Era il 6 aprile 1984 quando uscì nelle sale cinematografiche La storia infinita (il 6 dicembre in quelle italiane). Chi non era a conoscenza della sua esistenza lo avrà potuto recentemente recuperare grazie alla serie tv Stranger Things. Chi ancora non lo conosce dovrebbe certamente rimediare.
Di certo sono pochi (o sono tanti e mentono) coloro che, per citare un celebre meme, non leggono il verso “Turn around, look and what you see”, cantando.
La storia infinita è tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende del 1979. Ende non ha mai approvato la pellicola, sostenendo che i registi non avessero colto il senso profondo del libro. In effetti, in molti punti, il film si distacca dal libro, di cui anzi mette in scena solo la prima parte.
Il film è una doppia produzione tedesca ed americana. La prima è lunga sette minuti in più di quella che noi tutti conosciamo. Questo grazie a Spielberg, che aiutò il regista Wolfgang Petersen con dei microtagli e delle piccole modifiche al film, che aiutarono ad alleggerirne il tono. La versione tedesca de La storia infinita è infatti ancora più dura di quella universalmente nota. Pochi tagli hanno modificato il tono del film, nonostante la pellicola affronti comunque temi piuttosto importanti come la morte di un genitore, il bullismo, e ovviamente (SPOILER) la morte di Atrax (tranquill*, poi ritorna!).
Trama struttura e cuore del film
La storia infinita racconta molte storie: quella di un regno in rovina, quella di un ragazzo che ha perso la madre e si rifugia in un mondo fantastico, quella dell’immaginazione che trionfa sulla banalità del mondo quotidiano. Storie che si intrecciano e cooperano come in un gioco di scatole cinesi. E’ anche un grande esempio di metanarrazione, e del meccanismo della “rottura della quarta parete”: lo spettatore si ritrova protagonista, anzi viene talvolta direttamente interpellato dai personaggi del film. Ci parla inoltre del potere della cultura: i libri sono mondi reali in cui trovare tutto ciò che desideriamo.
Sostanzialmente La storia infinita (…) è stato un passo indispensabile nella formazione di grandi e piccoli negli Eighties, tanto quanto il libro Cuore, Pinocchio o L’isola del tesoro lo furono negli anni Ottanta del secolo precedente. E’ stata ed è ancora oggi una Bibbia alternativa per i sognatori, quelli che si ritengono vinti, i vessati, i traumatizzati, e tutti quelli che, di base, hanno sempre sognato un’altra vita.
La citazione è tratta da Film pop anni ‘80 (pp. 155-156), un libro di Marino e Stefanini che ripercorre le pellicole iconiche degli Eighties (ve ne abbiamo parlato qui). Uno dei capitoli di questo libro è dedicato proprio a La storia infinita, e racchiude tante interessanti riflessioni sul film, che consigliamo (ad esempio quella per cui, una possibile lettura, del film sarebbe quella del revenge movie).
Tutte le diverse tensioni che vivono in questo film, concorrono a creare una solida narrazione, che nonostante lo sviluppo di nuove tecnologie cinematografiche continua a fare de La storia infinita, uno dei più amati rewatch di sempre.
Stefanini e Marino possono illuminarvi sul perché:
La storia infinita sembra ripeterci che ce la possiamo fare tutti se ci sbarazziamo delle nostre inutili corazze e manteniamo il cuore puro mentre affrontiamo le prove drammatiche, terribili e opprimenti che la vita non ci risparmia. Perché per sconfiggere il Nulla all’esterno dobbiamo prima sradicare quello dentro di noi, e non è detto che riguardare questo film almeno una volta l’anno anche da adulti non aiuti.
Film pop anni ‘80, M. Marino e S. Stefanini, Becco Giallo, pp. 156
Noi festeggeremo le 37 candeline de La storia infinita proprio con un bel rewatch!
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