Everhood: un gioco atipico (RECENSIONE)

Con Everhood tutto ciò che abbiamo imparato nei giochi d’azione dagli anni ’80 ad oggi viene meno.ù

Quando affrontiamo un videogame è difficile trovare titoli d’azioni non centrati sul combattimento. Abbiamo numerosi platform o rompicapi che non fanno degli scontro il loro perno centrale, e quando si parla di rpg abbiamo diverse soluzioni per evitare i conflitti bellici senza lottare. Un esempio fra tutti è Undertale.

Ma su i giochi più action è davvero difficile non venir catapultati in dibattiti in cui una spada o una pistola migliorino notevolmente le chance di uscirne indenni.

Everhood: un action ritmico in cui non si combatte

L’impatto iniziale risveglia un deja-vù in tutti i fan di Undertale; in quest’ultimo ci risvegliavamo nei panni di un bambino perduto, in Everhood invece vestiamo i panni di una marionetta a cui hanno rubato le braccia.

Può sembrare davvero strano trovare le similitudini in questi due inizi, ma oltre allo stile grafico molto familiare, capiamo subito che la storia non ci verrà spiegata e dovremmo scoprirla da soli nel corso dell’avventura.

Che poi, possiamo anche andare avanti non importunando tutti i png che ci troviamo di fronte, ma che gusto c’è?

Credo stiano giocando a Talisman

Everhood si presenta immediatamente come un’esperienza surreale, contornata di una strana varietà di personaggi in un mondo pixelato che sembra disegnato da un bambino con molta fantasia. L’estetica generale ricorda davvero molto Deltarune, titolo sviluppato da Toby Fox (creatore di Undertale) che utilizzava anche grandi quantità di spazio nero per presentare un’atmosfera cupa ed avvolta dal mistero.

Il sistema di “combattimento” è piuttosto unico. Ricorda moltissimo il manico della chitarra in cui compaiono le note di Guitar Hero; cinque tracce con oggetti differenti che si muovono rapidamente verso il giocatore per ferirlo, che può saltare e schivare rapidamente da una pista all’altra per evitarle.

Facendosi strada tra un incontro e l’altro verremo messi a contatto con la realtà dello strano mondo in cui ci troviamo, scoprendo anche assurde verità su i personaggi bizzarri che incontreremo.

Non ci resta che ballare

Incontro dopo incontro avremo modo di “affrontare” diverse entità con la loro colonna sonora personale, ma non è tutto qui.

Troviamo in Everhood una varietà davvero singolare nelle battaglie, e non ci limiteremo solo a saltare di qua e di la per evitare delle note in un sistema molto ripetitivo. Con l’avanzare dell’avventura ci verrà data la capacità di raccogliere energia e inviare attacchi all’aggressore, ma farlo è un po’ come cercare di strofinarti la pancia e accarezzarti la testa allo stesso tempo. Non è per niente facile.

La difficoltà è diminuibile in ogni momento, ma con un po’ di pratica in verità non è difficile come sempre. Anche se bisogna fare molta attenzione. Per fortuna la nostra vita si rigenera col tempo, per ciò ci è concesso sbagliare senza doverci preoccupare troppo.

Le tracce musicali, pur attraversando diversi stili differenti, sono tutte eccezionali ed accompagnano perfettamente il ritmo dell’azione – cosa ovvia visto che è un gioco ritmico; ma sono davvero belli anche gli effetti visivi oltre che sonori. Ma è sconsigliato soffermarsi a guardare troppo perché a Difficile, la difficoltà a cui lo ho giocato io, garantisco che c’è davvero poco tempo per studiare il nemico ed è consigliato schivare i suoi colpi.

Forse la storia non è particolarmente curata come in altri titoli, ma sicuramente il comparto tecnico e sonoro valgono da soli l’acquisto.

In Conclusione

Everhood si presenta come un bel titolo indie, sviluppato da Foreign Gnomes è che offre un ottimo mix tra gioco di ruolo e rhythm game. Molti lo definiscono un erede di Earthbound – serie conosciuta da noi anche con il nome di Mother, disponibile per NES – ma personalmente, giudicando l’anno di uscita di quest’ultimo e l’attuale di Everhood, credo che Earthbound sia ancora superiore a livello di innovazione e narrazione.

Questo non rende comunque il gioco degno di essere giocato o estremamente divertente. A tratti è davvero appagante superere le sfide più difficili, non credo però ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma ad una piccola perla del suo genere si.

Purtroppo, durante la stesura di questo articolo, abbiamo provato il gioco senza aggiornamenti e qualche piccola nota negativa qua è la c’è. Tra tutte, sorvolanto qualche piccolo errore di grammatica a cui nessuno baderà troppo, troviamo le schermate di caricamento.

Questi improvvisi caricamenti arrivano all’improvviso tra una scena e l’altra, sono schermate prettamente nere e durano decine di secondi. Molte volte ho pensato che il gioco fosse andato in crash ed una volta ho proprio chiuso la switch credendo nell’arrivo di qualche problema.

Consigliamo però il titolo a tutti gli amanti dei giochi a tempo, anche solo per gustarsi le incredibili colonne sonore, e ci sentiamo di dare un 7 su 10 ad Everhood

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