai giorni nostri. Dracula ha riposato sul fondo del mare a pochi passi dalle coste inglesi per 127 anni e, ad aspettarlo, c’è una losca organizzazione che non vede l’ora di studiarlo, ma, in un brusco cambiamento di rotta, tutto cambia, all’improvviso, trasformandosi in una sorta di diario del vampiro alle prese con le “diavolerie” del ventunesimo secolo. Ciò che era bello, tutto quello che di buono e innovativo era stato fatto con i primi due episodi, si conclude negli ultimi trenta minuti del terzo episodio in un miscuglio di eventi che, presi nella loro singolarità, sarebbero bastati per portare avanti un’altra intera stagione.
Le ragioni di Dracula, la sua attrazione per Lucy, la verità sulla sua paura per le croci, non hanno giustificazione narrativa e il tutto riconduce lo spettatore ad un’unica domanda: perché? Perché Dracula vuole andare in Inghilterra? Solo per vedere il bel mondo? Persino nel suo uccidere non c’è logica. Perde la sua eleganza ed intelligenza, trasformandosi in un killer senza alcun controllo sulla propria mente e impulsi.
Un’occasione sprecata, è il mio giudizio finale su questa mini serie. Le rivisitazioni, soprattutto se basate su un personaggio e una storia così articolate e ricche nelle loro infinite sfumature, sono sempre ben accette, a patto che vengano fatte con criterio, definendo il protagonista in una cornice che gli dia un minimo di obiettivo da raggiungere. L’originalità, l’ironia, e la bellezza del primo episodio, finiscono lentamente per dissolversi nel nulla, in un misto di trash, nonsense, e un “mah!” generale, che racchiude nella sua esclamazione perplessa tutto ciò che questo Dracula poteva essere e che, invece, non è stato.
Paola.
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