A fine 2020 è uscito per Bao Publishing Film pop anni ‘80, di Matteo Marino e Simone Stefanini. Questo archivio di 28 film +1 è dedicato ai film più popolari usciti negli anni ottanta, ovvero quelli che per vari motivi hanno avuto impatto sull’immaginario collettivo mondiale. L’idea di fondo non è una nostalgica rivisitazione, ma la voglia di provare a vedere con occhi nuovi, tra ironia e critica, i “comfort movie” con cui molti di noi sono cresciuti.
La storia editoriale di questo libro ci suona familiare: iniziato nel 2019, il progetto si blocca a causa della situazione sanitaria mondiale. Ma è proprio in questo frangente che Film pop anni ‘80 assume un’ulteriore connotazione:
“Ci siamo messi a guardare film, e molti hanno scoperto di trovare rifugio e consolazione in quelli dell’infanzia e dell’adolescenza, e nei ricordi a essi legati: con chi eravamo quando li abbiamo visti per la prima volta, in quale sala o con quale divano, chi era quello che faceva le battute per far ridere tutti e farci sgridare dagli adulti”.
(p. 10, Introduzione)
Nell’introduzione, dal titolo Non ci libereremo mai dagli anni ‘80 (e menomale), si parla della “retromania”, che accomuna chi in quegli anni c’era e li rievoca nella nuvola edulcorata del ricordo, e chi non c’era (come me), ma è affascinato dalla malinconia di un tempo che non ha vissuto.
Negli ultimi anni, il fenomeno Stranger things ha rotto definitivamente il diaframma tra queste due categorie, contribuendo a creare una vera e propria “Sindrome dell’epoca d’oro” relativa a questa decade.
Il punto di forza di questo libro è il suo posizionamento intermedio tra analisi critica ed ironia. In questo senso non scade mai nella mera rievocazione nostalgica dei bei tempi andati e del “prima era meglio”: analizza anzi tramite la lente dell’ironia i tratti che non reggono alla prova del tempo, come ad esempio bullismo e machismo esasperato.
Volevamo fare un racconto pop di questi capisaldi, ma anche un’analisi approfondita, alternando leggerezza a interpretazioni inedite (…) con il proposito di evocare le sensazioni di un tempo ma anche di ripercorrere con altre scarpe territori arcinoti. Un libro, come ormai avrete capito, con due anime complementari”.
(p. 12, Introduzione)
I capitoli sono suddivisi in sette sezioni; di queste, Rewatch è il punto di vista a mio avviso più interessante, quello in cui si nota la doppia natura del libro. Qui ci si interroga sulle conseguenze “filosofiche” del riguardare un film, di come comunichino passato e presente, e quali lenti di lettura nuove esistano. Uno sguardo di eccezione è reso grazie anche al contributo di Stefano Ventura, psicologo che ha dato un puntuale contributo agli autori, sia nel definire i profili dei personaggi, sia nel descrivere le reazioni degli spettatori. Bellissime anche le immagini (ma la copertina? ne vogliamo parlare?), curate dagli illustratori le cui bio sono riportate prima dei contenuti extra.
Ci sono due capitoli extra, Cosa resterà di questi annni ‘80. Film pop italiani del decennio più scintillante e Da aprire solo la Vigilia di Natale. Ed anche se Natale è passato ormai dai un po’, non vi sentite un po’ come Kevin di Mamma ho perso l’aereo la mattina di Natale?
Io sì.
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