Ammettiamolo: tanti di noi provano l’ebbrezza di scrivere in libertà, senza scadenze e senza vincoli! Qualcuno ama farlo raccontando scenari post-apocalittici, altri – più sobriamente – scrivendo le proprie ricette preferite: ma la cosa essenziale è lasciare un segno, scrivere per farsi ricordare, scrivere qualcosa di indimenticabile. Per fare questo, molte volte c’è bisogno del supereroistico intervento degli editori italiani.
Poi, altri ancora, lo fanno sorseggiando qualche bottiglia di troppo, come il buon vecchio Bukowski insegnava. In quest’ultimo caso, pero’, occhio: fate attenzione a non versare liquidi sulla tastiera del Macbook Air, che avete appena comprato! Non sono coperti da garanzia Apple ® (almeno il commesso mi ha spiegato così, l’altro giorno, sempre che tu non ti assicuri per n-mila milioni di euro) per cui in caso di alcool sui tasti del vostro povero computer vi toccherà farlo riparare, e rinunciare all’acquisto del nuovissimo iPhone X: lo stesso che vi ostinate a chiamare “aifon ics”.
Su questo faccio un breve inciso: la scienza (!) ha dimostrato che “battute” come questa tendono ad essere un contraccettivo naturale, per cui evitatele per il bene vostro e della futura stirpe, e concentratevi una buona volta sulla scrittura del vostro libro da mandare a qualche casa editrice. Orsù, cominciamo!
Non è impossibile essere pubblicati da una buona casa editrice, ma bisogna conoscere i propri “polli” (e lo scrivo quale loro umilissimo e fantozziano adepto e lettore, non che stia facendo il lecchino, slap-slap).
Gli editori italiani che potrebbero pubblicare il tuo libro
Le regole che vi mostrerò sono più che altro dettate dalla conoscenza dell’ambiente in cui lavoriamo ogni giorno, specie dal web e via email, e da una mia diretta esperienza con una pubblicazione (ed una piccola casa editrice) nel lontano 2014.
Ovviamente, poi, considerate pure che il mondo non è fatto solo di web, e potrebbero esistere ottime case editrici adatte a voi (e con una buona distribuzione) senza che alcun “cuggino” gli abbia mai fatto un sito decente, o che comunque potrebbero non essere facili da reperire via Google.
Ad esempio, quelle che lavorano prevalentemente di passaparola e pubblicità offline, magari perché sanno di rivolgersi ad un target avulso dal web e dalle sue dinamiche vorticose (e ce ne sono, fidatevi).
Per il momento, comunque, parliamo di case editrici sul web e basta – con buona pace di tutti quanti, anche perché sul webbe c’è la ggente (quella coi !!11!) e piace un po’ a tutti starci a diretto contatto.
Le case Editrici selezionate in questa pagina – certamente non tutte quelle esistenti – sono state individuate e raccolte tenendo conto della reputazione, della propensione a ricevere manoscritti e/o a cercare nuovi autori, nonché da quello che so su di loro e di altri fattori (credo) troppo noiosi per essere raccontati in un blog.
Per ovvie ragioni non ho citato gli editori che non riportavano una politica chiara sulle proposte editoriali privilegiando, come vedrete, chi si presenta in modo più chiaro.
Eccovi pertanto le principali case editrici a cui potete pensare di rivolgervi: in bocca al lupo!
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Rubbettino Editore
Storicamente pubblicava testi universitari e saggi sul liberalismo, da qualche anno si sta allargando anche ad altri tipi di libri (monografie, testi sulle realtà locali, narrativa, romanzi, …) e, ad oggi, pubblica una buona selezione di titoli ogni anno. Punta parecchio su poesie, saggi storici e filosofici, testi di attualità, analisi della società, sociologia. Testi prevalentemente impegnativi e scritti con rigore, quindi, che potete provare a sottoporre a questo editore, e che sono disponibili anche in versione ebook. Per quanto riguarda le proposte, accettano sia manoscritti cartacei che digitali; se interessati, rispondono entro cinque mesi dalla ricezione del vostro manoscritto.
Mostrano una certa attenzione verso gli esordienti, e da qualche tempo si è aperta al mercato degli ebook. Pubblicano molta letteratura di genere, da fantascienza all’horror passando per umorismo e poesia, senza dimenticare i romanzi brevi. Il giovane Stephen King che c’è in voi potrebbe, pertanto, trovare qui un libero sfogo: è comunque davvero difficile, a livello generale, farsi pubblicare letteratura di genere di qualsivoglia specie. Nella pagina dei contatti affermano di riuscire a dare risposta a tutti gli invii di manoscritti entro due mesi dalla ricezione.
