Ormai se si pensa a Marte la mente va in automatico ad Elon Musk, c’è poco da fare. All’inizio del mese si era autoproclamato Imperatore di Marte, aggiungendo l’altisonante titolo alla sua biografia su Twitter. Ad inizio anno Musk parlava dell’obiettivo di raggiungere un tasso di costruzione di circa 100 Starship all’anno puntando entro il prossimo decennio a circa 1000 astronavi in servizio. L’idea è di movimentare 1 milione di persone verso il pianeta entro il 2050.
Ma se da un lato Elon Musk pensa in grande, dando l’idea che spesso esagerare sia la sua qualità più notevole (nonostante i risultati evidenti, chiaramente), ha dimostrato di saper anche tornare con i piedi per terra ed affrontare in modo più maturo il tema del viaggio spaziale con destinazione Marte.
Perché se da un lato la conquista del sistema solare stuzzica i sognatori che sono in noi, dall’altro dobbiamo anche pensare alle difficoltà reali che ancora sussistono.
Durante una live streaming con Peter Diamandis, fondatore e presidente della X Prize Foundation, Elon ha detto: “Onestamente, un certa quantità di persone probabilmente morirà all’inizio”, parlando delle prime missioni su Marte.
“È pericoloso, è scomodo, è un lungo viaggio. Potresti non tornare vivo. Ma è un’avventura gloriosa, e sarà un’esperienza straordinaria”, ha aggiunto, mostrando che nonostante l’entusiasmo lui per primo è ben conscio dell’ardua sfida che si è posto.
SpaceX ha puntato a Marte da quando Musk ha fondato la società nel 2002. E per anni, Musk, che è diventato un miliardario dell’high tech prima del lancio di SpaceX, è stato sincero sui rischi che derivano dall’esplorazione spaziale. Infatti, già nel 2017 Musk aveva dichiarato al Congresso Astronautico Internazionale che i primi esseri umani a viaggiare su Marte dovranno essere “pronti a morire”.
Non sarà un’avventura di cui vantarsi per ricchi annoiati, ma qualcosa di simile alle imprese mortali che affrontarono i primi pionieri ed esploratori dei secoli scorsi.
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