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Einaudi / Mondadori
La famosa casa editrice fondata da Guilio Einaudi nel lontano 1933 pubblica saggistica, narrativa, cultura filosofica e moltissimi classici distribuiti in una miriade di collane diverse: dal 1994, per la cronaca, è stata acquistata dal gruppo Mondadori. Ovviamente parliamo veri colossi dell’editoria, per cui diventa piuttosto improbabile farsi pubblicare da esordienti per quanto, alla fine, in parte dipenda dal livello di ambizione (e dalla sostanza) del vostro scritto. Questa casa editrice ha pubblicato autori quasi tutti di grosso calibro, ed è certamente una delle più famose nel nostro paese.
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Sperling & Kupfer
Questa casa editrice italiana nasce nel 1899, anche in questo caso a Milano e anche in questo caso è stata acquisita da Mondadori. Pubblica molta narrativa e gialli, ma anche libri di diete, storie, monografie e simili; la vera particolarità di questo editore è che richiede manoscritti cartacei, che vanno spediti all’indirizzo riportato qui.
Altra casa editrice di grande prestigio, che pero’ accetta unicamente saggistica e testi destinati ad uso universitario. Se il vostro libro rientra in questa tipologia, sono sicuramente da prendere in considerazione per eventuali proposte.
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Il Mulino
Casa editrice dedicata ai libri di storia, linguistica, filosofia, questa casa editrice va segnalata sia perché riporta chiaramente i tempi di risposta agli autori che si propongono (3 mesi), sia perché dispone di un comodissimo form per facilitare la vita agli scrittori. Accettano libri degli argomento selezionabili dalla lista, così da risparmiare e far risparmiare tempo a tutti.
Piccola nota a margine. Prima che qualcuno lo obietti o mi prenda a pesci in faccia, è ovvio sia che non ho inserito tutte le case editrici mondiali (non avrebbe avuto senso), e dovrebbe anche essere scontato che non stia ignorando l’esistenza di opzioni come l’auto-pubblicazione.
Capiamoci da questo punto di vista: a mio umilissimo avviso sono scelte che, salvo casi specifici e molto localizzati (per non dire di nicchia, che fa un po’ hipster) rischiano realmente di lasciare il tempo che trovano, purtroppo.
Per come la vedo io, infatti, la maggioranza degli ebook e dei libri auto-prodotti vegeta su Amazon senza che nessuno se li calcoli più di tanto; per quanto sia possibile farsi notare anche da autore di ebook, a meno che non scaliate le classifiche pesantemente – riuscite ad immaginare il vostro editore comprare o farsi passare un vostro libro digitale?
Personalmente io no, motivo per cui sento di dover sconsigliare questa scelta. L’ebook del resto andrà promosso e fatto conoscere sui vari canali online e offline, dovrete auto-organizzarvi le presentazioni nelle varie librerie (se saranno disponibili a darvi spazio, quali Onorevoli Pinchi Pallini), e anche se vostra zia sarà felice di comprarlo (pure i cugini sono normalmente disponibili, in queste situazioni) difficilmente riuscirete a diventare scrittori famosi se non predisponete di un opportuno piano.
Molto meglio, secondo me, che ci sia chi si occupa di tutto per voi – una casa editrice seria, tipo – ovviamente a condizioni se possibili eque e convenienti per voi.
Insomma, rischio di dire una cosa che farà discutere, ma secondo me l’auto-pubblicazione va bene nel 95% dei casi solo per favorire la diffusione di contenuti virali (tipo i fantomatici “consigli per diventare ricco su internet”), e/o per quelli usa e getta come potrebbero esserlo i post di certi blog.
Poi, ovviamente, sarò felice di essere smentito dal vostro successo, ma io la penso così da anni, ormai (e massimo rispetto per chi ce la fa ad autopubblicare ed è felice di farlo, beninteso; io, tanto per non smentirvi, continuerò a gufarvi lo stesso).
Seguono ulteriori criteri generali e suggerimenti utili per la scelta della vostra migliore casa editrice.
Quando si deve scegliere una casa editrice con cui pubblicare il proprio romanzo, serie di racconti o saggio che sia, è necessario – anche se magari è una cosa scontata da dire – tenere conto del catalogo già pubblicato dalla stessa: guardate nel loro sito ufficiale soprattutto i titoli di punta (quelli in home, o più in risalto mediante i canali social come Twitter o Facebook), perché sono quelli in cui il marketing direttamente o indirettamente dovrebbe aver deciso di investire.
Ad esempio, se trovate molti titoli di narrativa è probabile che sia la casa editrice ideale per i vostri racconti o per il romanzo nel cassetto che avete dedicato alla vostra compagna di banco, così come per le poesie che avete scritto segretamente e che mai nessuno ha letto.
Altra cosa importante a riguardo: mandate manoscritti (anche scritti in Word vanno bene, s’intende) correttamente scritti o almeno (per il 90-95%) decentemente revisionati.
L’editing e la revisione sono arti complicate di cui non parleremo qui, ma in una casa editrice grossa è un discreto biglietto da visita presentare un manoscritto formattato in modo decente, e con l’uso delle giuste lettere accentate (tanto per dire).
Ci sono, del resto, dei simpaticissimi signori (e signore) chiamati revisori di bozze, che si occuperanno di fare questo lavoro per voi e con cui dovrete avere una pazienza colossale, se volete essere pubblicati una volta che avrete la fortuna di essere cagati.
Del resto, come notava un caro amico scrittore su Facebook tempo fa, lo scrittore è l’unica figura che non venga regolarmente retribuita nel mondo dell’editoria: tralasciando le case editrici che non pagano manco il segretario perché c’è la crisi, signora mia, in linea di massima pagano tutti tranne voi scrittori (editor, correttori di bozze, grafici, impaginatori, presidenti, direttori galattici e la cugina carina che sta lì perché sì: voi scrittori e scrittrici no, non vi pagheranno mai uno stipendio per questo Lavoro. Non in questa versione dell’universo, quantomeno).
Armatevi quindi di santa pazienza, perché adesso arrivo alla parte monetaria: money!
Scrivendo non vi aspettate di fare soldi a palate da un giorno all’altro: dovete saper scrivere bene – o meglio, dovrete saper scrivere per il vostro target di riferimento (…perché ne avete uno, vero? Se non lo avete, niente paura, ma individuatelo: chi dovrebbe leggervi? Nerd, bulli, pupe? È molto importante saperlo, nel marketing a volte si parla di personas a riguardo e riuscire a profilarle è fondamentale per fare il dinero, credetemi).
In genere poi dovete sapere che le case editrici pagano a percentuale sugli incassi prodotti, perché conviene a loro e perché i costi direttamente sarebbero insostenibili (così dicono): una volta ho provato a pubblicare un mio librettino di tecnologia e mi sono sentito parlare di pagarmi in percentuale (10-12%) del prezzo di copertina.
La cosa mi ha sconvolto ancora di più quando ho fatto il conto (significa guadagnare circa un euro o due su ogni tascabile che vendete), e mi ha definitivamente steso quando ho letto di autori anche grossi che hanno ricevuto identiche proposte.
In genere quindi è raro che vi diano o vogliano concedervi più di così, ma ci sono – grazie a cielo, a trovarle – ottime eccezioni alla regola, soprattutto tra le piccole case editrici o autoprodotte – gente spessissimo calorosa e simpatica per carità, ma con qualche problemino a far arrivare le vostre copie più in là del vostro condominio.
Quindi funziona così, pressappoco: casa editrice grande più distacco e formalità, pochissimi soldi (a meno che non siate Joanne Rowling, per dire) ed una trafila di pazienza ed attese varie, tentativi a vuoto e via dicendo. Ci vuole fortuna (anche) per arrivare a montare i tasselli Ikea ® della vostra carriera da scrittore, e potete provare anche con la casa editrice piccola sotto casa, dove in genere sono più disponibili (gli servite davvero, molto probabilmente), anche qui pochissimi soldi e qualche problemino di distribuzione.
Per non parlare della perla finale: molte, moltissime case editrici sarebbero pur disposte ad investire su di voi, novello Tolkien o Joyce che possiate essere, ma in molti casi c’è l’abitudine diffusa a pagarvi le stampe da soli.
Cioè pagate per provare a lanciare il vostro libro, perché la casa editrice non vuole perderci o vuole limitare da subito eventuali danni: a meno che, ovviamente, non creda talmente nel vostro scritto da concedervi condizioni più vantaggiose. Non succede sempre intendiamoci, pero’ è chiaro che dovrete necessariamente vagliare questa possibilità.
Forza e coraggio, quindi: “uno su mille ce la fa” (cit.)!
Sentitamente vostro,
Marcello Marcellis
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